Via libera al fondo salva-Stati, ora la Ue sogna la federazione di Stati

Via libera al fondo salva-Stati, ora la Ue sogna la federazione di Stati

STRASBURGO – Forse fra vent’anni si ricorderà del 12 settembre 2012 come del giorno in cui l’Europa è rinata. Per ora, si tratta del giorno in cui il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha tracciato la mappa della nuova Europa. Nel suo discorso sullo stato dell’Unione, Barroso ha per la prima volta rimarcato che l’Europa deve diventare una «federazione di Stati». E l’obiettivo è farlo entro la fine del 2014. Ma il 12 settembre è anche il giorno in cui è nato lo European stability mechanism (Esm), il fondo di stabilità europea da 500 miliardi di euro. Sarà abbastanza per garantire il futuro dell’euro? Forse.

È un Barroso visibilmente emozionato quello che entra nell’emiciclo del Parlamento europeo di Strasburgo. Come sussurra una delle portavoce «sa che questo discorso ha un valore ben più elevato che negli altri anni. Alle persone servono simboli, serve fede, nel buio si deve sempre cercare una luce». Ha ragione. Nel pieno della peggiore crisi della storia europea, occorre avere una guida. Ed è per questo che Barroso ha optato per un discorso più suggestivo che altri. Unione bancaria, ripensamento dei Trattati europei, federazione di Stati: se fosse per Barroso, l’Europa già domani potrebbe avere una nuova forma. Peccato che il processo di integrazione sia tanto lungo quanto progressivo. Entro il 2014 sarà completato il processo di unione bancaria e poi, si spera, arriverà la federazione.

Intanto, a pochi chilometri da Strasburgo, a Karlsruhe si decideva il futuro di quello che, per ora, è il preludio al Fondo monetario europeo. La Corte costituzionale tedesca ha fatto quanto si era previsto. Ha declinato le richieste di incostituzionalità dello European stability mechanism. Allo stesso tempo, ha lasciato di stucco molti analisti, che si attendevano l’introduzione di un referendum sullo stesso fondo salva-Stati. No. Approvazione secca dello Esm, ma con diverse condizioni. La prima di queste riguarda le possibili perdite per la Germania. Esse, hanno dichiarato i giudici di Karlsruhe, non dovranno superare automaticamente i 190 miliardi di euro. Viene accettato quindi il ricorso sull’articolo 8 del Trattato dello Esm. Per aumentare le garanzie tedesche da conferire al fondo Esm, si dovrà esprimere il Parlamento di Berlino. Una vittoria per la Germania. Come fa notare a Linkiesta un funzionario del Parlamento europeo, «in questo giro è stata Berlino a concedere molto, domani non saranno sicuramente così». E non è infatti un caso che, parlando al Parlamento, il cancelliere tedesco Angela Merkel, abbia ribadito il suo rifiuto alla mutualizzazione del debito nell’eurozona. No a eurobond e European redemption fund, quindi. Tutto come previsto.

Ma c’è di più. La seconda condizione imposta dalla corte di Karlsruhe riguarda invece gli articoli 32, 34 e 53 del trattato dello Esm. La Corte costituzionale ha deciso che entrambe le camere del Parlamento tedesco, Bundestag e Bundesrat, dovranno essere a conoscenza delle erogazioni del fondo. Il problema, in questo caso, è che un simile processo potrebbe rallentare l’operatività dello Esm. Secondo l’attuale trattato che gestisce lo Esm, i membri che ne compongono il board (ministri delle Finanze, capi di governo) sono soggetti al segreto professionale. Non possono quindi dire ciò che avviene durante le riunioni e sulle singole azioni del fondo. Dato che, come ricorda Guntram Wolff del think-tank Bruegel, si tratta di una decisione di costituzionalità o meno fra una norma europea e una nazionale, la Corte di Karlsruhe ha chiesto di eliminare gli articoli in conflitto normativo con la Costituzione tedesca, ovvero il 32, il 34 e il 35. Per fare questo, occorre una modifica del Trattato dello Esm.

Il terzo problema sono i conferimenti. Pagare per essere salvati è il concetto alla base dello Esm, scriveva pochi giorni fa Lombard Street Research. Il concetto è ancora valido. Anche perché, stando al Trattato di funzionamento dello Esm, non ci sono sanzioni nel caso non arrivino i conferimenti. L’unica è l’esclusione dei diritti di voto del Paese vizioso. Se dovranno esserci dei problemi nei conferimenti, i ritardi potrebbe rallentare il processo di nascita dello Esm. Se si pensa alla Spagna, le aspettative vedono una richiesta di aiuto entro la fine dell’anno. Delle due l’una: o Madrid chiede aiuto o versa i soldi per lo Esm.

Un altro problema potrebbe arrivare, sempre grazie alla Corte costituzionale tedesca. Nella decisione in merito allo Esm si esplicita infatti che non sono possibili i prestiti bilaterali tra fondo e Bce. Questo genere di operazioni infatti sarebbero in netta violazione dell’articolo 123 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Eppure, proprio dalla Bce si era pensato che una soluzione come questa potesse essere utile in caso di ricapitalizzazione bancaria diretta dello Esm. «Il limite sul finanziamento Bce/Esm è rilevante, dato che il cap del secondo poteva essere aggirato in modo più semplice dall’Eurotower», fa notare a Linkiesta un funzionario della Commissione europea. Eventuali modifiche potranno essere effettuato solo con una riforma dei trattati.

Ma quanto sarà effettivamente grande il fondo salva-Stati che doveva nascere nel luglio 2013 ed è stato anticipato di un anno? Stando al Trattato che lo disciplina, il capitale autorizzato sarà di 700 miliardi di euro, compresi i 190 miliardi della Germania. Dato che lo Esm potrà agire utilizzando la leva finanziaria, la capacità implicita sale fino a 4.600 miliardi di euro. «Il leverage è facile da utilizzare, a patto che i conferimenti vengano conclusi in breve tempo», spiega una nota di Goldman Sachs. I 4.600 miliardi di euro sono considerati «sicuramente un buon inizio, ma solo se utilizzati a leva. Per ora, questa è solo un’ipotesi», sottolinea la banca statunitense.

Il prossimo passaggio sarà quello dell’8 e 9 ottobre quando si svolgerà il prossimo meeting dell’Eurogruppo in Lussemburgo. Come ha affermato il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, avverrà il primo meeting del board dello Esm, che dovrebbe entrare in vigore in via effettiva dal primo gennaio 2013. E c’è già chi si domanda chi chiederà per primo gli aiuti al nuovo fondo salva-Stati. «L’approvazione dello Esm non è un cambio di rotta, i problemi ci sono ancora e la recessione sarà ben più pesante delle attese», fa notare Morgan Stanley. La corsa a ostacoli verso la salvezza dell’euro è appena iniziata.  

Twitter: @FGoria

Per leggere il dispositivo della decisione dei giudici tedeschi clicca qua

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