A Casini l’idea di Berlusconi piace, ma non gli crede

A Casini l’idea di Berlusconi piace, ma non gli crede

Tra i berlusconiani c’è chi non vedeva l’ora. E adesso si affretta a chiedere la convocazione delle primarie del centrodestra per scegliere il nuovo leader d’area. Ma ci sono anche tanti scettici. Convinti che il bel gesto del Cavaliere non avrà alcun seguito. Nei palazzi della politica si ragiona sulla grande offerta di Silvio Berlusconi. L’ex premier sarebbe pronto a farsi da parte, pur di favorire la nascita di una grande alleanza dei moderati italiani. Lo ha spiegato ieri il segretario Pdl Angelino Alfano, lo ribadisce oggi il diretto interessato. Per mettere insieme un fronte alternativo alle sinistre, il Cavaliere è disponibile a fare un passo indietro. A sacrificare la sua sesta candidatura alla Presidenza del Consiglio.

Mossa disperata di chi non ha più nulla da perdere o generoso spirito di servizio? L’appello è rivolto a tutti i partiti e i movimenti d’area. Dalla creatura di Montezemolo a Futuro e Libertà, passando per la Lega Nord. Ma l’interlocutore privilegiato è ovviamente Pier Ferdinando Casini. L’obiettivo di Berlusconi è chiaro: saldare un nuovo asse tra il suo Pdl – destinato comunque a cambiare forma e nome – e l’Udc. E creare così un polo di attrazione per tutte le forze politiche e civili alternative al progetto di Bersani e Vendola. La trattativa è lunga e difficile. Ma la strategia è ben studiata. Un rassemblement dei moderati – assieme a una legge elettorale con un ridotto premio di governabilità – garantirebbe al partito di Berlusconi di poter giocare un ruolo decisivo anche nella prossima legislatura.

Per raggiungere il suo obiettivo Berlusconi deve mettere Casini con le spalle al muro. Non lasciargli troppa libertà di scelta. Il leader centrista è stato effettivamente privato di tutti gli alibi per rifiutarsi. E se la mossa di Berlusconi non è stata una sorpresa – dei suoi tentativi di riavvicinare l’Udc se ne parla già da qualche tempo – gli ex democristiani sono rimasti sorpresi dall’accelerazione delle ultime ore. Perché tra ieri e oggi l’offerta del Cavaliere è divenuta di dominio pubblico. È stata presentata alla luce del sole, davanti a tutti. E adesso spetta ai centristi dare una risposta. Casini chiedeva un passo indietro di Berlusconi, è stato accontentato. Proponeva una conferma di Mario Monti alla guida del governo? Il Cavaliere ha assicurato in un’intervista che il leader del prossimo esecutivo potrà essere proprio l’attuale presidente del Consiglio. 

Non è tutto. Dalla prossima settimana partirà un nuovo pressing nei confronti dei centristi. Tra otto giorni si riunirà a Bucarest il congresso del Partito popolare europeo. Alla presenza di Casini e Alfano, Pdl e Udc sottoscriveranno – assieme agli altri movimenti invitati – un documento condiviso. Un patto che richiami ai valori fondanti della realtà popolare europea. Una sorta di richiamo alla coerenza sui temi della bioetica e della famiglia. Dopo il nome di Monti, ecco la cornice valoriale entro cui costruire la nuova alleanza.

Il sogno di molti berlusconiani è che attorno a quel documento possa nascere una piattaforma programmatica in grado di coinvolgere anche alcuni esponenti del governo tecnico. E, in futuro, lo stesso Professore. «Uno che è sempre stato nel campo dei liberali e dei moderati» ha sottolineato questa mattina il Cavaliere. Secondo i più disillusi la proposta di Berlusconi è giustificata dal crollo nei sondaggi. E dalla consapevolezza che neppure una sua candidatura potrebbe risollevare le sorti del partito. In Parlamento, invece, molti pidiellini credono davvero nelle prospettive del progetto. E si augurano che sotto la guida di Mario Monti sia possibile far rinascere anche in Italia un grande partito popolare. 

Tra dubbi e certezze, la trattativa è partita. L’offerta di Berlusconi è stata presentata, adesso si attende la risposta dei diretti interessati. Per ora tra gli interlocutori non si sono registrati grandi entusiasmi. Sarebbe stato difficile il contrario. Prevale la cautela. Anche se tra gli uomini di Casini c’è chi alza la posta: il Cavaliere non deve fare un passo indietro, ma due. Non basta rinunciare alla premiership, deve lasciare al Parlamento. Il leader centrista sta studiando la situazione. Dai vertici di via dei Due Macelli non è arrivata alcuna bocciatura, almeno per ora. «Vedremo cosa succede, per ora è troppo presto per valutare – ha spiegato alla Camera il segretario Udc Lorenzo Cesa – Noi dialoghiamo con tutti. Se son rose fioriranno». Non sfugge a nessuno che dopo lo sbilanciamento a sinistra del Pd, anche il partito di Casini avrebbe tutto da guadagnare dalla nascita di una grande alleanza dei moderati. Chi ha già rispedito al mittente ogni proposta è Gianfranco Fini (anche qui nessuna sorpresa). Il primo, e finora unico, a dire ufficialmente di no al Cavaliere. Nel pomeriggio, invece, arriva l’interessamento del think tank montezemoliano di Italia Futura «Il passo indietro di Berlusconi rappresenta un fatto importante e un gesto di responsabilità». 

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