E ora anche Napolitano sembra arrendersi al Porcellum

E ora anche Napolitano sembra arrendersi al Porcellum

Ha mandato lettere ai presidenti delle Camere, si è appellato ai partiti, ha lanciato moniti e ultimatum. È da più di un anno che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si danna l’anima per convincere il Parlamento a modificare la legge elettorale. Eppure, di fronte all’ennesimo rallentamento, stavolta il Quirinale lascia perdere. Dall’Olanda – dove fino a questa mattina era in visita ufficiale – Napolitano evita accuratamente di tornare sull’argomento. Il Porcellum? «Neppure la migliore legge elettorale garantisce stabilità». Se i partiti insistono per bloccare le trattative e tenere in piedi l’attuale sistema, affari loro. Dopo tutto, chi ne pagherà le conseguenze al momento del voto saranno proprio i nostri leader politici (non sfugge a nessuno che un’altra tornata elettorale all’insegna delle liste bloccate finirà per ingrossare le percentuali di astensionismo e voto di protesta).

E dire che Napolitano ce l’ha messa tutta. Contro l’attuale legge elettorale il Capo dello Stato ha intrapreso quasi una battaglia personale. Sfiorando lo scontro istituzionale. I primi inviti, pressanti, a cambiare il Porcellum per restituire ai cittadini un rapporto diretto con i propri eletti sono arrivati già un anno fa. Subito dopo il deposito in Cassazione delle firme per il referendum pro-Mattarellum. Ancora prima che la Corte Costituzionale prendesse in esame i quesiti (poi bocciati). Lo scorso 25 aprile, in occasione delle celebrazioni della Liberazione, Napolitano si è fatto più insistente. Chiedendo ai leader politici «una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini la possibilità di scegliere i loro rappresentanti, e non di votare dei nominati dai capi dei partiti».

Di fronte al disinteresse dei suoi interlocutori, in estate il Quirinale ha deciso di inviare una lettera aperta ai presidenti di Camera e Senato. Ultima speranza per provare ad accelerare il confronto tra i partiti. Qui, per la prima volta, Napolitano ha persino proposto di bypassare il progetto di una riforma condivisa. Purché si cambi il Porcellum, il suo ragionamento, andrebbe bene anche una votazione a maggioranza.

Pressing importante, continuo. Tanto che negli ultimi giorni nei Palazzi romani si è persino ipotizzato l’invio di un messaggio formale alle Camere. Se non addirittura un intervento diretto di concerto con Palazzo Chigi per archiviare definitivamente il Porcellum. E invece, mentre il disegno di legge di riforma giace in Senato sotterrato da centinaia di emendamenti, stavolta Napolitano lascia perdere. Chissà, forse davanti all’ennesimo stallo nella trattativa politica si è arreso anche lui all’evidenza.

Nonostante i proclami, al momento i partiti non sembrano voler modificare il Porcellum. Prima di riprendere seriamente in mano il confronto attendono l’esito delle elezioni siciliane. Un appuntamento fondamentale per capire meglio i rapporti di forza, testare nuove alleanze e schierarsi a favore di questo o quel sistema. Intanto da L’Aja, dove si è recato in visita ufficiale, il presidente è tornato a parlare di legge elettorale. Ma, per la prima volta da un anno a questa parte, evitando accuratamente qualsiasi appello ai partiti. Anzi. Napolitano spiega che la legge elettorale «da sola non dà stabilità, servono gli accordi politici». Insomma, più che mandare in soffitta il Porcellum, bisogna avere la certezza che anche il prossimo esecutivo abbia un ampio consenso parlamentare (Napolitano cita espressamente l’esperienza Monti). «Anche la migliore legge elettorale non può garantire automaticamente una soluzione di governo stabile che è sempre il risultato di scelte politiche, di accordi politici».

Entro le prossime settimane la riforma della legge elettorale arriverà in Aula al Senato. Per quel momento, magari, il Quirinale tornerà a far sentire la sua voce. Al momento sembra che anche Napolitano stia seriamente, e realisticamente, considerando l’ipotesi di tornare al voto con il Porcellum. 

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