No firme, no primarie. Le norme mettono in difficoltà Renzi

No firme, no primarie. Le norme mettono in difficoltà Renzi

«Chissà, forse Renzi ha fatto un errore di valutazione. Quando ha trattato con gli uomini di Bersani per stabilire le norme di accesso alle primarie ha sopravvalutato un po’ le sue reali capacità». La consigliera regionale veneta Laura Puppato è quasi sicura di partecipare alle primarie. Ha già raccolto buona parte delle sottoscrizioni necessarie per sfidare Bersani e puntare alla premiership. Eppure a tre giorni dalla verifica – le firme dovranno essere depositate entro lunedì alle 20 – neppure lei è ancora certa di partecipare.

Pensare che sabato scorso, durante l’assemblea nazionale, il documento era stato approvato quasi all’unanimità. Le “norme di accesso dei candidati del Pd alle primarie di coalizione” sembravano una formalità. Vuoi puntare a Palazzo Chigi? Basta raccogliere le firme di almeno il 10 per cento dei componenti dell’assemblea o del 3 per cento degli iscritti al partito. Per semplificare, 95 delegati o 18mila iscritti al Pd. «Sono soglie di buonsenso – aveva spiegato il relatore – molto ragionevoli, equilibrate». Ad oggi, nessuno le ha ancora raggiunte.

Escluso Bersani, che da segretario partecipa alle primarie di diritto, Matteo Renzi, Laura Puppato e Sandro Gozi stanno incontrando più difficoltà del previsto. Domani Pd, Sel e Psi presenteranno ufficialmente il documento “Italia. Bene comune” – il manifesto della coalizione – e scioglieranno gli ultimi nodi sulle regole della competizione. Ma i tre concorrenti democrat non sanno ancora se di quelle regole potranno avvalersi.

Le diciottomila firme degli iscritti al Pd sono quasi sicuramente irraggiungibili per tutti. «Una follia – racconta Laura Puppato – Io ci ho rinunciato già il primo giorno». Troppo alto il numero di sottoscrizioni. Troppo pochi i giorni a disposizione. Già, perché la raccolta è iniziata ufficialmente sabato scorso alle 18. «Ma prima di lunedì – racconta ancora l’unica candidata donna alle primarie – i moduli per le firme non sono stati neppure resi disponibili». Ecco così che è partita la caccia al delegato. In questo la Puppato è avvantaggiata. «Un po’ perché la mia candidatura è meno di opposizione al segretario e più propositiva, un po’ perché sono l’unica donna, ho già raccolto 85 sottoscrizioni» racconta. Se non ci saranno sorprese, alle primarie lei ci sarà.

Più difficile la corsa di Sandro Gozi. I soliti bene informati assicurano che il responsabile nazionale per le politiche europee del partito non riuscirà a raccogliere le firme necessarie. Ma dal suo staff spiegano che la partita non è ancora chiusa. Anche qui si punta sui 95 delegati. «Non abbiamo perso le speranze – raccontano – continueremo a cercare sottoscrizioni fino alle 19.59 di lunedì».

Non è una vigilia tranquilla neppure per Matteo Renzi. Inizialmente il sindaco di Firenze aveva deciso di puntare tutto sulle sottoscrizioni degli iscritti al partito. Dopotutto chi si candida a guidare il Paese non dovrebbe avere difficoltà a raccogliere 20mila firme scarse. L’operazione, però, si è rivelata più difficile del previsto. Ne è nata una polemica con la dirigenza Pd. «È impossibile raccogliere le firme degli iscritti, se il partito non rende disponibili gli elenchi» si sono lamentati i renziani. «I dati li ha il partito – la risposta del responsabile organizzativo Nico Stumpo – Sono a disposizione di tutti allo stesso modo». Insomma, i nomi ci sono. Ma per tutelare la privacy degli iscritti sono consultabili solo nelle singole sedi del partito. In alcuni casi, circolo per circolo. Il dubbio di tanti sostenitori del sindaco rottamatore non è infondato: perché la lista degli elettori alle primarie dovrà essere pubblica e gli elenchi degli iscritti al Pd no?

Il comitato elettorale di Renzi ha deciso di raccogliere lo stesso le firme. Una scelta mediatica. «Possono firmare tutti, non solo gli iscritti al Pd» si legge sul sito del sindaco. Durante tutto il fine settimana saranno organizzati dei banchetti nelle piazze di diverse città. L’obiettivo è quello di mettere da parte più sottoscrizioni possibili. «Un modo aprire la candidatura di Renzi al Paese» spiegano i suoi. Probabilmente anche un tentativo di mettere pressione al partito.

Per evitare un’esclusione tanto inaspettata quanto imbarazzante, lo staff del sindaco sta lavorando anche sul fronte delegati. Al momento c’è ottimismo. Anche se i numeri sarebbero tutt’altro che rassicuranti. Renzi avrebbe già ricevuto il sostegno di un centinaio di componenti dell’assemblea. Poco più della cifra minima richiesta. Proprio in queste ore si stanno raccogliendo materialmente le firme. Con qualche difficoltà. «L’assemblea è abbastanza schierata – spiega Laura Puppato – È ovvio che sfidando apertamente il segretario diventa più difficile ottenere il voto dei delegati». Insomma, chi siede nel parlamentino Pd non fa certo la corsa per appoggiare apertamente l’avversario di Bersani. Non è un caso se il numero di dirigenti democrat vicini al sindaco fiorentino sia così esiguo.

C’è chi parla di pressioni, chi racconta di e-mail giunte in settimana a diversi componenti dell’assemblea. Tutti tentativi di non meglio precisati dirigenti per ostacolare la corsa del sindaco rottamatore. «Io posso parlare per esperienza diretta – racconta il deputato renziano Salvatore Vassallo – Diversi delegati che avevano assicurato di voler sostenere Renzi, hanno cambiato improvvisamente idea. Alcuni si erano fatti avanti con convinzione, ma dopo qualche giorno e qualche colloquio privato, hanno fatto un passo indietro». 

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