«È uno schifo, una misura inaccettabile e irrispettosa. Come vede non uso mezzi termini». Il deputato di Futuro e Libertà Gianfranco Paglia quasi non ci crede. Per far quadrare i conti, nei giorni scorsi il governo ha pensato di tassare le pensioni di guerra. Non è un’ipotesi. Il progetto è stato messo nero su bianco, inserito nella legge di Stabilità approvata dall’ultimo consiglio dei ministri. «Francamente credo che ci vorrebbe più rispetto per chi ha servito il Paese».
Ufficiale dell’esercito, nel 1995 Paglia è stato insignito della medaglia d’oro al valor militare. Un riconoscimento per il coraggio mostrato nella battaglia del pastificio a Mogadiscio, durante la missione Onu in Somalia del 1993, in cui riportò gravissime ferite. Di fronte alla decisione dell’esecutivo, oggi Paglia chiede l’intervento del ministro della Difesa Giampaolo Di Paola e della titolare dell’Interno Anna Maria Cancellieri. «Da loro mi aspetto una presa di posizione importante. Perché non facciano sentire sole queste persone».
Di quante pensioni si parla? Poche, pochissime. «Sono circa 2.100» racconta Paglia. Ci sono gli anziani reduci della seconda guerra mondiale. Ma anche tanti giovani invalidi, veterani delle missioni di pace. Dall’Iraq all’Afghanistan. «C’è anche chi ha perso la vista o le braccia con indosso l’uniforme, mentre tentava di disinnescare una bomba in Italia».
Andrea Fasanella è il presidente dell’associazione “Le vittime del dovere d’Italia”. Un’organizzazione nata qualche anno fa per rappresentare i caduti “del dovere, della criminalità e del terrorismo”. «Quel provvedimento va abolito – dice – Non si può addebitare alle vittime di guerra un altro sacrificio. Hanno già pagato con la vita o l’invalidità permanente». Fasanella racconta al telefono: «Si tratta di pensioni risarcitorie, di poche centinaia di euro. In genere si va dai 200 agli 800 euro». Una cifra che può salire, non di molto, in caso di invalidità più gravi. «Ma in quel caso chi riceve l’assegno ha la necessità di ricevere assistenza quasi 24 ore su 24» spiega Paglia.
Non certo stipendi d’oro. In fin dei conti quanti soldi si potranno racimolare da questa operazione? «Questo proprio non mi interessa» dice Paglia. «Vede, il punto non è quanto si può o non si può incassare. Questa operazione non va fatta perché è poco dignitosa».
«È gente che non può lavorare, che non produce reddito – continua Fasanella – Invalidi veri, riconosciuti dagli ospedali militari». Il presidente delle “Vittime del dovere d’Italia” perde la pazienza: «Ma di cosa stiamo parlando?». Poi spiega: «Per carità, io non ce l’ho con il governo. Ma non è davvero possibile prendersela con queste persone». Neppure una settimana fa la Corte Costituzionale ha bocciato le riduzioni agli emolumenti di dirigenti pubblici e magistrati. «Io non capisco – continua Fasanella – Perché toccare gli stipendi di queste autorità di altissimo livello è incostituzionale e tagliare le nostre pensioni no?»
Peraltro, come ricorda il presidente dell’associazione, la Consulta ha sempre ribadito la non assoggettabilità all’Irpef delle pensioni di guerra, ricordando il loro carattere risarcitorio e non reddituale. «Effettivamente – spiega Paglia – è assurdo pagare le tasse su una somma risarcitoria. Un assegno che serve a compensare, solo in parte, un handicap. Un aiuto per garantire una vita normale».
L’esponente di Fli Aldo Di Biagio partecipa alla battaglia. In attesa che la legge di Stabilità approdi in Parlamento, il deputato ha ricevuto assieme al collega Paglia i rappresentanti di alcune associazioni di reduci. «Non lo nego – racconta – è stato un incontro toccante. Ho conosciuto tanti giovani, tornati invalidi dopo aver partecipato a missioni di pace».
Molti di loro hanno deciso di manifestare davanti alla Camera. Alcuni hanno già contattato il deputato Paglia, si raccolgono le adesioni per scendere in piazza già la prossima settimana. «Noi – spiega Fasanella – siamo pronti ad andare in Parlamento con le nostre stampelle e carrozzine, per guardare negli occhi chi avrà il coraggio di votare questa norma». Intanto è già stato fissato un incontro per il prossimo mercoledì con il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini. «Per la prima volta anche lui ha criticato l’operato del governo – ricorda Paglia – Per noi questa è stata una presa di distanza molto importante».