Arturo Parisi non gira attorno alle parole. La riforma della legge elettorale adottata dalla commissione Affari costituzionali del Senato non gli piace. L’ex ministro della Difesa – coordinatore politico del referendum per il ritorno del Mattarellum che un anno fa raccolse oltre un milione duecentomila firme – è visibilmente contrariato. Il ritorno delle preferenze? Per l’esponente democrat rappresenta la sconfitta inferta al segretario Bersani «dal suo principale alleato» Pier Ferdinando Casini. Ancor peggio, poi, il fatto che il testo preveda il ritorno a un impianto proporzionale. Non «un risultato casuale», ma «l’obiettivo tenacemente perseguito» anche dal gruppo dirigente del Pd. È l’esito di un lungo confronto interno al partito tra la linea restauratrice e quella riformatrice. «Ecco perché mi vede così – confessa – Vent’anni, tutta la mia vita politica, bruciati in un colpo solo». Se si tornerà a votare con questa legge, le conseguenze sono evidenti. «Un risultato elettorale nullo, che sottrae ai cittadini il diritto di scegliere un governo e lo riconsegna ai capipartito, come nella Prima Repubblica».
Onorevole Parisi, questa legge non la convince?
Sono in totale dissenso. Per la reintroduzione delle preferenze, ma ancora di più per il ritorno al proporzionale. Sul primo aspetto, che le posizioni del Pd e quelle del suo principale alleato Pier Ferdinando Casini fossero diverse era noto da sempre. E ha prevalso quest’ultimo. Riguardo al secondo aspetto c’è stata invece una piena condivisione tra noi e gli altri due partiti della maggioranza.
Il gruppo dirigente del suo partito ha qualche responsabilità?
Non giriamo attorno alle parole. La mia critica su come il
partito ha gestito da un anno a questa parte la vicenda è radicale.
Da quando lei ha presentato il referendum.
Da quando abbiamo posto il problema. E si è ricominciato a parlare di legge elettorale. Ma qual è la posizione del Pd? Si ripete il doppio turno di collegio, ma quel progetto è stato solo evocato, mai realmente difeso. Il ritorno al Mattarellum che avevo proposto è finito invece in un cestino. Lo sto ancora cercando.
Fallita la via referendaria, il Partito democratico non poteva presentare una proposta di legge in Parlamento?
È da quattro anni che per sostituire il Porcellum abbiamo depositato una proposta di legge sottoscritta da 200 parlamentari di entrambi gli schieramenti.
La nuova legge elettorale prevede il ritorno delle preferenze. Visti i recenti scandali nei Consigli regionali di Lazio e Lombardia non si rischia uno scivolone mediatico?
Ma perché, quando cittadini si accorgeranno che il 42 per cento dei parlamentari continuerà ad essere nominato? Come scivolone non è male neppure questo. E quando le autonomie locali scopriranno che dopo tutti i tagli di risorse e posti che abbiamo imposto a loro, da noi non verrà eliminato neppure un parlamentare? Eppure avevano promesso di dimezzarli.
Un impianto proporzionale con un piccolo premio di maggioranza. Non sarà impossibile trovare una maggioranza politica dopo le elezioni?
Assolutamente. Al punto che non possiamo non interrogarci sull’incostituzionalità di questo provvedimento. Vede, ogni premio contrasta con il principio dell’uguaglianza del voto. I costituzionalisti riconoscono questa distorsione solo in nome di un altro principio comparabile, come è appunto quello della governabilità. Ma qui si premia senza neppure assicurare la nascita di un governo stabile.
E così si rischia di dover ricorrere ancora una volta alle larghe intese.
La prospettiva di questa legge è un risultato elettorale nullo. E di conseguenza l’ipotesi di un governo di larghe intese resta sul tavolo. Anzi c’è chi sostiene che sia stato tutto pensato perché si produca appunto un risultato nullo. Per sottrarre ai cittadini il diritto di scegliere un governo e dare questo potere ai capipartito. Come al bel tempo antico nel quale i governi duravano di media poco più di dieci mesi.
Ma nella trattativa degli ultimi mesi il Pd non si è accorto di nulla?
A leggere le bozze e le proposte portate dal mio partito al tavolo della trattativa, dalla bozza Violante all’ultima di Bianco, è difficile non riconoscere lo stesso filo. Il ritorno al proporzionale non è un risultato casuale. Ma un obiettivo perseguito con tenacia. Ecco perché mi vede così. Vent’anni, tutta la mia vita politica, bruciati in un colpo solo. L’esito di uno scontro sordo interno al Pd tra la linea restauratrice e quella riformatrice.
Peraltro non si sa ancora se questo disegno di legge sarà approvato.
Non sappiamo se, quando e dove andrà a parare. Già da diversi mesi, subito dopo il respingimento del referendum, avevo detto che saremmo finiti di fronte all’alternativa tra il mantenimento del Porcellum e il ritorno alla Prima Repubblica.
Il bivio in cui ci troviamo adesso.
Esattamente. Non solo. Il rinvio scandaloso dell’approvazione di questa legge sta portando gli attori a definire le regole a partita già iniziata. Sono senza parole. È una vera vergogna. Quando approvarono il Porcellum a fine legislatura, lo denunciammo come un colpo di mano inaccettabile.