Una camminata nei campi lungo la tangenziale Ovest con l’afa che soffoca e le zanzare. Sei, settecento metri su e giù alla ricerca di quel buco che 12 anni fa era la gabbia di una sequestrata. Alessandra Sgarella in questa tomba di terra e fango ci rimase per due mesi. Era l’inverno del 1997. Un inverno terribile. A guardare, a sentire l’odore di questa campagna che non sembra neanche Milano, c’è un signore di 70 anni, capelli grigi, un paio di pantaloni color sabbia. Osserva e cerca di capire, di immaginarsi cosa volesse dire vivere in quella tana.
Frederick Forsyth è uno dei più celebri autori di spy story al mondo. Best seller, scritti con la maniacale ricerca del dettaglio. Qui, nel Ferragosto di Milano nei suoi 40 gradi percepiti, ce lo hanno spedito da Quantico gli investigatori dell’Fbi: «Vuole conoscere la ‘ndrangheta? Bene, vada a Milano. E a Buccinasco». Il prossimo romanzo, altro best seller assicurato, dicono che parlerà di cocaina. Di un traffico mondiale di polvere bianca partito dai narcos del cartello di Medellin e diretto in Europa. Ai calabresi di Milano. E lui, autore de Il giorno dello sciacallo, di Dossier Odessa, de L’afghano, a Milano tra i suoi cantieri in odore di ’ndrangheta, tra i locali sequestrati e le ville dei boss, ci ha passato quasi una settimana. Studiando. È stato dai carabinieri del Ros, ha parlato con i poliziotti della narcotici, con i magistrati. Ha osservato. Ha fatto domande, con calma. Ha avuto risposte. A Buccinasco ci è finito lunedì pomeriggio. Ha incontrato l’ex sindaco Maurizio Carbonera. Uno che i padrini, suo malgrado, li ha conosciuti da vicino: proiettili spediti a casa, auto bruciate, tre croci lasciate in un parco alla vigilia del voto sul piano regolatore. «Mister Carbonera, mi dica dov’è la ’ndrangheta? ».
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