Dopo la Spagna, l’Italia. Non devono illudere i rendimenti dei bond governativi italiani e spagnoli in calo in questi giorni. Gli operatori finanziari sono in attesa. Vogliono capire come saranno, dal punto di vista operativo, le Outright monetary transaction (Omt) introdotte dalla Banca centrale europea per il sostegno sui mercati obbligazionari e lo European stability mechanism (Esm), il fondo salva-Stati da 500 miliardi di euro.
Lo spettro di uno scenario greco per l’Italia, infatti, non è ancora svanito. Alto debito, recessione, tasse, tensioni sociali, instabilità politica: ecco il mix che rischia di colpire l’Italia entro pochi mesi. Grazie a Mario Monti, l’Italia ha fatto grandi progressi nella credibilità internazionale. Ma solo in quel campo. Un anno fa la crisi del governo di Silvio Berlusconi ha rischiato di mettere in ginocchio tutta l’eurozona. Gli investitori internazionali hanno perso la fiducia nei confronti del Paese. Servivano riforme strutturali, come quella sul mercato del lavoro, delle pensioni, e poi liberalizzazioni e riforma fiscale. Solo le prime due sono arrivate, con molta fatica. Eppure, le indicazioni, arrivate nell’ottobre 2011 dalla Commissione Ue, erano chiare: 39 punti per evitare il tracollo dell’Italia. Il Paese è strozzato dalle imposte. Nell’arco di un anno l’Iva è salita di due punti percentuali, dal 20% al 22 per cento. E la contrazione dei consumi è stata intensa. In un recente sondaggio Ipsos il 68% degli italiani ha ammesso di spendere di meno per l’alimentazione. E, secondo l’ultimo budget del governo, gli amministratori locali sono “invitati” a spegnere le luci delle città dopo le 22 per risparmiare.
Una misura vista solo durante la Seconda guerra mondiale e la crisi petrolifera degli anni ’70. Le imprese, poi, hanno grandi difficoltà a restare in Italia. Il peso fiscale, secondo i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), è al 55%, più 2% rispetto al 2011. Monti lo ha detto più volte: non ci saranno tagli alle tasse per le società. Ma non è solo questo ciò che deve spaventare un investitore. In Italia il rischio maggiore sono le elezioni politiche del prossimo anno. Il partito di Berlusconi, il Popolo della Libertà, si è disciolto come neve al sole per colpa dei giochi di potere interni. Il Partito Democratico, ovvero il centrosinistra, non ha ancora deciso da chi sarà guidato. Saranno le primarie a scegliere il leader. In pole position c’è il giovane sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Ma i grandi vecchi del Pd non vogliono lasciare la poltrona. E poi c’è Beppe Grillo. Il comico italiano, fondatore del Movimento 5 Stelle, continua a raccogliere consensi. Il suo movimento è infatti al secondo posto in Italia, dietro il Partito Democratico e davanti al Popolo della Libertà. Anti-euro, populista, volgare: il modus operandi di Grillo è considerato come l’antitesi di Mario Monti. Nonostante questo, sempre più italiani vogliono Grillo in Parlamento.
Le sfide dell’Italia sono tante. Il governo di Monti continua a ripetere che l’uscita dalla recessione avverrà nel corso del 2013. Stessa visione per Tesoro e Banca d’Italia. Per il Fondo monetario internazionale (Fmi) no. Dopo una contrazione vicina al 2,5% per il 2012, è possibile che anche nel 2013 si avrà una recessione di oltre 2 punti percentuali. Il tutto con un debito che va verso il 130% del PIL. Inoltre, secondo l’ultima Debt sustainability analysis del Fmi le prospettive non sono rosee: l’Italia ha il 95% di possibilità che nel 2017 il debito pubblico rimanga fra 120 e 130% del Pil e solo il 5% di probabilità di una riduzione sotto il 105 per cento. Tanto, troppo. Queste sono cifre che però non rendono bene conto di cosa sta pagando l’Italia. Secondo il Tesoro Italiano, l’incremento della spesa per interessi passivi (vedi spread) nell’orizzonte temporale che va dal 2011 al 2015 è di 27,373 miliardi di euro: dai 78,021 miliardi di euro del 2011 alla previsione di 105,394 miliardi per il 2015. E il prossimo anno sui mercati obbligazionari sarà difficile. Secondo Morgan Stanley, nel 2013 l’Italia avrà emissioni lorde di debito pubblico per 401 miliardi di euro, con una redemption di 355 miliardi.
Se il 2011 è stato l’anno della Grecia, il 2012 è quello della Spagna. Il 2013 sarà invece l’anno dell’Italia. Una volta che Madrid avrà chiesto il bailout sovrano, gli investitori internazionali cominceranno a mettere pressione all’Italia. Troppo debito, troppa spesa, recessione: non sembrano esserci alternative alla richiesta di sostegno.