La legge di Stabilità rischia di fermarsi nei pressi del Ponte sullo Stretto. Se il governo bloccherà la costruzione dell’opera – come è scritto nel provvedimento – alcuni deputati hanno già assicurato il loro voto contrario. Al centro delle polemiche è finito l’articolo 8 del documento. È qui, all’interno del comma 8, che l’esecutivo annuncia in perfetto burocratese: «Al Fondo per lo sviluppo e la coesione è assegnata una dotazione aggiuntiva di 300 milioni di euro per l’anno 2013 per far fronte agli oneri derivanti da transazioni relative alla realizzazione di opere pubbliche di interesse nazionale». Quali opere? A chiarire ogni dubbio è l’allegato tecnico al provvedimento. Dove si spiega con linguaggio più semplice: «in particolare, si tratta delle penalità contrattuali per la mancata realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina».
L’esecutivo mette fine alla vicenda del Ponte dopo quasi sessant’anni di progetti e polemiche. Oltre 3 chilometri e mezzo di strada – un impalcato sospeso a quattro cavi d’acciaio del diametro di 1,24 metri – per collegare la Sicilia e la Calabria. E sono proprio alcuni deputati originari delle regioni interessate ad alzare la voce.
A guidare il fronte parlamentare è l’ex ministro Enrico La Loggia. «Di fronte a questa decisione del governo – ha detto poco fa in una conferenza stampa convocata alla Camera – siamo realmente stupefatti». Il paradosso, secondo La Loggia, è che il definitivo abbandono del progetto finirà per pesare sulle tasche degli italiani più della sua stessa realizzazione. Il costo complessivo dell’opera, infatti, è stato stimato in 8,5 miliardi di euro. «Di questi, però, sono a carico dello Stato solo 1,3 miliardi».
Il deputato calabrese Antonino Foti continua. «Non solo 300 milioni di euro. In realtà le penali superano i 500 milioni. A queste si devono aggiungere i soldi già spesi, circa 320 milioni». E poi ci sono i costi per smobilitare i cantieri, per sistemare i terreni già predisposti per l’opera. Secondo i calcoli dei parlamentari, si arriva quasi alla stessa cifra prevista per portare a termine il progetto. «Invece di spendere 1 miliardo 300 milioni per realizzare il ponte – spiega La Loggia – spenderemo 1 miliardo e 150 milioni per non farlo». Tutto mentre «il progetto esecutivo è già stato approvato. Si potrebbe iniziare subito a costruire».
Secondo l’ex ministro i vantaggi non sarebbero solo logistici. La costruzione del ponte potrebbe creare 40mila posti di lavoro tra Sicilia e Calabria. E altre decine di migliaia per tutto l’indotto. «Secondo uno studio dell’Onu – ha proseguito La Loggia – la presenza media dei turisti salirebbe fino a dieci milioni di unità». Persone pronte a partire per lo Stretto, «attratte da quella che sarà l’opera ingegneristica più imponente nella storia dell’umanità».
I deputati pidiellini se la prendono con l’esecutivo. La scelta di fermare la costruzione dell’infrastruttura non spetta ai tecnici. Semmai se ne dovrebbe occupare il prossimo presidente del Consiglio. «Faccio un appello al governo perché ci ripensi subito – ha ammonito La Loggia – Questa è una scelta politica, non spetta a loro. A questo punto o si procede con l’opera, oppure i tecnici farebbero bene ad astenersi. Anzi, non se ne dovevano proprio occupare».
Già al centro di diverse polemiche – dalla scuola al taglio dell’Irpef – a rischiare è la legge di Stabilità. I deputati assicurano che se non sarà cancellato l’articolo anti-Ponte, sono pronti a votare contro. Non un passo indietro, in quella che La Loggia definisce «una battaglia senza quartiere in Parlamento».