«Per l’Italia è un danno incalcolabile». Senza troppi giri di parole il presidente del Consiglio Mario Monti ha presentato così, una decina di giorni fa, il decreto sui costi della politica. Dal Consiglio regionale del Lazio a quello della Lombardia, gli scandali emersi nelle ultime settimane rischiano di «minare gravemente la fiducia e la reputazione del Paese». Per risolvere il problema, a Palazzo Chigi è stato approntato un piano di contenimento delle spese più discusse. Il taglio dei compensi per i consiglieri regionali, ad esempio. Ma anche la riduzione delle poltrone. Persino la tanto attesa stretta sui vitalizi.
A rivoluzionare l’ultima voce è il secondo articolo del decreto. Il governo non cancella i vitalizi previsti per ex presidenti regionali, assessori e consiglieri. Ma fissa dei paletti. Da oggi l’agognato assegno potrà essere incassato solo a due condizioni. I beneficiari devono aver compiuto sessantasei anni. E le cariche istituzionali devono essere state ricoperte «per un periodo non inferiore a dieci anni». Una norma di buonsenso – accolta in Parlamento con soddisfazione bipartisan – che rischia di essere presto cancellata. Stando al parere di diversi esperti, il provvedimento potrebbe essere impugnato da qualche ex consigliere regionale. E dichiarato incostituzionale dalla Consulta.
Approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 4 ottobre, il decreto voluto da Mario Monti è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale cinque giorni fa. Domani approderà in Parlamento il disegno di legge di conversione. Il testo sarà esaminato dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Montecitorio. Per la definitiva approvazione c’è tempo fino agli inizi di dicembre. Difficile che la norma venga bloccata alle Camere. «In un momento come questo, chi si prende la responsabilità politica di ripristinare i vitalizi dei consiglieri regionali?» spiegano al ministero dei Rapporti con il Parlamento.
A Palazzo Chigi non hanno tutti i torti. Con il clima di antipolitica che si respira oggi nel Paese, quale partito avrebbe il coraggio di fermare le sforbiciate anti casta del governo? Più probabile il voto contrario di qualche singolo deputato. Ad esempio quei parlamentari che in passato hanno rivestito l’incarico di consigliere regionale. Magari per un solo mandato. Insomma, quelli che proprio grazie all’intervento dell’esecutivo dovranno dire addio al vitalizio.
Superato il vaglio del Parlamento, il taglio dei vitalizi potrebbe essere insabbiato in un secondo momento. Donato Robilotta è un ex consigliere regionale ed ex assessore agli Affari istituzionali del Lazio. Esponente del Nuovo Psi, è un esperto in materia. Autore, tra le altre cose, dello Statuto e della legge elettorale della Regione Lazio. Il problema, spiega, nasce dalla Costituzione. E dalla suddivisione tra le materie in cui lo Stato ha competenza esclusiva a legiferare e quelle in cui Stato e Regioni hanno competenza concorrente. Secondo l’articolo 117 della Carta, infatti, «nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato». Eppure, spiega Robilotta, «il decreto del governo affronta la materia dei vitalizi in maniera prescrittiva». Procedura che «lo Stato potrebbe seguire solo su materie di sua competenza».
Il taglio dei vitalizi è di competenza statale o regionale? Diversi costituzionalisti giustificano l’intervento dello Stato in nome del principio di “coordinamento della finanza pubblica”, previsto dall’articolo 117 della Costituzione. Da questo punto di vista, ultimamente anche l’orientamento della Corte Costituzionale sembra premiare i poteri dello Stato. È il caso, ad esempio, della recente sentenza 198/2012, che la scorsa estate ha autorizzato l’intervento del governo per fissare il numero di consiglieri delle regioni a statuto ordinario.
Intanto il destino della norma taglia vitalizi resta incerto. La materia non è affatto di semplice interpretazione. Il provvedimento del governo è tutt’altro che al sicuro.«Al momento – racconta la deputata Linda Lanzillotta, ex ministro degli Affari regionali – c’è un profilo di dubbia costituzionalità». Tra gli esperti c’è chi ritiene ingiustificato il taglio previsto dal decreto dell’esecutivo. Un intervento non consentito dal principio dell’autonomia organizzativa regionale, previsto dall’articolo 123 della Carta. Cosa succederà? Difficilmente saranno le Regioni a intervenire (grazie all’intervento del Capo dello Stato molte si sono già impegnate a non impugnare la questione davanti alla Consulta). «Più probabilmente – spiega Robilotta – saranno i primi ex consiglieri che non riceveranno l’assegno a impugnare l’atto del governo al Tar». A quel punto spetterà ai tribunali amministrativi coinvolgere la Corte Costituzionale. I consiglieri regionali in attesa del vitalizio incrociano le dita.