Oltre al Fiscal cliff, il Debt ceiling. Gli Stati Uniti stanno lottando con se stessi. Mentre Wall Street combatte contro l’austerity delle festività natalizie in versione 2012, Washington continua a ballare sul filo del rasoio del baratro fiscale. Il limite massimo, il 31 dicembre di quest’anno, sarà superato. Ormai è chiaro. E sull’America si abbatterà la scure della fine degli incentivi fiscali introdotti da George W. Bush, rischiando di provocare una nuova recessione. Innalzamento delle tasse per la più grande fetta degli americani e tagli automatici alla spesa pubblica. In tutto, il Fiscal cliff vale circa 600 miliardi di dollari. Tuttavia, si combatte anche contro il tetto del debito, che sarà superato anch’esso il prossimo 31 dicembre.
Oggi sono proseguite le negoziazioni fra Barack Obama e i rappresentanti di Camera e Senato. Lo speaker repubblicano della Camera, John Boehner, dopo il fallimento del suo piano di riserva nei giorni scorso, ha voluto prendersi ancora alcuni giorni prima di portare continuare il dialogo. Di contro, il senatore democratico Harry Reid, leader al Senato, ha duramente criticato Boehner, addossandogli la maggior parte delle colpe per il mancato accordo.
«Siamo a un punto morto». Così Reid ha commentato gli ultimi sviluppi della vicenda che sta tenendo con il fiato sospeso l’America. «Boehner dovrebbe riconsiderare di prendere in mano la proposta dei democratici», ha spiegato il senatore democratico. Lo speaker della Camera ha però rifiutato di considerare l’introduzione di una legge che preveda l’estensione degli sgravi fiscali per coloro i quali hanno un reddito inferiore a 250.000 dollari. Di contro, Boehner rimane, per ora, fermo sulla sua proposta di innalzamento delle aliquote solo a chi supera il reddito di un milione di dollari. Il precipizio fiscale diventa quindi sempre più vicino. La scadenza del 31 dicembre è imminente e a meno di improvvisi passi in avanti nelle prossime ore, gli USA sperimenteranno per la prima volta il Fiscal cliff. I negoziati riprenderanno domenica prossima. La speranza è che due giorni servano a rendere possibile un avvicinamento delle parti.
I mercati finanziari, nel frattempo, sono sempre meno ottimisti. «Il baratro sarà realtà entro pochi giorni e poi si vedrà», diceva oggi una nota di Morgan Stanley. Una presa di coscienza verso quello uno scenario per ora difficile da prevedere. È facile, come spiega J.P. Morgan, che un accordo si trovi entro la fine del primo trimestre del 2013. In tempo utile, quindi, prima che si palesino gli effetti più devastanti dell’innalzamento delle imposte e l’arrivo dei tagli automatici alla spesa. Eppure, un rischio c’è. E quello di un ulteriore downgrade degli Stati Uniti. E si tratterebbe del secondo declassamento dopo quello di Standard & Poor’s avvenuto nell’agosto 2011, quando Washington perse il suo rating AAA.
L’America balla però su un altro burrone. Anzi, per la precisione, su un tetto. Si tratta del Debt ceiling, il tetto del debito. Nella notte scorsa il segretario del Tesoro Timothy Geithner ha comunicato al Congresso che il limite massimo del debito, già innalzato nel 2011, sarà superato nuovamente. Il 31 dicembre prossimo saranno sorpassati i 16.400 miliardi di dollari. E il Tesoro ha comunicato che è pronto il piano di contingenza per evitare il default americano. Ipotesi non troppo remota, come si è visto un anno e mezzo fa. Per la precisione, una volta che il Debt ceiling sarà infranto, il Tesoro avrà l’autorità per sospendere le emissioni di debito tramite due fondi specifici, il Civil service retirement and disability fund (Csrdf) e il Postal service retiree health benefits fund (Psrhbf). Nel caso particolare del Csrdf, il 31 dicembre dovrebbe esserci il pagamento di interessi per circa 16 miliardi di dollari verso il fondo stesso, che in genere sono reinvestiti. Il Tesoro potrebbe bloccarli per poter utilizzare quelle risorse per fare fronte ad altre voci di spesa più immediate. Allo stesso modo, Geithner ha specificato che potrebbe bloccare il reinvestimento quotidiano del Government securities investment fund (G Fund), che rientra nel Federal employees’ retirement system thrift savings plan. Il G Fund non è altro che il fondo monetario che utilizza i fondi pensionistici degli impiegati federali. Così facendo, il Tesoro avrebbe a disposizione circa 156 miliardi di dollari a disposizione, l’intera somma del G Fund. Infine, la stessa misura potrebbe avvenire per l’Exchange stabilization fund, in modo da creare un cuscinetto di 23 miliardi di dollari.
In totale, se il Debt ceiling fosse superato, il Tesoro avrebbe a disposizione circa 200 miliardi di dollari per sopravvivere in attesa di un altro accordo sul debito. Poco, specie considerando l’immensa macchina federale statunitense. Ancora meno considerando il Fiscal cliff.