Silvio Berlusconi si candida a Palazzo Chigi e toglie la fiducia al Governo. Ma il primo obiettivo che ottiene è la ricomposizione del fronte avversario. Complici le polemiche a distanza tra Pier Ferdinando Casini e Nichi Vendola, era da più di qualche settimana che l’asse Pd-Udc si era indebolito. I rapporti un tempo frequenti tra Bersani e l’ex presidente della Camera si erano raffreddati durante la campagna elettorale per le primarie. Ora, grazie alla discesa in campo di Berlusconi, i due tornano a dialogare.
Al termine di una giornata parlamentare difficile, Casini e Bersani si incontrano alla Camera, lontano da sguardi indiscreti. Un faccia a faccia per ribadire la reciproca lealtà al governo Monti e studiare insieme le contromosse allo strappo berlusconiano. Verso le 19 i due si incontrano nella galleria dei presidenti a Montecitorio. Un confronto di quasi 40 minuti. Le critiche al Popolo della libertà sono comuni. I timori per le conseguenze di un gesto «irresponsabile» spingono Pd e Udc a ipotizzare un nuovo percorso insieme. Entrambi rimandano ogni decisione sulla possibile crisi di governo al presidente Giorgio Napolitano. Ma sono consapevoli che l’accelerazione di Berlusconi rischia di chiudere anzitempo la legislatura.
Se si tornasse al voto in tempi rapidi, soprattutto l’Udc avrebbe ogni interesse a riallacciare i rapporti con il Partito democratico. Già, perché per ora la costruzione di un fronte centrista, aperto sostenitore di un nuovo governo guidato da Mario Monti, stenta a partire. In difficoltà per i sondaggi poco positivi e la freddezza di Luca Cordero di Montezemolo, adesso Casini prova a correre ai ripari. Cercando un’intesa con Bersani e provando ad attrarre i berlusconiani intimoriti dalle strategie del Cavaliere.
E così mentre Berlusconi minaccia l’esecutivo, Pier Ferdinando Casini avvia la sua campagna acquisti. Lo fa apertamente, intervenendo alla Camera durante le dichiarazioni di voto. Cercando di sfruttare la sorpresa e il disappunto con cui molti pidiellini hanno accolto la nuova offensiva berlusconiana. L’attacco all’ex premier è diretto. «Questa mattina, inopinatamente, nell’Aula del Senato il gruppo maggioritario del Popolo della Libertà ha tolto la fiducia al Governo, astenendosi nelle votazioni. Ogni commento sarebbe persino superfluo. Parlamentari che fino a poche ore prima esprimevano nei corridoi, nel Transatlantico, sui giornali e in Aula stessa fiducia a Monti e chiedevano un profondo rinnovamento del centrodestra italiano si sono piegati ai diktat del presidente Berlusconi».
Parlando a Montecitorio Casini spiega ai deputati presenti che l’unità dei moderati tanto sbandierata dal Cavaliere non si realizzerà mai. La strategia di Berlusconi non paga. Chi segue l’ex premier difficilmente sarà riconfermato in Parlamento. Sfiduciare Monti, e perché? «In questi mesi questo Governo ha portato il Paese fuori dal baratro – racconta Casini – Non nel baratro, come qualcuno, falsificando la realtà, sostiene». A tutti i coraggiosi pronti ad abbandonare il partito del Cavaliere, la Lista per l’Italia offre un approdo sicuro. «A noi spetta, con quella parte della società civile che dimostrerà coraggio e serietà, la scelta di dare rappresentanza politica ai tanti italiani che non vogliono rassegnarsi al populismo e alla demagogia». Un appello accorato: «Mi auguro – lo dico con sincerità, perché stimo tanti colleghi del Pdl – che vi sia qualche sussulto di dignità». Si attendono risposte.