Alessandro Sallusti è stato arrestato stamattina per essere evaso dagli arresti domiciliari. Come misura cautelare, il giudice ha disposto gli arresti domiciliari. Questo apparente non-senso deriva da una situazione anomala, dove la determinazione del colpevole nel voler andare in carcere si scontra con quella dei giudici, che vogliono evitare il caso di un giornalista dietro le sbarre.
Al direttore de Il Giornale per il reato di diffamazione era stato concesso di scontare la condanna a casa ma, reputandolo un trattamento privilegiato, Sallusti stesso aveva chiesto di essere portato in carcere e minacciato di evadere altrimenti. Stamattina gli agenti di polizia giudiziaria lo hanno prelevato dalla redazione del quotidiano della famiglia Berlusconi per portarlo a casa dell’onorevole Santanchè, luogo individuato per scontare la pena. Nemmeno il tempo di mettere piede dentro casa che il giornalista, rispettando la promessa fatta, è subito uscito, sempre con al fianco gli agenti, per compiere un atto di protesta. A questo punto i poliziotti sono stati costretti ad arrestarlo e a portarlo in Tribunale, perché venisse giudicato per direttissima sul reato di evasione. Convalidato l’arresto, il giudice ha deciso che il processo si tenga il 6 dicembre. Fino ad allora Sallusti dovrà rimanere in casa Santanchè, stavolta non come pena ma come misura cautelare.
Ciò è stato possibile anche per l’atteggiamento del direttore, che – stando alle dichiarazioni di Ignazio La Russa, suo difensore – ha spiegato la natura dimostrativa del suo gesto e si è impegnato a rispettare le prescrizioni del giudice. Continua a voler andare a San Vittore, ma per il reato di diffamazione (norma che lui contesta), non per reiterate evasioni. Pertanto attenderà l’esito della sua istanza, in cui chiede di essere messo in prigione, senza ulteriori provocazioni.
La condotta di Sallusti sta creando non pochi problemi non solo alla magistratura ma anche alla politica. Vittorio Feltri, che si fa vedere in Tribunale, è furibondo con i partiti di tutti gli schieramenti, ma in particolar modo con quelli di centrodestra. «Per anni – dichiara Feltri – avevano i numeri per fare una nuova legge sulla diffamazione e non l’hanno mai fatta. Ora hanno provato a fare una legge ancora più schifosa di quella in vigore, per poi affossarla». Quanto a Berlusconi, «a lui non gliene frega niente di questa vicenda. Io – conclude l’ex direttore di Libero – il lodo Sallusti non l’ho ancora visto».
Con la riforma della diffamazione finita su un binario morto e il nuovo reato la situazione del direttore de Il Giornale è molto pesante. Se alla condanna per diffamazione se ne aggiungesse una per evasione, rischierebbe di andare in carcere e rimanerci per molti mesi, forse anni. Infatti la pena degli arresti domiciliari, concessa in base alla legge “svuota carceri”, potrebbe essere convertita in detentiva. In tal caso ai 14 mesi per diffamazione si aggiungerebbero quelli per il nuovo reato (da 6 a 12). Inoltre, una volta condannato per evasione, nei cinque anni successivi non potrebbe più godere della misura dei domiciliari, e una qualsiasi nuova condanna lo porterebbe in carcere.
Ignazio La Russa, qui nella veste di avvocato, ritiene che Sallusti possa essere assolto, in quanto è evidente che la sua intenzione non era di evadere e darsi alla latitanza. Un epilogo che sarebbe utile anche per il direttore de Il Giornale, che rischia altrimenti di andare in carcere ma non per il reato su cui sta costruendo la sua battaglia di testimonianza. Oltre al danno, la beffa.