I partiti volevano impedire a Grillo di candidarsi

I partiti volevano impedire a Grillo di candidarsi

Sulla legge elettorale salta l’accordo tra i partiti. Il provvedimento era atteso domani nell’Aula del Senato. Ma il rischio, sempre più concreto, è che alla fine non si farà più nulla. L’ex ministro Roberto Calderoli – il grande mediatore tra Pd e Pdl – getta la spugna. «Ho fatto di tutto perché si arrivasse a un’approvazione della nuova legge elettorale. Ma a questo punto mi rendo conto di essere rimasto da solo e pertanto rinuncio all’accanimento terapeutico».

Il confronto riprenderà alle 17.30 in commissione Affari costituzionali. Ma in molti sono convinti che l’approdo in Aula possa essere rimandato alla prossima settimana. Ennesimo ritardo, forse definitivo. Curiosamente Pd, Pdl e gli altri partiti sembrano aver trovato l’intesa solo su un piccolo particolare. Una modifica al testo che, sarà una caso, renderebbe incandidabile il Movimento Cinque Stelle. Nella tarda serata di ieri la commissione ha approvato un emendamento che sembra tagliato su misura. Una norma ad Grillum.

Tra poche ore la commissione Affari costituzionali si riunirà per discutere la riforma del Porcellum. La buona riuscita della trattativa sembra compromessa. «Non è un clima normale – ha spiegato poche ore fa il presidente Carlo Vizzini – Alla fine mi auguro che prevalga il buon senso». La svolta questa mattina. Accantonando settimane di trattative, il Pdl ha proposto un nuovo progetto. Nessun “ascensore”, come previsto dalla proposta Calderoli. Ma un unico premio di maggioranza al primo partito – qualora nessuno raggiungesse la soglia del 40 per cento – pari a 50 seggi. Un premietto di circa l’otto per cento. Per gli esponenti del Pd è una provocazione. Un modo come un altro per far saltare le intese e affossare la nuova legge elettorale. Perché il cambio repentino? L’indicazione sarebbe arrivata direttamente da Silvio Berlusconi. Così almeno si racconta nei Palazzi romani. Il Cavaliere avrebbe deciso di tornare alle urne con il Porcellum, dando mandato ai suoi uomini – attraverso il fedele Denis Verdini – di bloccare la trattativa.

Posizioni distanti tra i partiti. Eppure le distanze si colmano improvvisamente quando si parla di Grillo. Ieri sera è stato approvato un emendamento a firma Malan e Bianco – i due relatori – che di fatto vieterebbe al M5S la partecipazione alle elezioni. «Insieme ai contrassegni devono essere depositate le copie degli statuti dei partiti o dei gruppi apolitici organizzati».

Insomma, per partecipare alle elezioni non basterà avere un simbolo. Ma servirà anche uno statuto. Piccolo dettaglio: l’unico movimento senza statuto – come rivendicato dallo stesso blogger genovese – è proprio quello dei Cinque Stelle. La trovata dei senatori non è neppure troppo originale. Circa sei mesi fa ci avevano già provato i colleghi di Montecitorio. All’epoca si discuteva del provvedimento sui finanziamenti pubblici ai partiti. Anche allora era stato presentato un emendamento – poi approvato con i voti di quasi tutte le forze politiche – che limitava i fondi pubblici ai soli partiti in possesso di uno statuto.