Così è…se traspare. Storie di finanza e (mancanza di) trasparenzaPer spiegare ai politici lo spread, iniziamo a pagarli in Btp

Per spiegare ai politici lo spread, iniziamo a pagarli in Btp

Lo spread è legato alla probabilità. Ci fosse stato un politico, più o meno tecnico, che l’ha azzeccato! Lo spread è un termometro un po’ più sofisticato della probabilità che ai nostri regolatori  pare così difficile e pericolosa da diffondere. E i politici proseguono in una polemica senza senso. Per insegnare loro cosa è veramente lo spread sarebbe sufficiente pagarli in BTP. E potrebbe anche non essere una cattiva idea per allineare gli incentivi. 

Sentir parlare di spread come se ne sta parlando in questa campagna elettorale a uno che fa il mio lavoro fa lo stesso effetto che costringere un appassionato di punk ad assistere alla prima della Scala (e i lettori melomani possono pensare a un esempio di segno opposto). Parliamo dello spread come un termometro, ma non sappiamo di che. C’è chi dice: avevamo uno spread che eravamo quasi morti. C’è chi replica: macché, lo spread è stata una scusa per marcare visita (cambiare governo). E poi ci sono i populisti: ma dello spread del corpo ai milioni di piccole cellule che si sbattono dalla mattina alla sera che minchia gliene frega? E il corpo che sente questa animata discussione, e sente che la discussione è tra i medici che gli stanno preparando la cura per rimettersi, non può che toccarsi.

Mettiamo un po’ d’ordine in questo marasma. Lo spread segnala solo l’aumento del costo del debito? No. Se fosse solo questo avrebbe ragione Berlusconi, a novembre 2011 avremmo soltanto preso una botta di febbre. Lo spread è l’aumento del costo che le aziende pagano per finanziarsi? Sì e no. Lo spread può avere metastasi in molte parti del corpo, ma questa non è una conseguenza necessaria. Ci sono banche di paesi ad alto spread che hanno avuto spread inferiori del paese di riferimento.  Lo spread è una sorta di maledizione vudu che un sabba di banchieri ci ha scagliato in una notte di luna piena? Chi ci crede si faccia esorcizzare.

Vediamo dunque qual è il vero significato dello spread, e come si legge. In primo luogo la misura corretta dello spread NON è quella del rendimento dei Bto rispetto ai Bund: questa è una misura che ne ha dentro due, una che misura quanto al mercato fanno schifo i Btp e una che ci dice quanto fanno gola i Bund. Il vero spread che consideriamo in finanza è quello rispetto al tasso Irs (il cosiddetto asset swap spread), o quello dei Cds (credit defaul swap spread). Queste ultime due misure sono legate, nel senso che ci sono operatori che comprando su un mercato e vendendo sull’altro tengono i due spread vicini.

Ora, cosa significava al novembre 2011 avere uno spread di 500 punti base? La cosa è molto semplice. Anzi, sul mercato si chiama proprio così: “the simple rule”. Dividete 500 punti base per 100, per avere il dato percentuale: 5%. Poi, ecco “la regola semplice”: dividete 5% per quello che vi aspettate di perdere da un fallimento dello stato italiano. Supponiamo che sia il 60% . Ottenete: 5% diviso 60% uguale a 8,33%. Ora, se la misura dello spread è riferita a titoli o Cds a 5 anni, andate su un foglio Excel, e in una cella mettete il calcolo: “=1 – exp(–0,0833*5)”. Nella cella comparirà un numero: 34,0649%. Ecco cosa significa lo spread. E’ un termometro che ti dice: tra 5 anni hai il 34% di probabilità di essere morto.

Ecco il significato dello spread. Voleva dire che analisti, investitori, banche, cittadini, politici (perché non ho visto neppure politici, e neppure “lui”, fare incetta di Btp) erano concordi che c’era una probabilità su tre di non rivedere indietro i propri soldi. Vuole dire che eravamo in buona salute? Vuol dire che cambiare i medici che ci avevano in cura è stata una mascalzonata?

Ora abbiamo passato un anno in sanatorio, con una cura da cavallo. La nostra febbre è scesa a 320. Fate gli stessi conti, e trovate che ora abbiamo una probabilità su quattro di non arrivare a cinque anni. Meglio di una su tre, giusto? Pare di no. E’ materia di discussione. Discussione fatta di parole, e le parole in economia e finanza (molto più che in altri campi) se le porta il vento. Sarebbe stato più interessante e convincente sapere quanti Btp c’erano nei portafogli di Berlusconi e Mediaset, e di tutti quelli che dicono che si stava meglio quando si stava peggio, e soprattutto lo fanno parlando di spread a sproposito. Un modo per insegnare alla politica cos’è veramente lo spread ci sarebbe: pagare i costi della politica in Btp. Gli inglesi dicono: put your money where your mouth is. E forse avrebbe anche un effetto di incentivo a fare buona politica invece che cattiva informazione.

Tratto dal blog di Umberto Cherubini, Così è se traspare

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