«Il modo migliore per far fare un passo avanti alla società civile è fare un passo indietro». Era il 21 dicembre dello scorso anno. Presentando la sua Rivoluzione Civile, l’ex pm Antonio Ingroia si era rivolto così ai suoi compagni d’avventura. Quelli dall’ingombrante passato politico, almeno. Antonio Di Pietro, Oliviero Diliberto, Paolo Ferrero. Tutti ex ministri del centrosinistra, tutti esponenti di partiti politici ben radicati.
I tre sembrano averlo ascoltato. In campagna elettorale il passo indietro l’hanno fatto davvero. Poche apparizioni in tv, poca pubblicità, pochi manifesti in città. Chi si ricorda l’Italia dei Valori? Il partito dell’ex pm molisano sembra scomparso dalla scena. Le falci e i martelli di Rifondazione e dei Comunisti italiani si fa fatica a trovarli. Sul sito ufficiale del movimento di Ingroia non ce n’è traccia. Vicino al sorridente magistrato palermitano spicca solo il nuovo simbolo elettorale. Quello con il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo.
Nessuna foto, nessun richiamo agli alleati. Al posto del tradizionale colore rosso domina un rassicurante sfondo arancione. D’altronde Rivoluzione Civile è un contenitore moderno. Un’offerta nuova, lontana dalla politica degli ultimi anni. Meglio non dare troppa visibilità alle sigle di partito, metti che gli elettori si confondono.
Poca visibilità, ma un posto in Parlamento assicurato. Di Pietro, Diliberto, Ferrero – ma anche il presidente dei Verdi Angelo Bonelli – alla Camera torneranno di sicuro. Sono stati tutti inseriti nelle liste elettorali di Rivoluzione Civile. Magari non proprio ai primi posti, troppo evidenti. Ma in ottima posizione per assicurarsi un seggio a Montecitorio. L’unico ostacolo è rappresentato dalla soglia di sbarramento: la lista deve superare il 4 per cento.
Ovunque, gli elettori voteranno per Ingroia. È lui il capolista alla Camera in tutte le circoscrizioni. Un passo indietro – come aveva chiesto il magistrato – ecco spuntare gli ex ministri. E con loro i rispettivi uomini di fiducia. Partito per partito, distribuiti nelle liste con scientifica spartizione dei seggi.
Nuovo il simbolo. Nuovo il candidato premier. Meno nuove le candidature. Certo, Rivoluzione Civile apre a tanti esponenti dell’opinione pubblica. Dal giornalista Sandro Ruotolo all’ex grillino Giovanni Favia. Ma tanti sono anche i politici in cerca di conferma. Spicca l’Italia dei Valori. Antonio Di Pietro non correrà in Molise, ma in Lombardia, Emilia e Lazio. Curiosamente l’ex pm è sempre al terzo posto. Ecco l’escamotage. Grazie alle candidature multiple previste dal Porcellum – gli eletti in più circoscrizioni possono optare per un collegio, lasciando il posto a chi li segue in lista – la sua è comunque una posizione blindata.
E così ogni candidato è costretto a girare, virtualmente, il Paese. Inserito in più liste su e giù per lo Stivale. Con Di Pietro hanno ottime possibilità di tornare in Parlamento il senatore Fabio Giambrone (candidato in Piemonte, Lombardia e Sicilia) e i deputati Maurizio Zipponi (Toscana, Lombardia, Campania), Pierfelice Zazzera (Lombardia 1 e 2, Veneto) e Antonio Palagiano (Basilicata, Lazio 1 e 2). Ma anche i membri dell’ufficio di Presidenza del partito Carlo Costantini (Lazio 1 e 2, Abruzzo), Ivan Rota (Veneto, Marche, Puglia) e Ignazio Messina (Puglia e Campania). Corrono per Palazzo Madama, da capolista, il capogruppo alla Camera Antonio Borghesi e il senatore Luigi Li Gotti. Rispettivamente in Veneto e Sicilia.
Tenta l’approdo al Senato anche il segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto. Già ministro di Grazia e Giustizia con Massimo D’Alema, è capolista per Rivoluzione Civile in Emilia Romagna. Alla Camera un posto è stato assicurato a Orazio Antonio Licandro, coordinatore della segreteria nazionale dei Comunisti italiani. Presente sia nella circoscrizione toscana che in Campania.
E poi c’è la quota di Rifondazione Comunista. Il segretario Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà Sociale nell’ultimo governo Prodi, è stato candidato in Lombardia, Sicilia e Piemonte. Almeno due i membri della segreteria quasi certi di un seggio: il responsabile Comunicazione Claudio Grassi (Lombardia, Emilia e Lazio) e il responsabile Economia Augusto Rocchi (Veneto, Marche, Puglia). Riservato un posto alla Camera, in perfetto stile Cencelli, anche al presidente dei Verdi Angelo Bonelli. Candidato in Campania, Puglia e Piemonte.