Un governo d’emergenza da costruire attorno a poche, chiare, proposte. Un esecutivo di centrosinistra che possa incontrare il favore e i voti dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle. Pier Luigi Bersani ci sta lavorando da qualche tempo. Ma sarà mercoledì che la Direzione del Pd discuterà la strategia del segretario. La strada è quasi obbligata. Se dalle consultazioni del Quirinale verrà fuori un governo aperto a centrodestra e centrosinistra, il rischio è alto. A quel punto Grillo potrebbe legittimamente restare all’opposizione. Per gridare all’inciucio e passare all’incasso alle prossime – presumibilmente vicine – elezioni.
L’intenzione di Bersani è quella di “stanare” il blogger genovese. Allestire una sorta di Agenda Grillo e proporre un programma di governo appetibile ai parlamentari a cinque stelle. «Come noi rispettiamo gli elettori, anche Grillo li rispetti – ha sintetizzato qualche ora fa il segretario – I numeri li vede anche lui. Non pensi di scappare dalle sue responsabilità con delle battute. Ci si vede in Parlamento».
L’obiettivo è convincere il gruppo grillino a votare la fiducia al governo. È l’unica possibilità: senza il sostegno del M5S l’esecutivo non può nascere. E a nulla servono gli escamotage proposti in queste ore, come l’uscita dall’Aula dei Cinque stelle al momento del voto (basterebbe che li seguissero i senatori del Pdl per far mancare il numero legale). Quali sono le riforme su cui Pd e grillini possono trovare un accordo? Un buon punto di partenza è la Lettera agli italiani pubblicata da Grillo a inizio febbraio sul suo blog. Dove l’ex comico genovese ha elencato i venti punti cardine del suo progetto di governo.
Su alcune proposte l’accordo può essere trovato facilmente. Per iniziare, una nuova legge anti-corruzione. Magari più incisiva della norma introdotta dal governo Monti. E una legge sul conflitto di interessi. Entrambe le proposte avrebbero anche l’indubbio vantaggio di tenere a distanza il centrodestra. Escludendo qualsiasi sostegno di Silvio Berlusconi. Dalla segreteria Pd emergono altre riforme: dimezzamento degli stipendi e riduzione del numero dei parlamentari, green economy, lavoro. Sicuramente dovrà esserci spazio per una revisione della legge elettorale. Il progetto del doppio turno di collegio proposto dai democrat potrebbe essere una soluzione efficace.
Ma ci sono anche dei progetti del programma grillino che difficilmente il Pd potrebbe accogliere. È il caso del reddito minimo di cittadinanza. Beppe Grillo ne ha fatto una bandiera durante la recente campagna elettorale. Non a caso è il primo dei venti punti proposti sul suo blog. La proposta non sarebbe neppure irricevibile, peccato che Bersani l’abbia più volte criticata nelle settimane prima del voto. «E dove si trovano le coperture?». Si cerca un compromesso. Cesare Damiano, deputato democrat ex ministro del Welfare è d’accordo. «Il governo – racconta – dovrà sicuramente trovare soluzioni per tutti gli italiani che rimarranno senza reddito». Si parte dalla necessaria modifica della normativa sugli ammortizzatori sociali varata da Monti. «Dobbiamo intervenire – continua Damiano – per tutelare chi non ha più reddito. Penso agli esodati, ai lavoratori che esauriscono le tutele, ma anche agli artigiani e i piccoli imprenditori che chiudono bottega perché hanno crediti nei confronti dello Stato che non vengono pagati».
Più difficile trovare un accordo sul tema Tav. Il blocco della Torino-Lione è uno dei punti forti del progetto grillino. Il 15 febbraio uno dei comizi più seguiti del blogger genovese è stato organizzato in Val di Susa. E proprio in quelle terre il M5S è stato premiato da una valanga di voti. I parlamentari democrat del Piemonte nascondono a stento l’imbarazzo. Il sindaco di Torino Piero Fassino considera l’opera non discutibile. «A dire il vero non ne abbiamo ancora parlato – spiega il consigliere regionale Pd Mino Taricco, appena eletto alla Camera – Per quanto riguarda il tunnel di base la nostra posizione è sempre stata positiva, semmai qualcuno ha avanzato l’ipotesi di ulteriori approfondimenti su alcune parti interne della tratta». Sul tema il Pd non sembra disposto a cedere. Potrebbe spuntarla: nei venti punti “per uscire dal buio” di Grillo, l’alta velocità non è menzionata.
Riforma dopo riforma, prende corpo il progetto di governo che Bersani vorrebbe presentare al Colle. Ufficialmente il partito sembra allineato al segretario. In realtà la mancata vittoria elettorale sta creando qualche problema. I renziani – almeno quelli che sono stati eletti – sono in subbuglio. Non solo loro. Nel Palazzo si racconta che l’ex capogruppo Dario Franceschini si sarebbe opposto a concedere la presidenza di Montecitorio al Movimento di Grillo. Su quella poltrona aveva messo gli occhi da tempo. Le voci si infittiscono: l’ambasciatore di Berlusconi, Gianni Letta, avrebbe proposto al centrosinistra un governissimo guidato addirittura dal nipote. Il vicesegretario democrat Enrico. Non manca chi legge le aperture di Massimo D’Alema al Pdl – in un’intervista al Corriere della Sera – come l’ennesimo tentativo di scalata al Qurinale. Con buona pace del segretario e di chi spera in un accordo con il M5S.