Beppe Grillo l’aveva promesso: «Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno». È stato di parola. In nome della trasparenza il Movimento Cinque Stelle prova a occupare i ruoli chiave e gli incarichi più ambiti del Palazzo. A volte ci riesce, altre volte meno. Intanto le poltrone aumentano. Sarà del M5S un vicepresidente della Camera e un questore del Senato. E mentre gli onorevoli-cittadini chiedono di controllare la vigilanza Rai e il Copasir, in Transatlantico c’è chi scommette che alla fine i pentastellati riusciranno ad aggiudicarsi anche la presidenza di qualche commissione.
Spartizioni da prima Repubblica, come lamenta qualcuno? In realtà – dato il recente successo elettorale – il movimento di Grillo può legittimamente aspirare alla sua quota di incarichi. Pallottoliere alla mano è già tempo di polemiche. Grazie ai voti dei parlamentari Pd, nella serata di ieri sono stati eletti due parlamentari a cinque stelle: il ventiseienne Luigi Di Maio diventa vicepresidente della Camera, la toscana Laura Bottici questore del Senato. Ma per il MoVimento non è abbastanza. Si sperava di conquistare una poltrona da questore in ogni ramo del Parlamento. È questo l’incarico che permette di spulciare i bilanci del Palazzo e denunciare gli sprechi della Casta. E così alla fine la mancata elezione di Laura Castelli – proposta dal M5S per monitorare le spese di Montecitorio – fa tirare un sospiro di sollievo a molti.
«Il metodo è chiaro – racconta uno dei deputati a cinque stelle – Noi cerchiamo di prendere tutto quello che possiamo. Ma se otteniamo qualcosa, gli altri partiti non si aspettino scambi». Al Partito democratico lo hanno capito. Ecco perché molti parlamentari non condividono la scelta del segretario Bersani, intenzionato a coinvolgere il più possibile il Movimento di Grillo. «Noi continuiamo a fargli regali – si lamentano in tanti – e quelli nemmeno ci parlano».
Ma non ci sono solo gli uffici di presidenza di Camera e Senato. Dopo la costituzione dei gruppi parlamentari, nei prossimi giorni ogni partito dovrà indicare i suoi rappresentanti nelle commissioni. I grillini hanno già iniziato a scegliere. Non è facile. Come era ipotizzabile, alcune assemblee sono richiestissime. Altre molto meno: alla Camera la commissione Difesa non la vuole quasi nessuno. Alla fine qualche deputato a cinque stelle dovrà sacrificarsi. Una volta che il governo sarà entrato in carica, inizieranno a lavorare anche le commissioni. Secondo il principio bersaniano di “corresponsabilità”, qualche presidenza potrebbe toccare anche ai Cinque Stelle. Con buona pace dei deputati democrat che già puntavano a un incarico di consolazione.
Non è ancora tutto. Ieri al Quirinale l’ennesima sorpresa. Convocata dal presidente della Repubblica per le consultazioni, la delegazione grillina ha chiesto un governo a cinque stelle. In caso contrario – come forza di opposizione – il MoVimento si aspetta la presidenza della Vigilanza Rai e del Copasir. Due commissioni che per prassi istituzionale vengono affidate a un esponente della minoranza.
La richiesta del Copasir gela il sangue a diversi parlamentari. Il comitato per la sicurezza della Repubblica non è una commissione qualsiasi. Istituto sei anni fa, è l’organismo che controlla i servizi segreti. Altro che dirette streaming. La gestione dei rapporti con gli 007 è questione delicata. Non a caso l’assemblea è particolarmente ridotta: ne fanno parte solo dieci parlamentari tra Camera e Senato. «I grillini hanno chiesto la presidenza? – dice il componente Ettore Rosato, Pd – Non mi stupisce affatto. Fino a questo momento l’iniziativa politica del Movimento Cinque Stelle si è limitata a una lunga richiesta di poltrone».
La trasparenza qui è vietata. Anzi, è la stessa legge istitutiva del Copasir a obbligare i membri del comitato alla segretezza «Un obbligo che si concilia piuttosto male con chi è solito relazionare tutto a Casaleggio» continua Rosato. «Il Copasir tratta abitualmente informazioni di grandissima rilevanza per la sicurezza dello Stato. Documenti che finora non sono mai usciti da quella stanza. Non ho alcun pregiudizio, ma sono molto preoccupato che qualcuno possa diffondere notizie riservate. E non parlo solo di dati che arrivano dai Servizi. Al Copasir ci scambiamo anche informazioni con i paesi alleati».
Più simbolica l’occupazione della Vigilanza Rai, la bicamerale che controlla l’attività del servizio radiotelevisivo nazionale. «Se qualcuno ha paura che un presidente grillino possa sabotare o bloccare i lavori può stare tranquillo» scherza l’ex presidente Mario Landolfi. Il pidiellino ammette di essere stato un presidente «piuttosto interventista». Ma neppure lui è riuscito «a oscurare i canali tv». Il progetto di riforma della Rai proposto da Grillo rischia di rimanere irrealizzato. Il compito spetta al Parlamento, non alla Vigilanza. «Il presidente non può spostare giornalisti – continua Landolfi – e c’è bisogno dell’autorizzazione delle Camere persino per chiedere un’audizione dei direttori dei Tg». Insomma, nessuna rivoluzione. Chissà se i grillini lo sanno.