Questa impasse post elezioni è l’occasione buona per un cambio generazionale nel potere italiano. A crederlo è il columnist del Financial Times Wolfgang Münchau, che alla svolta dà anche un nome e un cognome: Matteo Renzi. Münchau parte dalla considerazione che il voto ha segnato un netto abbassamento dell’età media dei parlamentari e ricorda come il 45% dei giovani abbia messo la croce in cabina elettorale sul Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, dimostrando una netta volontà di rottura col sistema. In questo scenario, ritiene che il trentottenne sindaco di Firenze sia la persona più adatta ad assumere il ruolo di primo ministro.
Di Matteo Renzi scrive che «è più radicale di quanto non fosse Tony Blair nei primi anni Novanta, quando riformò un Partito laburista britannico riluttante al cambiamento». E, che all’interno «un sistema politico italiano essenzialmente corrotto ha combattuto quelle storture con una forza non inferiore a quella di Grillo, sebbene lui sia membro di un partito reale e abbia un ruolo istituzionale». Qual è allora il problema? «Che Renzi ha perso le primarie contro il segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani, e quindi non ha un mandato politico per formare un governo». Münchau è però scettico su ogni altra opzione. Bersani non ha i numeri al Senato e un’eventuale governo sarebbe debolissimo. Un governo tecnico, un «Monti senza Monti» non è convincente. E lo spettro di Grillo, e di un eventuale referendum per la permanenza dell’Italia nell’euro, porterà – secondo il columnist – a mesi di depressione con nessun investitore estero che porterà più i suoi soldi in un Paese soggetto a incertezze così gravi».