Grillo e Napolitano, i due nemici iniziano a piacersi

Storia di un rapporto difficile

Erano acerrimi nemici, sono diventati leali avversari. Non si sopportavano, ora si stimano. Giorgio Napolitano e Beppe Grillo non si sono mai amati. Accuse, ironie, frecciate a distanza. Il rapporto tra il presidente della Repubblica e il leader Cinque Stelle è sempre stato scandito da insofferenza reciproca. Eppure dopo il voto qualcosa è cambiato. Ora i due si rispettano. E iniziano quasi a piacersi. Nessuna esagerazione, i fronti restano sempre opposti (uno è il nemico numero uno del Palazzo, l’altro il suo massimo rappresentante). L’ultima decisione del presidente di nominare dieci saggi a cui affidare le riforme del Paese potrebbe essere il prossimo argomento di scontro. Ma è innegabile che tra il presidente della repubblica e Grillo l’aria sia cambiata.

Tutti ricordano gli attacchi del blogger genovese al Quirinale. Le critiche a Morfeo, il presidente addormentato. Gli sprechi del Colle e gli inaccettabili privilegi di Re Giorgio «’o guaglione». Per non parlare di quegli inviti, mai troppo educati, a un rapido pensionamento di Napolitano. In pochi hanno memoria delle risposte. Già, perché anche il capo dello Stato non ha mai avuto troppo in simpatia l’ex comico genovese. La battuta più nota risale allo scorso maggio. Di fronte alla prima affermazione del Movimento Cinque Stelle alle elezioni amministrative il presidente sarcastico commentò: «Boom? Di boom ricordo solo quello degli anni Sessanta, altri non ne vedo». Qualche settimana prima, durante le celebrazioni del 25 aprile, aveva avvertito gli italiani di non lasciarsi tentare da «populismo» e «demagoghi di turno». Un’accusa senza riferimenti espliciti, che a molti era parsa indirizzata proprio a Grillo. D’altronde, spiegò in estate il presidente, «la rete non è il luogo delle decisioni politiche, che appartengono ai partiti».

Botta e risposta. Attacco e contrattacco. Fino a quando tra i due è scoppiata la pace. Di più, il rispetto reciproco. Merito inconsapevole al candidato cancelliere dell’Spd Peer Steinbrueck, che all’indomani delle elezioni italiane aveva attaccato Berlusconi e Grillo, definiti due clown. Dura e immediata la risposta di Napolitano, che in Germania per un giro di incontri istituzionali decise di disertare il faccia a faccia con il politico tedesco. «Ieri ho visto il mio presidente della Repubblica – così Grillo sul suo blog – Un italiano che ha tenuto al schiena dritta. Chapeau». Elogio ricambiato a stretto giro. «Ho letto e apprezzato queste parole» faceva sapere il capo dello stato ancora in Germania.

Piano piano i due hanno iniziato ad annusarsi. Fino al giorno delle consultazioni al Quirinale. Il primo vero incontro. Grillo sale al Colle per confermare la decisione di non appoggiare alcun governo, ma in un’ora di chiacchierata gli avversari scoprono di piacersi. Altro che Morfeo. «Sì, sì, mi è piaciuto molto» racconta il blogger genovese appena uscito dallo studio alla vetrata, come rivela una ripresa rubata. «Dovremo smettere di chiamarlo Morfeo». Non c’è solo rispetto reciproco. Tanto è vero che nel comunicato ufficiale che il Quirinale dirama al momento di preincaricare Pier Luigi Bersani, Napolitano consegna ai posteri un evidente riconoscimento del M5S. «Non si può ignorare – queste le parole del capo dello Stato – la vastità e acutezza del malessere sociale che si è manifestato nel voto, insieme con l’asprezza dell’insoddisfazione e della polemica nei confronti del sistema dei partiti e dei vigenti meccanismi politico-istituzionali. Di qui le istanze di radicale cambiamento che mi sono stata manifestate “Movimento 5 Stelle”, confortato da un rilevante successo elettorale». L’impressione è che nel Palazzo il vecchio presidente – tra i protagonisti della prima Repubblica – sia uno dei pochi ad aver capito il significato e la portata del fenomeno grillino.

E così al momento di aprire un secondo giro di consultazioni, Grillo sente il dovere di chiamare il Colle. Non può partecipare all’incontro, ma in mattinata telefona al Quirinale per scusarsi. Una chiamata cordiale. Una cortesia istituzionale nei confronti di Re Giorgio ’o guaglione, chi l’avrebbe mai detto? Ieri il colpo di scena. La scelta del presidente della Repubblica di congelare il governo Monti a Palazzo Chigi viene festeggiata dai grillini come un successo personale. Il Movimento proponeva da giorni di prorogare l’esecutivo e avviare senza ulteriori indugi i lavori del Parlamento. La decisione del Colle viene letta come un riconoscimento della propria linea.

Difficile che Napolitano si sia ispirato alle dichiarazioni del capogruppo 5 stelle Vito Crimi per sciogliere l’aggrovigliato nodo istituzionale. Ma il risultato è evidente. «La scelta di Napolitano ci piace» spiegava nel pomeriggio il responsabile comunicazione Claudio Messora. «Il presidente Napolitano, nel suo discorso di oggi, ci ha dato ragione» festeggiava Crimi. Certo, oggi forse sarà il giorno delle polemiche. Bastone e carota. La nomina delle due commissioni di lavoro e dei dieci saggi ha già sollevato le critiche di molti grillini. Il portavoce dei senatori M5S ha già rivisto il giudizio sul presidente: «Avrei difficoltà a sedermi ad un tavolo con queste persone immaginandole come saggi facilitatori». Qualcuno attende anche un post del leader per criticare la decisione del Colle. Eppure è innegabile, tra Grillo e il presidente l’aria è cambiata.