Grillo non va in televisione ma ne crea una tutta sua

La diretta della riunione del Movimento 5 Stelle

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Nel trambusto pre e post-elettorale i riflettori restano accesi h24 sul Movimento Cinque Stelle, un po’ per la valanga di voti incamerati, un po’ per l’interesse dei media nel sondare volti e mosse di un soggetto politico tanto nuovo quanto complesso. Col passare dei giorni i neoeletti cominciano ad affacciarsi negli studi tv, seduti in poltrona o in collegamento: tra i più visti ci sono Marta Grande, Davide Barillari e Alessandro Di Battista

Sorridono, argomentano, si concedono ai cronisti dopo il divieto imposto in campagna elettorale e ora confermato dal “codice di comportamento” apparso sul blog di Beppe Grillo. Lo stesso leader è stato più volte accusato da stampa e avversari di rifiutare il confronto, sottrarsi alla tv, sfuggire alle domande dei giornalisti. Niente talk, niente faccia a faccia, nemmeno un’ospitata da Santoro, annullata pure l’unica intervista concordata con Ilaria D’Amico per SkyTg24. Insomma, niente di niente.

Eppure, oltre alla visibilità “di ritorno” ottenuta sul tubo catodico, Grillo una tv se l’è creata. Non proprio lui. Ma il movimento, povero di soldi e prodigo di idee, ha partorito un mezzo artigianale per garantire la copertura dello Tsunami Tour. E’ una web tv «nata alla garibaldina» per bocca degli stessi presentatori, si chiama La Cosa ed è animata da Salvo Mandarà, ingegnere elettronico di 46 anni che ha cominciato per caso e poi è diventato l’occhio ufficiale del movimento, osannato dal leader e attenzionato pure dal Foglio, che gli ha dedicato un lungo ritratto foriero di polemiche. Siciliano trapiantato ad Abbiategrasso, Mandarà si è messo in aspettativa e ha seguito Grillo sul camper durante il tour, calcando i palchi con la telecamera per fornire le dirette degli show agli internauti.

In poco più di un mese di vita, La Cosa si è affermata come “tv di stato” e pensatoio web dei Cinque Stelle, arrivando a trasmettere in streaming l’attesissima riunione romana tra Beppe Grillo e i neoeletti. D’altronde, già da alcune settimane, il canale web traccia il solco con i media tradizionali, tanto che la sera di lunedì 25 Grillo non ha concesso alcuna dichiarazione post-voto ai giornalisti assiepati sotto la sua villa di Sant’Ilario. L’inviato di Bruno Vespa e colleghi sono rimasti a bocca asciutta perché dalle stanze della propria residenza, coccolato da plaid e camomilla, il comico genovese ha parlato in esclusiva a La Cosa, con cui si è collegato telefonicamente per quello che lui stesso ha ribattezzato «il discorso alla nazione».

Ma come funziona La Cosa? Il palinsesto è artigianale al pari della sede che lo ospita: lo studio di registrazione milanese è un’anonima stanza con il logo del M5s e un pugno di foto appese al muro. Un prodotto grezzo, all’amatriciana, che però, fa notare la critica tv di Europa Stefania Carini, trasuda «l’entusiasmo anche naif per una cosa nuova fatta con le tue mani e che rompe un monopolio». Ci sono programmi di musica rigorosamente creative commons (libera dai diritti di proprietà), presentazioni di libri, discussioni politiche con gli eletti del M5s e interazioni con gli utenti tramite chat. Alla conduzione si alternano attivisti e vj di Reset Radio coadiuvati da opinionisti “d’area” come Piero Ricca, Marco Travaglio, Dario Fo e il blogger Claudio Messora, protagonista del dibattito web nelle ultime ore.

Non si parla di Auditel, ma i pur piccoli numeri della tv («e a costo zero», dicono dal Movimento) hanno segnato dei record. Come i 10.000 web spettatori per lo show a Firenze, i 18.500 di Genova, i 30.000 per la tappa milanese dello Tsunami Tour in Piazza Duomo o i 110.000 incollati ai monitor per la gran chiusura in Piazza San Giovanni a Roma. Il canale è disponibile sul blog di Beppe Grillo e su Youtube, dove attualmente vanta 78.000 iscritti e ospita un piccolo archivio con i video della vita politica a cinque stelle. Senza spot, il tutto è amplificato dal passaparola dei social: su Facebook La Cosa conta ventimila fan, mentre dalle parti di Twitter la web tv rimbalza grazie all’account di Beppe Grillo, megafono per un milione di follower.

«La Cosa continuerà sicuramente», ha garantito Mandarà sul palco di piazza San Giovanni, nonostante la “ragione sociale” dica che sia nata per documentare lo Tsunami Tour, ad uso e consumo della campagna elettorale. Adesso che l’ondata di voti ha spalancato le porte del Parlamento, la tv fatta in casa, infarcita di web e partecipazione, si prepara a giocare da house organ e laboratorio politico per la futura comunicazione degli onorevoli grillini, che in una qualche misura dovrà istituzionalizzarsi.

Nella sfida per il futuro rientrano pure i dubbi dell’opinione pubblica circa la trasparenza delle decisioni interne al movimento, esemplificate dalla domanda di Gramellini sulla Stampa: «a cosa serve accendere una webcam in Parlamento se poi l’ufficio della Casaleggio rimane al buio?». Quale che sia la risposta, nella tv stellata già si parla di videochat, discussioni con esperti, streaming dal Palazzo, hangout con gli elettori. Basteranno i mezzi web o bisognerà arrendersi ai salotti della generalista? La scommessa vale una legislatura.   

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