Pd e Pdl ipotesi grande abbraccio. Grillo ha vinto

La profezia del comico genovese sembra avverarsi

«Destra e sinistra erano già alleati prima, con Monti. Lo saranno ancora». Beppe Grillo ne è convinto da tempo. Una volta terminato il gioco delle parti, Pdl e Pd torneranno a governare insieme. È la teoria massima dell’inciucio. Una profezia che ora rischia di avverarsi.

Terminata la seconda e ultima giornata di consultazioni al Colle, i contatti tra le parti sono già iniziati. Certo, a Largo del Nazareno qualcuno ancora spera nel miracolo. Si sogna un governo di centrosinistra, magari con il sostegno a sorpresa del Movimento Cinque Stelle. Eppure è sempre più probabile che Bersani dovrà rivolgersi altrove. Enrico Letta e Angelino Alfano sono a lavoro per studiare un percorso condiviso. Si ragiona su nomi, percorsi, scenari. Ma si ragiona assieme, ecco la novità.

Era quello che ieri mattina la delegazione berlusconiana aveva chiesto al Quirinale. Una linea sposata da Napolitano. Anche per questo nelle ultime ore a Palazzo Grazioli si sta tentando di ammorbidire i toni esasperati degli ultimi giorni. A partire dalla grande manifestazione convocata sabato a Roma. Doveva essere una mobilitazione contro gli attacchi della magistratura al Cavaliere (un appuntamento poco in linea con la nuova fase di “concordia”). Stando alle ultime indicazioni sarà un incontro su economia e lavoro.

Intanto il vaticinio di Grillo diventa realtà. La profezia dell’inciucio. Non era una sparata da comico, ma un’intuizione da politico navigato. Nell’attesa di un accordo tra Pd e Pdl il blogger genovese ha costruito la strategia degli ultimi mesi. La scommessa è chiara: dopo un altro governissimo, le quotazioni del MoVimento saliranno alle stelle.

«Presidente, la prossima volta che salirò al Colle lo farò per prendermi l’incarico» ha spiegato Grillo a Napolitano durante l’incontro di ieri mattina al Quirinale. A conti fatti, sembra aver visto più lontano di tutti. Se davvero nascerà un’intesa Pd-Pdl, il vero vincitore sarà il M5S.

Grillo ha respinto con pazienza tutte le offerte di Bersani. Il segretario democrat aveva iniziato a corteggiarlo il giorno dopo le elezioni. Prima la proposta di un accordo di governo in nome del rinnovamento. Poi l’invito costruito attorno agli otto punti di governo. «Se Grillo vuole davvero il cambiamento – così Bersani sperava di mettere l’ex comico con le spalle al muro – ora ha la possibilità di dimostrarlo». 

Niente da fare. Grillo ha tenuto il punto. «Pd e Pdl per noi sono la stessa cosa» spiegavano un po’ impauriti i parlamentari a cinque stelle nelle prime uscite a Palazzo. Parola d’ordine: nessuna collaborazione con il Partito democratico. Ora la strategia potrebbe dare i suoi frutti. Il governo che nascerà in tempi relativamente brevi rischia di scontentare molti. Anche tra gli elettori del Pd. «Non chiamiamolo governo di larghe intese, né governo del presidente» ragionava con amarezza un deputato democrat in Transatlantico. «Saremo costretti a sostenere un governo con Berlusconi. Punto». 

Un governo a scadenza, insomma. Destinato a durare qualche mese, forse un anno. Giusto il tempo di far aumentare ancora di più il numero degli elettori grillini. In teoria Pd e Pdl avrebbero una via d’uscita. «Grillo si batte sfidandolo sul suo terreno» profetizzava Matteo Renzi. Per presentarsi con fiducia alle elezioni, basterebbe approvare quelle poche riforme che il Paese chiede. Una nuova legge elettorale che riavvicini i cittadini agli eletti. Una seria sforbiciata alle spese di Palazzo. Magari ricorrere a quelle norme per la sobrietà della politica a di cui spesso parla Bersani. Ovviamente eliminare i finanziamenti pubblici ai partiti.

Per sconfiggere Grillo, Pd e Pdl dovrebbero approvare queste poche riforme. Ma nell’ultimo anno e mezzo non sono riusciti nemmeno a cambiare il Porcellum. Ecco perché il leader del Movimento Cinque Stelle da stasera è più tranquillo. «Presidente, la prossima volta che salirò al Colle, lo farò per prendermi l’incarico». 

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