L’ignara coppia di turisti stranieri non fa neppure in tempo a scendere dal taxi. Pochi istanti e i due giovani vengono accerchiati da una selva di microfoni e telecamere. «Camera o Senato?», «In che circoscrizione siete stati eletti?». Ci vogliono alcuni minuti, poi i cronisti si accorgono che gli intervistati non solo non sono parlamentari del Movimento Cinque Stelle. Ma non parlano neppure italiano. Sono da poco passate le 15, all’Hotel Saint John di Roma è appena partita la caccia al grillino. Scene surreali di una giornata di follia collettiva.
I nuovi eletti a cinque stelle arrivano nella Capitale e la Città Eterna scopre una nuova ossessione. Già dalla mattina i giornalisti vengono sguinzagliati per il centro storico in cerca di deputati e senatori M5S. Il nuovo oggetto misterioso della politica italiana.
A Roma c’è il sole. È la prima domenica primaverile dell’anno. Molti professionisti dell’informazione sono costretti a trascorrerla per strada, penne e taccuini a portata di mano, alla ricerca dello scoop del momento. La tradizionale giornata a porte aperte di Montecitorio – organizzata ogni primo fine settimana del mese – diventa l’evento più ambito. In rete alcuni deputati grillini hanno invitato i cittadini a partecipare alle visite guidate del Palazzo. Davanti l’ingresso principale, sotto l’antico obelisco egizio, si radunano migliaia di persone. I giornalisti si scatenano lungo la fila di chi attende di entrare. Si cercano i nuovi parlamentari del M5S. Ce n’è più d’uno, raccontano i bene informati. Ma sono mimetizzati tra la folla. L’impresa non è facile: nessuno li conosce. In assenza di meglio, sulle agenzie cominciano ad apparire le prime, improponibili, interviste ad anonimi “attivisti” del movimento.
Nel giro di poche ore la domenica si tinge di giallo. Corre voce che Grillo e Casaleggio abbiano organizzato un incontro con i nuovi eletti. Vertice rigorosamente “segreto”, ça va sans dire. La stampa in piena ossessione grillina inizia a cercare. Dove potrebbe avere luogo l’assemblea? Qualche cronista si fionda all’Hotel Ergife, estremità ovest della Capitale. Il grande albergo sull’Aurelia è la sede dei grandi convegni politici e dei principali concorsi pubblici che si tengono in città. «È vero, sono venute già diverse persone – raccontano divertiti gli addetti al ricevimento – Ma noi non sappiamo nulla. Forse nella sala qui vicino…».
Il cerchio si stringe. Qualche settimana fa Grillo aveva convocato una conferenza stampa all’Hotel Rex, di fronte al Teatro dell’Opera. Un incontro con la stampa per denunciare il maldestro tentativo di chi aveva depositato al Viminale un contrassegno simile a quello del Movimento Cinque Stelle (poi non ammesso). Chi era presente ricorda la piccola sala convegni. Troppo piccola per ospitare gli oltre 150 parlamentari appena eletti. Si punta decisi sull’Hotel Saint John, zona San Giovanni. A due minuti dalla stazione Termini e a pochi metri dalla grande piazza dell’ultimo comizio di Grillo. Lo stesso albergo dove alcuni attivisti Cinque stelle avevano atteso i risultati elettorali la notte del voto.
Il vertice è stato effettivamente organizzato qui. In breve tempo si riversano fuori dall’hotel decine di giornalisti, fotografi, troupe televisive. Scene improbabili. Sull’altra sponda del Tevere l’addio di Benedetto XVI deve aver fatto meno rumore. Il vero conclave – a giudicare dalla presenza dei cronisti – si celebra al Saint John. Verso le 14.30 arrivano i primi parlamentari. Una settantina. Una scala a chiocciola conduce alla sala dove si tiene l’incontro. A fermare i curiosi sono due attivisti, che bloccano l’ingresso ai non eletti. Qualcuno riesce a sbirciare dentro: le sedie sono state sistemate a cerchio. Girano alcune foto rubate, c’è persino chi riesce a imbucarsi. «L’incontro serve solo per conoscersi – spiega uno dei due attivisti – molti dei nuovi eletti non si sono mai visti».
In cerca di un deputato, i fotografi presidiano la hall immortalando i clienti un po’ intimiditi. I grillini, quelli veri, attraversano la sala in silenzio. Sorpresi e imbarazzati. Il barista dell’albergo si gode il suo attimo di notorietà. Intervistato da una troupe televisiva racconta il suo incontro con i nuovi parlamentari. «Mi sono sembrati molto socievoli, disponibili». Gli esperti di grillismo ormai sono ovunque. Alla fine gli operatori video riescono a strappare una promessa: al termine del vertice potranno riprendere la sala dell’incontro. Il classico “giro di tavolo”, come nei più importanti Consigli dei ministri.
Qualche centinaio di chilometri più a nord, le scene si ripetono. Da almeno un paio di giorni diversi cronisti sono accampati fuori dalla villa di Grillo a Marina di Bibbona, vicino Livorno. La morbosità dell’informazione ha già raggiunto livelli preoccupanti. Per tutto il giorno i professionisti dell’informazione rilanciano le poche novità di cui riescono a venire al corrente. L’uscita del domestico per ritirare il pranzo al ristorante “Il bolognese” diventa la notizia della mattinata. I giornalisti più scaltri riescono persino a conoscere i dettagli del menù: tortellini ricotta e spinaci con ragù di carne. La frustrazione è tanta. Come ormai avviene da qualche tempo, il leader del Movimento Cinque Stelle accetta di parlare solo con la stampa straniera. Viene fatto entrare nella villa un cronista del settimanale inglese Time. Più tardi rilascia un’intervista agli inviati del New York Times. In attesa della partenza per Roma, ai giornalisti italiani non resta che inseguire Grillo mentre incappucciato fa jogging sulla spiaggia. Immagini paradossali, che finiscono immediatamente sui principali telegiornali.