Chissà se Giorgio Napolitano ha già trovato il suo uomo. Magari stamattina al Quirinale è andato a segno il primo colpo. Nemmeno il tempo di iniziare le consultazioni e il capo dello Stato potrebbe aver individuato la soluzione al problema.
Pietro Grasso, presidente del Senato. Il profilo è quello giusto. L’ex magistrato è una figura tanto autorevole quanto lontana dagli apparati di partito. Novità, quindi. E prestigio. Già capo dell’Antimafia, Grasso è una delle poche personalità in grado di raccogliere un consenso trasversale. Lo dimostra la sua recente elezione alla presidenza di Palazzo Madama, conquistata anche grazie ai voti di alcuni parlamentari a cinque stelle. Persino il “mangia Pm” Berlusconi ha definito «ottimo» il discorso di insediamento dell’ex magistrato a palazzo Madama. E poi rappresenta una scelta impeccabile anche dal punto di vista istituzionale. Dopo la recente elezione, il presidente del Senato rappresenta la seconda carica dello Stato.
C’è da scommettere che Napolitano e Grasso ne abbiano parlato. Non un semplice scambio di battute. L’incontro tra il presidente e l’ex magistrato – fissato per le 10 nello studio alla Vetrata del Quirinale – è durato più del previsto. Il calendario delle consultazioni aveva assegnato al faccia a faccia tre quarti d’ora al massimo. Ma i due si sono presi tutto il tempo necessario. E quando alle 10.45 è arrivata al Colle Laura Boldrini, la presidente della Camera ha trovato la porta chiusa.
Non è un mistero che Napolitano sia intenzionato a trovare un esecutivo. Se Pier Luigi Bersani è convinto di avere i numeri toccherà a lui, dopo aver convinto il capo dello Stato. Altrimenti si renderà necessario dar vita a un governo di scopo. Guidato da una personalità autorevole, ma lontana dalle logiche di Palazzo. Espressione di rinnovamento. Insomma, uno alla Pietro Grasso. Su questo argomento Napolitano è stato chiaro. Il suo pensiero lo espresso più volte. Guarda caso stamattina è stato proprio Grasso a ribadire il punto, subito dopo l’incontro con il presidente della Repubblica. «Con il presidente – la brevissima dichiarazione – abbiamo riscontrato la concorde determinazione della necessità assoluta di dare un governo al Paese».
Certo, l’ex magistrato è stato appena nominato alla presidenza del Senato. Difficile che possa già lasciare la poltrona. Le obiezioni all’ipotesi di un incarico sono numerose. Probabilmente anche fondate. Eppure quella di Grasso resta una delle poche alternative reali. Nel Palazzo se ne discute da qualche giorno.
Sono almeno tre le strade che portano al presidente del Senato. La prima, la più improbabile, è che a farsi da parte sia lo stesso Bersani. Quando il segretario Pd capirà di non avere i numeri a Palazzo Madama, indicherà lui stesso Grasso al Colle. Un gesto di generosità e responsabilità, per garantire un governo al Paese. Più facile che Pietro Grasso – o chi per lui – entri in gioco dopo un tentativo andato a vuoto di Bersani. Insomma, venerdì il candidato premier del centrosinistra riceverà un pre-incarico da Napolitano. Confermata l’indisponibilità del Movimento Cinque stelle a votare la fiducia, si apriranno le porte a un governo di scopo. Ma da stamattina c’è anche un terzo scenario. Un rinvio dell’incarico a Bersani, magari di qualche giorno. Giusto il tempo di permettere a un’altra personalità di prestigio di esplorare partiti e leader politici. Una sorta di ambasciatore del Colle per verificare le reali possibilità di un governo Bersani. Il nome? Pietro Grasso, ovviamente.