Venerdì di passione, scende in campo Napolitano

Consultazioni lampo. I grillini e l’ipotesi fiducia a un governo “pseudo tecnico”

Bersani-Napolitano, si va ai supplementari. La partita tra il premier incaricato e il presidente della Repubblica non è finita. Le consultazioni svolte negli ultimi giorni dal segretario Pd non hanno portato all’esito sperato. Quei numeri «certi» che Napolitano aveva chiesto per inviare il governo Bersani alla prova delle Camere ancora non ci sono. Allora il capo dello Stato si prende un’altra giornata di riflessione. Domani ci sarà un rapido giro di consultazioni con i principali gruppi parlamentari. Servirà per verificare le reali possibilità di un esecutivo guidato dal leader democrat. E, in caso contrario, per indicare una diversa via d’uscita e superare la fase di stallo.

Un incontro serrato, quello tra Napolitano e Bersani. Ma nessun braccio di ferro, come in molti temevano. Il segretario ha tenuto il punto. Davanti al presidente della Repubblica ha dovuto ammettere di non aver trovato i numeri richiesti. Ma ha confermato di poter ottenere la fiducia delle Camere. D’altronde il centrosinistra ha la maggioranza assoluta a Montecitorio e la maggioranza relativa al Senato – questo il ragionamento – il tentativo di formare un esecutivo non può non passare dal Pd. Il buco nell’acqua delle consultazioni? La responsabilità sarebbe del Popolo della Libertà. Di quelle «preclusioni e condizioni non accettabili» che Bersani denuncia nella breve conferenza stampa al termine dell’incontro. Insomma, quella richiesta di intesa sul prossimo capo dello Stato che Berlusconi avrebbe avanzato, incontrando il rifiuto del leader democrat.

Il presidente della Repubblica non chiude al segretario Pd. Non ancora, almeno. Ma si prende in carico la responsabilità di risolvere la questione. Sarà il capo dello Stato a guidare il Paese fuori dall’impasse istituzionale. Farà il tutor. Spetterà a lui trovare un punto di accordo tra le principali forze politiche, che domani saliranno al Quirinale per il secondo giro di consultazioni. Un ruolo da protagonista che a dire il vero Napolitano non ha mai evitato (neppure quando qualcuno gli consigliava di dimettersi con qualche mese di anticipo per lasciare gestire la difficile fase al suo successore).

Sarà l’ex ministro dell’Interno a verificare la percorribilità della strada indicata da Bersani. Ovviamente lo farà senza alcun vincolo. Domani il capo dello Stato sfrutterà il suo ruolo super partes per cercare di favorire una convergenza tra le parti. Il nodo è sempre il nome del prossimo presidente della Repubblica? Magari le sue capacità di mediazione potranno aiutare a sbrogliare la matassa. Certo, le possibilità restano poche. Soprattutto se, come confermato, il Pdl rimarrà fermo sulla propria posizione: governo di larghe intese o voto.

Nonostante tutte le difficoltà, il leader Pd resta ancora il premier incaricato. Quando al Quirinale è appena finito il colloquio tra Bersani e Napolitano, servono alcuni minuti per scrivere il comunicato ufficiale. Poche righe, studiate con cura. Lette e rilette con attenzione. E sono proprio le parole di quel documento che, spiegano al Colle, chiariscono la situazione. Bersani non rinuncia all’incarico. Non lo dice durante il suo breve intervento, né il segretario della presidenza della Repubblica Donato Marra pronuncia mai quel termine. Semmai il mandato di Bersani può essere considerato “congelato”. Le consultazioni del leader Pd? Non sono andate come si sperava, ma non sono state del tutto fallimentari. Piuttosto «l’esito non è stato risolutivo».

Un esito «non risolutivo». In un primo momento sembrava un modo elegante per dare il benservito al segretario Pd. Una formula attenta al galateo istituzionale con cui il Quirinale considerava concluso il tentativo di Bersani e apriva a un governo del presidente. Non è così. Non ancora. «Il presidente della Repubblica – si legge – si è riservato di prendere senza indugio iniziative che gli consentano di accertare personalmente gli sviluppi possibili del quadro politico-istituzionale». Se Bersani è convinto di poter andare avanti – del resto durante il colloquio con Napolitano avrebbe chiesto al presidente più tempo per sciogliere la riserva – sarà il capo dello Stato a verificare l’ipotesi. In caso contrario, nessuna ulteriore perdita di tempo. Al Colle sottolineano quel «senza indugio». Le consultazioni di domani serviranno a Napolitano anche per tracciare la strada di un governo del presidente. Un esecutivo di larghe intese – magari guidato da una personalità esterna al mondo della politica – a cui il capo dello Stato sta pensando già da qualche giorno. 

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