Andò ospite dalla D’Urso, l’M5S lo espelle in streaming

Violato il no ai talk show

Dopo giorni di polemiche, la notizia è ufficiale: il senatore Marino Mastrangeli, 41 anni, poliziotto originario di Cassino, è il primo espulso dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle e adesso sarà sottoposto al giudizio del web. Mastrangeli ha violato il regolamento partecipando a un talk show. Non una, ma due volte. Prima a marzo e poi ad aprile. Senza avvertire i colleghi si è collegato con Pomeriggio Cinque di Barbara D’Urso. Nel mezzo, ha accettato pure l’invito di Porta a Porta. Lì è intervenuto il capogruppo Crimi che, onde evitare figuracce tv, ha scansato Mastrangeli presentandosi personalmente per l’intervista con Vespa. Lo stesso Crimi ha poi accelerato la richiesta di espulsione vergando un post durissimo su Facebook.

Così si arriva a lunedì 22 aprile. Dopo la cerimonia d’insediamento di Napolitano, deputati e senatori grillini si riuniscono in assemblea e votano a maggioranza la cacciata del «primo Scilipoti a cinque stelle». Il processo va in diretta streaming sulla web tv La Cosa e attira oltre 20mila spettatori, quasi un contrappasso per le intemerate televisive del cittadino senatore. Il clima è da psicodramma: piovono urla, sarcasmi, scambi di accuse e sovrapposizioni degne di un talk show. Al posto degli applausi si usano i gesti dei sordomuti, mentre Mastrangeli lotta come un leone.

Crimi apre i lavori, poi è il turno dell’imputato: «Sono andato in tv perché erano state dette delle infamie su di me, un deputato 5 stelle ha commesso un reato definendomi serpe». Dunque, intervengono gli altri parlamentari: «Dormiamo quattro ore a notte perché lavoriamo tutto il giorno, forse tu dormi poco per cancellare i commenti negativi dalla tua pagina Facebook», chiosa Alessandro Di Battista, tra i pasdaran pentastellati.

«Ti è stato detto di non andare in quei programmi e te ne sei infischiato», dice un altro. «Sarò breve perché tra poco ho un’ospitata a Bim Bum Bam», ironizza Stefano Vignaroli, contrario all’espulsione perché «adesso non ce la possiamo permettere». Dello stesso avviso alcuni colleghi, «altrimenti tu passi da vittima e noi ci massacriamo sui media». Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, riporta la calma: «C’è grande difficoltà degli attivisti a sentirsi rappresentati da quello che dici, non possiamo fare altro che inibirti dal rappresentare il M5S». Il ritornello dei favorevoli all’espulsione è chiaro: «Te l’abbiamo detto tante volte di smetterla e tu non ci hai ascoltato».

Il diretto interessato, che in mattinata è andato a difendersi su La7 e Tgcom24, mentre il pomeriggio parlava in radio alla Zanzara, ringhia e contrattacca colpo su colpo. «Sono come Bruce Lee, ne atterro cinquanta alla volta». Dà l’idea di essere ai ferri corti con quasi tutti. Chiede che siano gli iscritti e la Rete a decidere «se possiamo fare interviste televisive», rivendica di non aver violato il regolamento perché non ha partecipato a un talk show, bensì ad un’intervista, quella nel contenitore pomeridiano di Canale 5. «Diciamolo in streaming se il problema è che non vi piace Barbara D’Urso».

Sul più bello la diretta tv viene interrotta: schermo nero de La Cosa, migliaia di attivisti e curiosi a bocca asciutta. Nell’aula prosegue la bagarre con interventi al vetriolo, scambio di invettive e anche qualche insulto prima di approdare al voto finale. La sentenza è netta: espulsione con 62 sì, 25 no e 3 astenuti. La stessa assemblea respinge all’unanimità l’espulsione di Crimi richiesta proprio da Mastrangeli a seguito dell’intervista a Porta a Porta. Ora la palla passa agli iscritti che devono ratificare la decisione, anche se, leggendo i commenti sul web, si prevedono percentuali bulgare in favore della cacciata di Mastrangeli.

D’altronde le sue intemerate tv avevano infastidito trasversalmente il M5S, minandone l’immagine mediatica: «Tu dici due volte la parola cittadino in una frase e subito ci prendono in giro». L’aggravante poi, pesa come un macigno: mentre Marino si collegava per la seconda volta con la D’Urso, i colleghi erano al lavoro a Palazzo, con la tv accesa. Palese l’arrabbiatura del gruppo comunicazione, anch’esso scavalcato a piè pari. Poi il web: «Ritirati», «hai fatto una figura di merda epica», «ma ti paghiamo per andare dalla D’Urso?», i commenti più frequenti sui social, senza contare il mail bombing alla casella di Mastrangeli presso il Senato.

Adesso è la resa dei conti, la prima espulsione vera che lascerà strascichi polemici e mediatici. Sulla sorte del cittadino senatore non si sa molto, anche se l’ex portavoce di Scelta Civica Lelio Alfonso fa un’ipotesi: «La pena per l’eretico Mastrangeli sarà terribile: dovrà fare lo shampoo a Casaleggio».

Twitter: @MarcoFattorini 

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