Simpatie personali, alleanze inconfessabili, accordi sottobanco e quel fantasma di Romano Prodi che spaventa Silvio Berlusconi. E se a decidere il nuovo presidente della Repubblica fosse il voto segreto? Quando il 18 aprile il Parlamento in seduta comune sarà chiamato a scegliere il successore di Giorgio Napolitano, il nuovo inquilino del Quirinale potrebbe essere una sorpresa. Anche perché trovare «un nome condiviso» come auspicato da molti, per ora sembra quasi impossibile.
E allora chissà che alla fine non possa spuntarla proprio una donna. Dopotutto mai come stavolta il Parlamento è rosa. Si contano quasi 300 tra deputate e senatrici. La solidarietà femminile non può superare la fedeltà agli ordini di partito? I nomi non mancano, la rosa delle candidate presidente è ampia. Dalla radicale Emma Bonino alla titolare del Viminale Anna Maria Cancellieri. È molto apprezzato il ministro della Giustizia Paola Severino. Così come la senatrice Pd Anna Finocchiaro. Da tempo, poi, c’è chi propone l’ex ministro Tina Anselmi, già presidente della commissione di inchiesta sulla P2.
Al momento sembra in vantaggio Emma Bonino. Piace a sinistra, a destra. Persino a Palazzo Grazioli. Secondo i bene informati in questi giorni Silvio Berlusconi è in attesa di un’apertura da parte di un esponente del Pd, magari Pier Luigi Bersani. Per arrivare a un accordo sul Quirinale con il centrosinistra l’ex premier sarebbe ben disposto a votare Massimo D’Alema. Ma il Cavaliere teme che uno stallo nella trattativa possa spingere gli avversari a puntare su un presidente «di parte» (un incubo ricorrente ad Arcore è la salita di Romano Prodi al Colle). E così Berlusconi ha iniziato a valutare la candidatura dell’esponente radicale. Pronto a convogliare i suoi voti su Emma Bonino, magari a partire dal quarto scrutinio. Qualcuno, nel giro Pdl, lo dice a microfoni spenti: «Se non troviamo un accordo su un nome, è evidente che in quarta votazione, di fronte a Prodi, Berlusconi potrebbe sparigliare le carte sulla Bonino».
Sull’ipotesi, negli ambienti del partito Radicale, c’è poca fiducia. D’altra parte il capogruppo Pdl Renato Brunetta ha definito l’endorsement di Mara Carfagna, la portavoce dei berlusconiani alla Camera, un caso «isolato». Senza considerare che molti pidiellini legati al mondo cattolico hanno già posto il proprio veto sul nome di Emma Bonino. Eppure in Parlamento l’idea di eleggere un presidente in rosa prende piede. «Mi piacerebbe vedere una donna presidente della Repubblica» ha ammesso il segretario leghista Roberto Maroni. «Credo che i tempi siano maturi per una presidenza al femminile» ha confermato il presidente della Consiglio regionale ligure Rosario Monteleone, che tra due settimane sarà a Roma per partecipare all’elezione.
I candidati (e le candidate) al Colle iniziano a farsi due conti. I grandi elettori chiamati al voto sono 1007: 630 deputati, 319 senatori e 58 delegati delle Regioni. Per spuntarla entro le prime tre votazioni occorre raggiungere la maggioranza dei due terzi, pari a 672 voti. Troppo per chiunque. Dal quarto scrutinio, per salire al Quirinale “basteranno” 504 preferenze.
Numeri alla mano, nessuno dei tre principali partiti può giocare la partita da solo. Il centrosinistra arriva a 495 elettori, il centrodestra si ferma attorno a 250, il Movimento Cinque Stelle a 162. E questo se tutti i votanti si attenessero alle indicazioni di partito. Ipotesi alquanto remota. Ecco allora che si fanno strada gli scenari più impensati. Ad esempio un sostegno trasversale a un candidato femminile. Tra Camera e Senato le donne sono quasi 300 (92 a Palazzo Madama, 198 a Montecitorio). Il secondo partito dopo l’asse Pd-Sel.
Qualcuna è già uscita allo scoperto. Dopo Mara Carfagna, oggi si schiera con la Bonino anche un’altra dirigente berlusconiana: Stefania Prestigiacomo. La leader radicale «è una donna che ha fatto battaglie importantissime sui diritti civili, sicuramente è una candidata che ha tutti i titoli per poter ricoprire questo incarico. Personalmente, ho una grande stima nei suoi confronti». E se i militanti del M5S scegliessero in Rete un candidato di sesso maschile? Nessun problema. Le oltre 60 parlamentari grilline potrebbero sempre disobbedire agli ordini e, nel segreto dell’urna, puntare sulla solidarietà femminile. Dopo l’elezione di Pietro Grasso alla presidenza del Senato non sarebbe neppure una novità.
E non ci sono solo le donne. Al fronte delle grandi elettrici potrebbe aggiungersi qualche collega di sesso maschile. Il Psi, ad esempio, ha già scelto Emma Bonino come la propria candidata al Colle. Pronti a convergere sulla radicale anche alcuni parlamentari del Pd. E poi c’è il Cavaliere…