Da Montezemolo ai cattolici, qual è il partito di Renzi

L’Italia del rottamatore

Matteo Renzi alle grandi manovre. Nel giro di poche ore il sindaco di Firenze è tornato a sfidare il segretario Bersani. Prima la dura critica al leader democrat colpevole di «perdere tempo», poi due interviste ai principali quotidiani del Paese. Quella lunga lista di riforme snocciolata al Corsera simile a un programma elettorale. La pubblicazione dei nomi di chi ha finanziato la campagna delle primarie. E la presentazione di un ddl da parte dei senatori renziani per abolire i fondi pubblici alla politica. Messa così sembra quasi una dichiarazione di guerra.

Matteo Renzi anticipa i tempi e scende in campo. Il rischio di bruciarsi c’è, ma il pericolo di macerarsi in una lunga lotta di nervi è maggiore. La fase di stallo istituzionale può danneggiare anche il sindaco fiorentino. E allora meglio esporsi e sfidare il segretario alla luce del sole. «O si fa un accordo con Berlusconi – taglia corto Renzi – oppure è meglio tornare al voto». In quel caso vuole farsi trovare pronto. Una parte del Paese è con lui, i sondaggi sembrano favorevoli. Ma è necessario lavorare per allargare il consenso. Ecco il motivo dell’apparizione televisiva pochi giorni fa da Maria De Filippi, un’ospitata che ha fatto storcere il naso a molti. «Rivendico il diritto e il dovere di parlare ai ragazzi che seguono Amici – ha chiarito oggi Renzi – che non sono meno italiani dei radical chic che mi criticano. Io voglio cambiare l’Italia, mentre una parte della sinistra vuole cambiare gli italiani».

Eppure per puntare a Palazzo Chigi bisogna lavorare anche sull’elettorato di sinistra. Anzi, soprattutto su quello. Qualcuno è convinto che a dicembre Renzi abbia perso le primarie perché pur rappresentando la novità, non è riuscito a scaldare l’elettorato d’area. E forse non è un caso se ieri il sindaco ha deciso di sfidare Bersani proprio durante la celebrazione dei 120 anni della Camera del Lavoro di Firenze. A fianco di Susanna Camusso. Intendiamoci. La Cgil resta un’altra cosa. Una realtà molto lontana. «Nessuna apertura» confermano dal sindacato di Corso Italia, senza nascondere il fastidio per la tentata strumentalizzazione. Intanto Renzi assicura di aver messo il tema del lavoro al centro del suo programma. A breve presenterà un Job Act, un piano per l’occupazione. «Aspettiamo di vederlo – raccontano alla Cgil – Noi siamo autonomi, ma non indifferenti. Per ora le idee di Renzi non sono sovrapponibili alle nostre».

Altra atmosfera dalle parti della Cisl. Il segretario Raffaele Bonanni ha buoni rapporti con Renzi, i due si conoscono da tempo. Il sindaco di Firenze «viene dalla Margherita, è cattolico. Sicuramente è più vicino alla nostra cultura», raccontano. Durante le primarie Renzi ha potuto contare sui voti dei cislini, sul territorio diversi dirigenti lo hanno sostenuto pubblicamente. In attesa che Renzi decida cosa fare da grande, la conferma è che Bonanni sta seguendo con interesse la sue mosse. Ed è proprio nel mondo cattolico che si trovano tanti estimatori del sindaco rottamatore. «Quel che penso di Renzi l’ho già detto in tempi non sospetti» racconta Natale Forlani ex portavoce del Forum di Todi. «Rappresenta l’unico segno di novità nella politica italiana. Senza dimenticare la sua capacità di attirare un consenso trasversale». Tra i cattolici il sindaco convince anche per il suo aspetto propositivo, antitesi della protesta grillina. «Renzi è l’unica carta che è rimasta in mano all’Italia» spiega Forlani. Carlo Costalli, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori è d’accordo. «In questa società bloccata c’è bisogno di novità. L’unica soluzione è una scomposizione e una ricomposizione del quadro politico». Pensare che Costalli, fiorentino, non ha neppure votato per Renzi. Troppo giovane e inesperto. Eppure oggi il sindaco rappresenta anche per lui quella novità che potrebbe tirar fuori dalle secche il Paese. Il mondo cattolico sembra schierato con il sindaco. «In questi ambienti ha consenso, non c’è dubbio» spiega Costalli. «Dopotutto Renzi viene dalla Margherita, dallo scoutismo. Non è un cattolico integralista, ma è attento a questa realtà».

Ma l’Italia renziana è anche altro. «Renzi – continua Costalli – è sicuramente sostenuto dagli ambienti produttivi, la piccola e media industria, l’artigianato». A dirla tutta il rottamatore sembra incontrare anche il favore della grande industria. Tra i grandi finanziatori della sua campagna per le primarie spiccano – oltre al discusso finanziere Davide Serra – Guido Ghisolfi, dirigente della seconda azienda chimica italiana e l’ex presidente della Fiat Paolo Fresco. A Viale dell’Astronomia Renzi piace. «Mi ha convinto, se fossi a Firenze voterei per lui» ammise il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi poco dopo la sua nomina. Sicuramente è interessato al progetto renziano Ivan Lo Bello, vicepresidente degli industriali. Presente a Firenze durante l’ultima edizione della Leopolda, ancora ieri rilanciava su twitter il monito del rottamatore: «Il pressing di Renzi: stiamo perdendo tempo».

Dal mondo produttivo alla politica, c’è un altro estimatore del sindaco che a Viale dell’Astronomia è di casa. L’ex presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, oggi impegnato con la sua associazione Italia Futura nell’avventura montiana di Scelta Civica. Tra i primi a schierarsi con Renzi, dopo le critiche a Bersani di ieri, c’è stata proprio l’associazione del presidente Ferrari. «Finalmente la politica batte un colpo», si legge ancora in un editoriale sul sito web. «Le parole di Matteo Renzi sono interamente condivisibili. Dopo settimane di dichiarazioni e tattiche incomprensibili da parte di tutti i partiti politici, Renzi è il primo politico a dire in termini chiari quello che va detto: non c’è più tempo». Abbastanza per chi da tempo immagina una nuova intesa politica del gruppo montezemoliano – in rotta con le altre componenti di Scelta Civica – al fianco del sindaco rottamatore.

Con il sindaco c’è un pezzo del Paese più noto. In autunno, durante le primarie dei centrosinistra, ha fatto discutere il pubblico sostegno dell’astrofisica Margherita Hack e del cantante Jovanotti. La società civile ha potuto dare sfoggio della vicinanza a Renzi sfilando alla Leopolda, nell’ormai tradizionale appuntamento politico organizzato a Firenze. Nell’ultima edizione hanno preso la parola, tra gli altri, Don Mazzi e lo scrittore Alessandro Baricco, l’ex iena televisiva Pif e il premio Strega Edoardo Nesi (ora deputato di Scelta Civica).

E in Parlamento? Qui Renzi ha giocato una partita curiosa. Subito dopo le primarie, assicurando lealtà al vincitore Bersani, il sindaco aveva promesso di non voler dare vita ad alcuna corrente. «Siamo nella stessa squadra». Coerentemente Renzi non ha puntato i piedi durante le parlamentarie – dove molti dei suoi uomini sono stati sconfitti – né al momento di scegliere i candidati sicuri da inserire nel listino bloccato. Certo, Renzi ha tutelato i suoi collaboratori più stretti, come il vicesindaco fiorentino Dario Nardella e il capogruppo Pd a Palazzo Vecchio Francesco Bonifazi. Ma per evitare frizioni con il partito ha sacrificato personalità importanti del suo staff: da Lino Paganelli a Roberto Reggi. Quelli che più si erano esposti durante la battaglia elettorale contro Bersani. Peccato che da qualche tempo a questa parte i circa cinquanta parlamentari fedeli al sindaco abbiano iniziato a fare squadra da soli. «Presentano mozioni, interrogazioni, disegni di legge, proprio come una corrente» ragiona un senatore Pd. Una squadra destinata a ingrandirsi? Nel mondo cattolico sognano una convergenza dell’area popolare. Nella prospettiva – che a Largo del Nazareno qualcuno teme – di una scissione dal Partito democratico. In realtà l’ipotesi di una lista Renzi resta difficile. Il paradosso è che il principale sostegno all’interno del partito, il sindaco di Firenze potrebbe trovarlo tra i fedelissimi di Bersani. Quei giovani turchi un tempo avversari. E ora, forse, pronti all’intesa in nome di un fronte generazionale.  

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