E in Parlamento Pd e Pdl sono già alleati

Camere bloccate o prassi istituzionale?

Forse non sono le larghe intese sognate dal Cavaliere, eppure in Parlamento Partito democratico e Popolo della Libertà hanno iniziato a lavorare insieme. Uniti nel bloccare la nascita delle nuove commissioni. Nella conferenza dei capigruppo presieduta stamattina da Laura Boldrini si è sfiorato lo scontro. Da una parte il MoVimento Cinque Stelle e Sinistra Ecologia e Libertà, che ormai da qualche tempo chiedono di avviare i lavori delle 14 commissioni permanenti. Dall’altra Pd e Pdl, decisi a prendere ancora tempo, in attesa del nuovo esecutivo. Difficile la posizione della presidente di Montecitorio, che ha nuovamente invitato i gruppi parlamentari a designare i componenti delle assemblee.

Per ora niente da fare. Partito democratico, Scelta Civica e i berlusconiani non hanno ancora consegnato le liste. Il capogruppo Pdl Renato Brunetta ne fa una questione di principio. Il M5S è arroccato su una posizione “assembleare” e pretende che il Parlamento inizi a lavorare anche prima della formazione del governo? «Per quanto ci riguarda noi siamo sulla posizione parlamentare» spiega Brunetta incontrando i giornalisti a Montecitorio. Per ora le commissioni restano ferme. «È un pungolo, uno stimolo perché si proceda alla formazione del nuovo governo. Altrimenti si dà per assodato che un governo non sia più necessario o che diventa supplente l’attuale guidato da Monti che non può operare, a differenza di quello che dice il Quirinale, senza la fiducia delle Camere. Ad oggi non è possibile il sindacato ispettivo, che si può fare solo se c’è un rapporto di fiducia tra governo e Parlamento».

E così il Pdl fa ostruzionismo. Deciso a non presentare le liste dei componenti delle commissioni. Una protesta «per segnalare questa anomalia – continua Brunetta – questo vulnus dell’attività parlamentare». Per una volta i democratici sono sulla stessa linea. Fermi anche loro nel proposito di attendere la nascita di un governo prima di avviare i lavori in commissione. In un’inedita alleanza con i berlusconiani. Già ieri il deputato Gianclaudio Bressa aveva espresso i suoi dubbi in Aula. Poco dopo in conferenza stampa Pier Luigi Bersani ha confermato. «Ma come fanno a lavorare le commissioni senza un governo? – ha tagliato corto il segretario – Siamo fuori dalla logica».

Pur manifestando alcuni dubbi, la Lega Nord ha già risposto alla presidente Boldrini. Il Carroccio ha presentato i nomi dei componenti ieri, primo gruppo parlamentare in ordine di tempo. «Da parte nostra – spiega il vicecapogruppo Gianluca Pini – non c’è stato e non ci sarà alcun intralcio. Ci rimettiamo alle decisioni della Presidenza, come è giusto che sia». Fin troppo facile gridare all’inciucio per i parlamentari grillini. «È chiaro che si cerca di perdere tempo» commentano in tanti.

Attacca anche Beppe Grillo, che torna sulla vicenda nell’ultimo post del blog. L’ex comico parla di «esproprio del Parlamento che, dopo un mese, non ha ancora nominato le commissioni». Dalla parte del MoVimento c’è anche Sel. Durante la capigruppo il presidente del deputati vendoliani Gennaro Migliore ha proposto un avvio rapido dei lavori nelle commissioni. Certo, in Parlamento manca un maggioranza, non si possono ancora nominare i presidenti delle 14 assemblee. Per Migliore basterebbe lasciar presiedere temporaneamente il deputato più anziano tra i presenti.

Una scelta che rischia di contravvenire alla prassi parlamentare. Eppure alcuni deputati grillini assicurano che non ci sarebbe alcun cortocircuito istituzionale. Hanno chiesto un parere ai tecnici di Montecitorio. «E ci hanno detto che ci sono alcuni precedenti. Situazioni simili a quella attuale, in cui le commissioni sono entrate in funzione prima dell’esecutivo». Ma in assenza del governo su cosa possono effettivamente lavorare le commissioni? Stando alle spiegazioni di Gennaro Migliore, il primo provvedimento che potrebbe essere esaminato è la riforma della legge elettorale. Stamattina Sel ha depositato una proposta di legge che abolisce il Porcellum. L’obiettivo è il ritorno al Mattarellum, il precedente sistema. Un provvedimento che non ha bisogno dell’intervento o degli atti di indirizzo dell’esecutivo, spiegano. E che potrebbe immediatamente impegnare la commissione Affari costituzionali.  

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