“Facciamo nomi e proposte per un governo di scopo”

Parla Giulia Sarti, parlamentare a cinque stelle

«La libertà di esprimere opinioni in assemblea e soprattutto negli incontri con Beppe è per me una delle basi fondanti del movimento». Giulia Sarti, 26 anni, riminese di nascita e bolognese per studi, è una di quelle che al summit con Grillo ha preso la parola e sfidato i presenti con la sua ricetta politica, tant’è che oggi conferma: «c’è stato un vero confronto». Oltre ad essere una delle giovani promesse del gruppo parlamentare a cinque stelle, da diversi giorni la Sarti insiste sull’opportunità di elaborare una rosa di nomi e provvedimenti per un governo di scopo. «Passiamo all’attacco, il Pd non è in grado di fare una proposta decente e se gliela facciamo noi è meglio», dichiara la Sarti, che a Linkiesta illustra la sua road map parlamentare.

Qual è la tabella di marcia che propone?

La mia idea non è solo quella di fare dei nomi. In questo momento stiamo subendo perché non riusciamo a comunicare tutto il lavoro che facciamo in Parlamento. Non vedendoci in tv, la gente pensa che il M5s stia lì ad aspettare senza combinare nulla, ma non è così.

Dunque, che fare?

Invece di subire, inquadriamo una serie di provvedimenti da fare subito. Diciamo come vorremmo cambiare la legge elettorale, mettiamo i paletti sui nostri contenuti. Poi troviamo dei volti estranei ai partiti e proponiamoli al Parlamento. Si tratterebbe di fare due o tre cose e poi tornare alle elezioni, magari il prossimo anno. Un governo di scopo per far ripartire l’economia, tutelare i lavoratori, abolire il finanziamento ai partiti. Se la proposta verrà rifiutata, allora sì, potremo dire al Pd che è irresponsabile perché preferisce il governissimo col Pdl.

Venerdì ha spiegato la sua ricetta a Grillo. Lui che dice?

Secondo Beppe è più giusto avere pazienza perché la vera partita si giocherà dopo la votazione per la presidenza della Repubblica, dato che il nuovo governo verrà formato dal nuovo presidente. Dunque meglio aspettare, anche se ha precisato che valuteremo noi se dovremo fare dei nomi.

Porterà avanti la mozione, nonostante sia in minoranza?

Gli scenari cambiano continuamente. Fino all’altro giorno Bersani si proponeva come candidato premier e tu dovevi dargli la fiducia sugli otto punti. Adesso ha aperto una finestra, vuole sapere come la pensiamo noi. Io continuerò a proporre la mia idea e prenderò atto se la maggioranza dei nostri dirà che non vuole praticarla, allora sosterrò con convinzione la decisione del gruppo.

Si parla di trenta “dissidenti”, qualcuno ha inserito anche il suo nome.

A me dà fastidio essere considerata dissidente, non siamo tutti uguali: ci sono persone che vogliono davvero fare i dissidenti. Mi piacerebbe che tra noi si parlasse di più, anche perché siamo liberi di farlo. Io passo dalla stampa come extrema ratio, ma prima condivido le idee in assemblea cercando di portare gli altri sulla mia posizione. Detto questo, fare la rosa dei nomi è una cosa, dare la fiducia al Pd un’altra. E noi la fiducia al Pd non la daremo, lo abbiamo ribadito in tutti i modi possibili.

Ma se ci fosse un Renzi, che su alcuni temi parla la vostra stessa lingua, ci potrebbe essere uno spiraglio in più per il dialogo?

Assolutamente no. Io ho più paura di Renzi che di Bersani, perché Renzi non è un uomo di sinistra e non capisco cosa ci faccia ancora nel Pd. Lui ci studia da molto tempo e ha scimmiottato le nostre posizioni, nei suoi confronti ci sarebbe lo stesso atteggiamento che teniamo con gli altri.

Eppure Renzi vi ha invitato ad accodarvi alla proposta di legge presentata dai “suoi” sull’abolizione del finanziamento ai partiti.

Noi giovedì abbiamo depositato la nostra, magari le confrontiamo e vediamo quale ci piace di più. Se mai riusciremo a formare le commissioni permanenti, sarà lì il contesto di approfondimento. Il fatto è che Renzi pubblicizza la sua proposta facendo il giro dei talk, mentre la nostra non arriva neanche al peggior giornalaio, perché su di noi è meglio parlare della gita da Grillo e dei paccheri ai funghi.

Però spesso siete voi a sottrarvi a tv e giornali.

Preferisco passare prima dalla Rete e dai cittadini, poi dai media. Vorrei tornare a Rimini, fare il banchetto in piazza e ascoltare le domande dei cittadini. Magari raggiungo meno persone rispetto ad un’ospitata al Tg1 o dalla Gruber. D’altra parte questa tv non mi appartiene: è un mezzo incredibile ma negli ultimi vent’anni, eccezioni a parte, ha perso la sua funzione. Se voglio cambiare il sistema dell’informazione devo trovare altri modi di comunicare. Ed è questa la nostra battaglia, che ci sta costando cara.

Quali sono le prossime tappe parlamentari?

Richiediamo con forza l’istituzione delle commissioni permanenti, perché ci sono quattro precedenti nella storia della Repubblica in cui le commissioni si sono formate anche senza il governo insediato. E’ vero che c’è uno stretto rapporto tra potere esecutivo e legislativo, però la separazione tra i poteri significa pure che questi siano indipendenti tra loro, dunque autonomi.

Un Parlamento con molte facce nuove, anche nel Pd. Una straordinaria opportunità, non crede?

Se ci iniziano a far lavorare nelle commissioni sarà un’esperienza fantastica. Davanti alle interrogazioni e alle proposte di legge ci si deve confrontare combattendo in maniera costruttiva, perché questa è la politica. Un esempio, io e Enzo Lattuca, neodeputato del Pd, abbiamo fatto la tesi di laurea con lo stesso professore all’Università di Bologna. In Transatlantico ho incontrato pure Alessandro Bratti, Pd, che mi ha chiesto di sottoscrivere la proposta di istituire la commissione d’inchiesta sulle ecomafie. E poi in Parlamento c’è anche Claudio Fava, che per me è un faro.

Allora non sono tutti “morti”…

Assolutamente no. E’ morto il sistema. Ci sono ottime persone incardinate in apparati che non condivido. Se abolissero il finanziamento pubblico e non avessero più i vertici che decidono sopra le loro teste, sarebbe un guadagno anche per queste persone che stimo e con cui non vedo l’ora di poter lavorare.

Vi si chiedono concretezza, interventi legislativi. Lei, attiva sul fronte giustizia, quali provvedimenti firmerebbe?

Penso alla riforma della legge anti-corruzione e a quella del decreto che equipara i collaboratori di giustizia ai testimoni di giustizia. Poi mi stanno a cuore i diritti dei detenuti e mi piacerebbe che il tema della giustizia tornasse a toccare i problemi reali, evitando di parlare sempre di intercettazioni e separazione delle carriere. Mi batterei anche per l’abrogazione di tutte le leggi ad personam. Come vede, c’è una marea di cose da fare… 

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