Il nuovo Napolitano, un presidente da combattimento

Meno liturgie, più concretezza

Un presidente da combattimento. Lontano da retoriche e bizantinismi. Due giorni fa Giorgio Napolitano ha accettato – seppure a malincuore – di rimanere al Quirinale. Lo spirito del nuovo mandato sembra più austero e meno disponibile ai teatrini della politica. In linea con l’eccezionalità del momento.

Meno cerimonie, più concretezza. La difficile fase non permette ulteriori perdite di tempo. Il capo dello Stato si è impegnato a traghettare il Paese lontano dalla difficile crisi istituzionale. Lo farà senza concedersi il lusso di ampollosità e liturgie. Una prima dimostrazione già oggi. Un presidente low cost, in quanto a rituali. Ha molto colpito l’immaginario popolare la decisione di lasciare nel garage del Quirinale la Lancia Flaminia 335 del 1961. La decappottabile che gli italiani hanno imparato a conoscere al termine della parata militare del 2 giugno ai Fori imperiali. Non è una questione di meteorologia (anche se effettivamente oggi a Roma piove). Per raggiungere Montecitorio – e in seguito l’altare della Patria – Napolitano utilizzerà una più pragmatica Lancia Thesis. Attorno al veicolo presidenziale non ci saranno quattordici corazzieri a cavallo, ma solo quattro. In sella a una più moderna motocicletta.

Il momento è grave, non c’è tempo per inutili solennità. Bisogna fare in fretta. Lo stesso mandato del presidente sembra limitato nel tempo. E se la Costituzione non prevede eccezioni al settennato del presidente della Repubblica, Napolitano ha già fatto capire ai suoi interlocutori che una volta conclusa la missione del governo sarà pronto a dimettersi. Rapido come la sua permanenza al Colle dovrebbe essere il discorso che pronuncerà questo pomeriggio alla Camera. Nel 2006 il presidente aveva parlato per quasi un’ora davanti al Parlamento in seduta comune. Stavolta potrebbe limitarsi a spiegare i motivi della sua dolorosa conferma – non è un mistero che Napolitano avrebbe preferito una diversa soluzione – e a fornire ai partiti le indicazioni sul pacchetto di necessarie riforme da approvare in tempi rapidi.

Poche chiacchiere, il tempo a disposizione non è molto. Difficile che vengano ridotti anche i colpi di cannone – 21, a salve – che dal Gianicolo saluteranno il giuramento del capo dello Stato. La sforbiciata interesserà piuttosto le prossime tappe del calendario presidenziale. Domani si attendono consultazioni lampo al Quirinale. Un giorno al massimo. Le delegazioni dei gruppi parlamentari incontreranno il presidente una dopo l’altra, in tempo per chiudere i lavori già in serata. Mercoledì potrebbe essere affidato l’incarico al nuovo presidente del Consiglio. La lista dei ministri sarà presentata in tempi brevissimi, entro la settimana il governo potrebbe giurare al Colle. L’Italia ha un nuovo presidente della Repubblica. 

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