«Mi scusi ho Beppe Grillo sull’altra linea». Saverio Galluccio è in auto, si sta muovendo da Trieste a Gorizia per l’ennesima tappa del tour elettorale in Friuli Venezia Giulia. Udinese, classe 1971, il candidato governatore a cinque stelle è stato battezzato proprio da Grillo, qualche giorno fa, nella piazzetta di Zoppola: «Ecco qui, abbiamo lui che è un cittadino e fa l’avvocato», «veramente sono un ragioniere». Dettagli.
Col vento in poppa del comico genovese, Galluccio si appresta a sfidare il governatore uscente Renzo Tondo e la “giovane” democratica Debora Serracchiani. Il Friuli Venezia Giulia fa storia a sè, ha il suo statuto speciale e una popolazione che è un terzo di quella di Roma, ma è anche la terra in cui i grillini hanno fatto incetta di voti alle ultime politiche. Lì ed ora il M5s deve fare i conti con il primo test nazionale, ma Galluccio non ha dubbi: «Ce la giochiamo, pensi che abbiamo speso solo 14.000 euro per la campagna elettorale».
Certo, ma Grillo è una polizza vita dal valore inestimabile.
Beppe è venuto per aiutarci, la sua forza sta nel dire la verità. Non riempie le piazze per fare uno spettacolo, ma racconta quello che sta succedendo a Roma. La gente ha bisogno di capire, anche perché il gioco mediatico ci attribuisce colpe che non abbiamo.
La visita alla diga del Vajont, la gita in barca a Grado. C’è tempo per parlare di contenuti?
I temi locali spettano a noi, non a Grillo. Lui non è venuto per fare la recita né per leggere frasi che gli ha passato qualche addetto stampa.
Che aria si respira in piazza?
Le piazze sono sempre piene. La gente che viene ad ascoltarci non ha rabbia, ma vuole capire, sapere, cambiare. Pensi che in questi giorni Grillo non ha detto nemmeno una parolaccia, anzi ha aperto ai giovani e ai partiti invitandoli al cambiamento.
Quali sono le vostre priorità per il Friuli?
Non vogliamo ragionare come i partiti, che promettono quello che faranno “nei primi cento giorni”. Sono tutte chiacchiere. Vogliamo entrare in Regione e tagliarci gli stipendi per dare fiducia alla gente, per dire che siamo con loro. Cominceremo dalle piccole cose, andando a guardare dove sono gli sprechi per girarli a chi ha bisogno. Niente ricette, bisogna stare vicini alle persone.
La crisi ha picchiato duro sulle imprese, che non riescono ad esportare. Avete idee in tasca?
Vogliamo rivedere il piano delle società partecipate della Regione, che possono essere una risorsa, dato che le banche non fanno il loro lavoro. Abbiamo tre società finanziarie e ne rivedremo gli obiettivi. Poi non dobbiamo aiutare le aziende a delocalizzare, ma a tornare da noi. Cercheremo di sburocratizzare e faremo le cose che ci chiedono gli imprenditori.
A loro cosa dite?
Di non fare grandi opere, che in Friuli hanno una ricaduta ridicola. Qui le aziende non sono così grandi da potersi permettere appalti milionari. Lavorererebbero da schiavi, in subappalto del subappalto. Abbiamo bisogno di piccole opere, riqualificazione energetica, messa in sicurezza del territorio, investimenti nel turismo. Siamo una regione di passaggio, invece la gente deve fermarsi in Friuli Venezia Giulia.
A proposito di opere. Infuria la polemica sulla realizzazione di inceneritore e rigassificatore in zona Trieste.
Dal 2006 siamo contrari al rigassificatore e ripetiamo che non serve, che non crea posti di lavoro e inquina, oltre ad essere un pericolo per il golfo. Adesso ci corrono tutti dietro, in grande ritardo. Per quanto riguarda l’inceneritore, preferiamo la raccolta differenziata al fatto che si brucino i rifiuti.
Il deputato M5s Rizzetto ha detto che «il caso Friuli è più grave del caso Lazio». Cosa proponete sui costi della politica?
Con i bilanci trasparenti certe persone non avrebbero il coraggio di spendere i soldi dei cittadini per comprare mimose e pneumatici. Noi proponiamo uno stipendio di 2.500 euro per i consiglieri, con rimborso a piè di lista. Poi le spese dei gruppi devono avere un’effettiva ricaduta in termini politici ed essere rendicontate. Il vitalizio regionale è già stato tagliato ma in maniera elettorale, perché ora è di 800 euro dopo una legislatura, un’esagerazione. Pensiamo invece sia giusto che vengano pagati i contributi come per un normale lavoratore, stessa cosa sul trattamento di fine mandato, da equipararsi a quello di un dipendente.
Che ne pensa degli avversari Tondo e Serracchiani?
Non li temo e non li ho mai attaccati, loro invece hanno cercato di fare campagne contro di noi. Ma è sotto gli occhi di tutti quello che non ha fatto Tondo: ha governato la Regione dall’alto distribuendo prebende, si mormora addirittura di un assessore che avrebbe detto «abbiamo più poltrone che culi». Alla Serracchiani contesto il fatto che sia europarlamentare, ha ricevuto un mandato dai suoi elettori ed è venuta qui senza dimettersi. Da tre mesi fa campagna elettorale pagata dall’Europa. E’ facile parlare di cambiamento, ma poi metterlo in atto è altra cosa.
Voi in Regione sareste disponibili a confronti, alleanze, accordi?
Le alleanze lasciano il tempo che trovano, spesso si traducono in ricatti o accordi per la distribuzione di poltrone. Allo stesso tempo siamo noi quelli che cercano il confronto: entriamo in politica perché abbiamo continuamente cercato il confronto ricevendo sempre porte in faccia. Se faranno proposte interessanti le valuteremo, siamo aperti e senza pregiudizi.
A febbraio in Friuli siete andati fortissimo. Un vostro eventuale calo significherebbe che qualcosa a Roma non è andato per il verso giusto?
Potrebbe essere che abbiamo sbagliato a comunicare il nostro obiettivo, ma il fatto che abbiamo una linea e la portiamo avanti non è un errore. Aspetto numeri e risultati prima di fare analisi. Comunque abbiamo già vinto perché il taglio degli stipendi in Regione, il dibattito sul reddito di cittadinanza e il tema delle infrastrutture non ci sarebbero stati senza di noi.
Potete giocarvela fino in fondo?
Ce la giochiamo eccome, siamo lì. E non lo diciamo noi. Qui, alle politiche di febbraio, Movimento 5 Stelle, centrodestra e centrosinistra erano tutti nell’arco di uno 0,8%. Adesso vedremo.