Marini verso il Quirinale, intesa Pd-Pdl. No di Renzi

Cresce il dissenso nel Pd. L’assemblea democrat chiude con 222 sì, 90 no e 30 astenuti

Si sarebbe trovato l’accordo tra Pd e Popolo della libertà sul Presidente della Repubblica. È Franco Marini il nome scelto da Silvio Berlusconi tra quelli presentati oggi da Bersani insieme ad Amato e Mattarella. Vince il criterio democratico della «più ampia condivisione» visto che il nome trova il consenso anche di Scelta Civica. 

Al termine della riunione dei gruppi del Pdl a Montecitorio, Berlusconi ha detto: «Marini è una persona che conosciamo da tempo, non ha militato nelle nostre file ma viene dal popolo. È stato segretario della Cisl, un sindacato legato ai cattolici e alla Democrazia Cristiana, un sindacato capace di buone autonomie». 

L’accordo tra Berlusconi e Marini sarebbe stato siglato alcune ore fa dopo un colloquio. In serata, aprendo l’assemblea dei gruppi parlamentari, è arrivato il via libera di Bersani: «La candidatura di Franco Marini è quella che è più in grado di realizzare le maggiori convergenze. È una persona limpida e generosa, uno dei costruttori del centrosinistra legato al lavoro ed al sociale».

Il segretario ha poi aggiunto: «Siamo in un mare mosso, insieme a una larga coesione servirà esperienza politica, capacità ed esperienza. Marini sarà in grado di assicurare la convergenza delle forze politiche di centrodestra e centrosinistra, ha un profilo per essere percepito come un tratto sociale e popolare. È una personalità di esperienza con il carattere di reggere le onde e con radici nel mondo del lavoro». Infine: «È stato costruttore del centrosinistra».

Fermo diniego di Matteo Renzi: «Noi non lo votiamo». Due giorni fa proprio il sindaco di Firenze aveva bocciato in maniera secca la candidatura al Colle dell’ex segretario Cisl in una lettera a Repubblica.

«I nostri parlamentari non lo voteranno. Questa sera – spiega Renzi che puo’ contare su oltre una cinquantina tra senatori e deputati – lo diranno con chiarezza al gruppo, noi non siamo franchi tiratori ma ci opponiamo a questa scelta alla luce del sole». Riferendosi all’ipotesi di un’intesa tra Berlusconi e Bersani, afferma: «Come prevedevo l’accordo alla fine c’e’ stato e se ci sarà anche il voto della Lega possono farcela già al primo scrutinio».

Per Renzi, Marini non è l’uomo giusto «perché lo conosco – dice Renzi – ve lo immaginate al telefono con Obama? A me sembra il meno adatto e lo voglio dire con chiarezza stasera. Ma se lo eleggeranno metterò subito la foto nella mia stanza perché ho rispetto per il presidente della Repubblica». E, ospite alle Invasioni Barbariche, dice: «È un candidato del secolo scorso, è stato bocciato dai cittadini un mese fa, è una scelta che fa male al Paese».

Monta però il dissenso dentro il Pd. Prima con Marianna Madia, che twitta: «Non solo i renziani non lo voteranno». Le fa eco un paio d’ore più tardi Giuseppe Civati, sempre su twitter: «Mi pare che le larghe intese su Marini nel Pd non ci siano. Sono intervenuto in netta contrarietà alla candidatura di Marini e soprattutto dello schema delle intese con il Pdl’». Poi si aggiungono Matteo Orfini e Sandra Zampa. Ma anche altri hanno espresso le loro perplessità. «Sommessamente penso che non possiamo eleggere un Presidente con Berlusconi e Maroni, senza Renzi e Vendola» ha detto Pina Picierno. Anche Corradino Mineo si smarca: «la candidatura Marini sarà percepita come un arrocco delle vecchie forze politiche». Sandro Gozi, che pure si è espresso positivamente sulla figura di Marini, si è detto contrario alla sua candidatura. Contrari anche Giuditta Pini e Patrizia Maestri. Andrea Martella, veltroniano, “si adeguerà alle scelte del partito, anche se Marini non è quello che chiede il paese”. 

L’assemblea dei gruppi del Pd chiude con 222 sì, 90 no e 30 astensioni. Inumeri per Franco Marini nelle prime votazioni per la Presidenza della Repubblica si fanno risicati: per passare alle prime tornate con la maggioranza dei due terzi, infatti, sono necessari 672 voti. Ma l’ex presidente del Senato, che sulla carta può contare almeno su 698 voti, dopo le defezioni annunciate in serata da parte di Sel, renziani del Pd, parlamentari Democrat di aree diverse e un drappello di esponenti di Scelta Civica che hanno esplicitamente bocciato la sua candidatura, rischia di giocarsela su una manciata di voti.

Se l’intesa Bersani-Berlusconi tenesse, Marini potrebbe contare da subito, al netto degli altri gruppi, sui 400 voti del Pd, i 188 del Pdl, i 68 di Scelta Civica e i 42 di Sel, per un totale di 698 voti. Ma il fuoco di fila delle stroncature, a partire dai circa 50 deputati e senatori renziani, alle forti perplessità di Sel fino ai parlamentari del Pd che hanno preso pubblicamente le distanze dalla candidatura Marini, porterebbe la soglia dei voti reali ben al di sotto della cifra necessaria per essere eletti ai primi tre scrutini. 

Alla notizia della rosa del colloquio Pd-Pdl e dei tre candidati offerti da Bersani a Berlusconi, Grillo, in comizio a Maniago, commenta : «Se l’avessi fatto io cosa avrebbero detto? Cosa avreste pensato? Mi sareste venuti a prendere a casa, a rompermi il culo. Ecco In Spagna li aspettano sotto casa, vanno sotto casa dei ministri. Dobbiamo farlo anche noi».

Un «no» a Marini arriva anche dal gruppo parlamentare di Sel, in riunione da oltre un’ora e mezza a Montecitorio. Secondo fonti Ansa, sarebbero diverse le resistenze all’interno del gruppo sul nome di Franco Marini. Non per la persona, attenta – si sottolinea – al mondo del lavoro. Ma per il metodo con cui si sarebbe giunti a indicare l’ex presidente del Senato. La preoccupazione infatti è che l’intesa con il Pdl possa preludere ad un governissimo che Sel considera una ipotesi catastrofica. Alcuni deputati hanno già fatto outing, chiarendo che anche se l’indicazione sarà quella di Marini voteranno invece per Stefano Rodotà. 

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