Si spera nelle defezioni grilline, si teme il dissenso dei franchi tiratori. Il destino di Romano Prodi resta in bilico. Prima di tornare in Aula per il quarto, forse decisivo, scrutinio, nel Partito democratico si contano i voti. Il professore bolognese parte da poco meno di 500 preferenze. Quelle garantite da Pd e Sinistra ecologia e libertà. Per salire al Quirinale ne servono poche di più, 504. Ma la strada resta in salita.
Sono almeno due i gruppi parlamentari da cui attingere i pochi voti mancanti. M5S e Scelta Civica. In entrambi i casi le difficoltà non sono poche. Per tutta la mattinata i democrat hanno guardato con ottimismo ai colleghi pentastellati. Si sperava in un passo indietro del candidato Stefano Rodotà (“non vuole entrare in conflitto con Prodi”, la voce più ricorrente alla Camera). Molte le aspettative nei confronti di quei parlamentari grillini disposti, nel segreto dell’urna, a convergere sul professore. Ma con il passare delle ore l’ipotesi a cinque stelle ha perso quota. Prima la scelta di Rodotà di rimanere in corsa. Poi la dura presa di posizione di Beppe Grillo contro Prodi. Infine l’appello dei capigruppo Crimi e Lombardi perché il Pd si unisca al voto per l’ex garante della Privacy. Certo, resta la possibilità che qualche grillino si smarchi dalla linea ufficiale. Non è impossibile. Anche se alla Camera i parlamentari del MoVimento si dicono convinti della tenuta del gruppo.
E poi ci sono i parlamentari di Scelta Civica. La linea ufficiale del gruppo va in direzione di Anna Maria Cancellieri. Stamattina il premier Mario Monti ha tenuto una conferenza stampa a Montecitorio per lanciare la candidatura del ministro dell’Interno, incontrato ieri sera. La titolare del Viminale è davvero in corsa per il Colle? Su di lei potrebbero convergere i voti dei berlusconiani (che però hanno deciso di disertare l’Aula durante il quarto scrutinio per evidenziare eventuali spaccature nel Pd). In realtà anche con il sostegno di Lega e Pdl i numeri della Cancellieri non sarebbero ancora sufficienti.
I contatti dei dirigenti democrat con Monti finora non hanno portato a nulla. Ecco perché a Largo del Nazareno ci si augura che alcuni esponenti di Scelta Civica possano votare per Romano Prodi smarcandosi dalla strategia centrista. Magari i parlamentari di ItaliaFutura, quelli più vicini a Montezemolo. Gli stessi che ieri avrebbero votato per Sergio Chiamparino in accordo con i renziani.
E così l’elezione al Colle di Romano Prodi è tutt’altro che scontata. Come un incubo ricorrente, nel Pd si tornano a temere i franchi tiratori. Già, perché al di là del voto unanime di questa mattina al Teatro Capranica, la scelta di puntare sul professore non avrebbe entusiasmato tutto il partito. Almeno due le correnti pronte a impallinare Prodi (nel segreto dell’urna, ça va sans dire). Una trentina scarsa di ex popolari vicini a Beppe Fioroni potrebbe votare contro la linea del partito per denunciare la bocciatura di Franco Marini. Un’altra ventina di dalemiani potrebbe fare la stessa scelta. Stavolta per criticare la decisione di non aver ancora coinvolto l’ex premier nella corsa al Colle. E intanto qualcuno comincia a domandarsi: se il professore di Bologna non ottiene i voti necessari, dal quinto scrutinio il Pd continuerà a puntare su di lui?