“Scusate, abbiamo scherzato!” Il ritorno del teatrino

Politica bloccata di fronte all’emergenza

Veti e controveti, poltrone ambite e poltrone rifiutate, smarcamenti, alleanze schizzinose “perché con quelli lì non voglio averci nulla a che fare…”, divisioni interne a partiti ormai marciti, egoismi e autoreferenzialità e la strada di Enrico Letta che si fa oltremodo ripida. Sono passati appena 5 giorni dal sabato fatidico in cui la casta italiana è salita in ginocchio fino al Colle per chiedere al vecchio Napolitano di prorogare la propria permanenza al Quirinale: “solo tu puoi salvarci, siamo divisi su tutto, ti chiediamo un ultimo sforzo”, il senso di quel drammatico appello.

Poi lunedì durante l’insediamento alla Camera, davanti alle parole incalzanti del capo dello Stato, mai così dure nel descrivere il fallimento di una intera classe dirigente, l’ulteriore contrizione e persino gli applausi. “È vero, abbiamo peccato, fai bene a sculacciarci”, il succo di quel ritmico tamburello. Bene, passano appena 24 ore, Napolitano incarica Letta jr. di formare un nuovo governo, e riparte come niente fosse il solito teatrino stucchevole e spensierato. Come se l’Italia non fosse sul filo del baratro e reduce da un fatto unico nella storia repubblicana: il reincarico ad un vecchio presidente per manifesta incapacità di una intera classe politica. Ci sarebbe da nascondersi in casa, altro che teatrino supponente! Tertium non datur: o lunedì le Camere applaudivano il presidente senza capire cosa stesse dicendo, oppure viene il dubbio che questa politica meriti veramente il default.

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