Cancellato il Porcellum, dimentichiamoci del Cavaliere

Per Repubblica la legge elettorale andrà all’esame della Consulta

Sarà la Consulta a decidere il destino del Porcellum. A riportare la notizia è il quotidiano La Repubblica. La Cassazione ha rinviato alla Corte Costituzionale il ricorso dell’avvocato Aldo Bozzi, entro qualche mese gli italiani sapranno se la legge elettorale rispetta i principi della nostra Carta oppure dovrà essere modificata. Tutti contenti, almeno a parole. Del resto l’attuale sistema di voto non l’ha mai amato nessuno. Basti pensare che qualche giorno fa persino il senatore Roberto Calderoli – che pure questa legge l’ha scritta nel 2005 – ha presentato un ddl per abrogare il Porcellum.

Passato l’entusiasmo della prima reazione, si fa strada un dubbio. Ma se la legge elettorale in vigore è anticostituzionale, che ne sarà delle ultime tre legislature? Dopotutto è dal 2006 che gli italiani eleggono i propri parlamentari con il Porcellum (eleggono si fa per dire, visto che le liste bloccate non consentono di scegliere alcun deputato o senatore). Insomma, adesso che si fa? Scoperto che da anni andiamo a votare con una norma imbarazzante – a qualcuno il pensiero era già venuto – come si torna indietro?

La decisione della Consulta rischia di resettare di punto in bianco un decennio di storia politica. Tre legislature cancellate di colpo. A questo punto come prima misura si dovrebbero considerare automaticamente decaduti i parlamentari che siedono a Montecitorio e Palazzo Madama. Reinsediamo i vecchi inquilini? L’ipotesi non è male. Per ripopolare il Palazzo servirà chiamare gli eletti della XIV legislatura, gli ultimi ad essere votati con il Mattarellum. Addio ai grillini, che tornerebbero a fare opposizione fuori dal Parlamento. Le facce non cambierebbero comunque di molto. Gente come Rosy Bindi, Silvio Berlusconi, Anna Finocchiaro, Angelino Alfano, Daniela Santanchè, Dario Franceschini erano già deputati e senatori prima dell’avvento del Porcellum. Qualcuno, persino prima di quello.

Eppure la decisione della Corte Costituzionale rischia avere ripercussioni ben più pesanti. Tracciata una linea sulle ultime tre elezioni, si finisce inevitabilmente per ridimensionare il fenomeno Berlusconi. Proprio così. Il mito del Cavaliere si consolida proprio in questi anni. Il candidato imbattibile, vincitore indiscusso anche se sconfitto alle urne. Chi ha dimenticato le elezioni del 2006? Il centrosinistra sicuro di sbaragliare gli avversari che si trova a fronteggiare un’incredibile campagna elettorale del Cavaliere. Un recupero impossibile (all’epoca prometteva la cancellazione dell’Ici, oggi dell’Imu). Tanto che Romano Prodi, a Palazzo Chigi per una manciata di voti in più, cadde dopo neppure due anni.

Nel 2008 Berlusconi torna al governo forte della maggioranza più consistente dell’esperienza repubblicana. Il resto è storia recente. Il Cavaliere dato per scomparso un po’ da tutti che recupera, ancora una volta, in campagna elettorale. E pochi mesi fa riesce a riportare il Pdl al governo dopo la breve parentesi montiana, insediando a Palazzo Chigi il fido Alfano in un inatteso esecutivo di larghe intese. E invece no. Adesso la Consulta potrebbe cancellare tutta la storia. Un colpo di bianchetto sul Porcellum e Berlusconi tornerebbe ad essere un leader politico tra i tanti. Due volte premier, certo. Ma ancora lontano da quel lungo ventennio di monopolio politico. Un’operazione di rimozione della memoria storica del Paese che non sarebbe neppure male, per molti italiani. Basterà una sentenza della Corte Costituzionale? 

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