Da Palazzo Chigi all’Antitrust e ritorno. E poi il Consiglio di Stato, le cattedre universitarie, ora il ministero dello Sviluppo Economico. Difficile non riconoscere le capacità di adattamento di Antonio Catricalà. Un uomo per tutte le stagioni, e per tutti i governi. Amico di Gianni Letta, vicino a Silvio Berlusconi. Ha gestito la stanza dei bottoni di Palazzo Chigi con il Cavaliere e durante il governo tecnico di Mario Monti. Un po’ a sorpresa, da ieri sera Catricalà torna in sella – ammesso che ne sia mai sceso – nel delicato tentativo delle larghe intese di Enrico Letta.
Un incarico dopo l’altro, la carriera procede senza scossoni. Sessantuno anni. Calabrese di Catanzaro. Non ancora ventenne Catricalà approda, precoce, a Roma. La laurea in giurisprudenza seguendo le orme del padre avvocato. E la lunga trafila professionale superata senza intoppi: il concorso in magistratura ordinaria, il Consiglio di Stato (dove è ancora presidente di sezione, seppure «dispensato da compiti di istituto»), l’Autorità per le comunicazioni, di cui diventa segretario generale.
La carriera di Catricalà è un lungo viaggio nella politica italiana. Consigliere giuridico di Franco Bassanini e Giuliano Amato. Capo di Gabinetto con Antonio Maccanico. Ma il vero punto di riferimento, politico e non solo, resta Gianni Letta. Nella XIV legislatura è con lui a Palazzo Chigi, segretario generale della presidenza del Consiglio. «Letta? Un uomo incredibile» rivelò a Barbara Palombelli in un’intervista dell’epoca al Corriere. Più che ammirazione, una vera infatuazione. Catricalà considera il braccio destro del Cavaliere un «semidio», così almeno avrebbe rivelato a una stupita platea a fine 2011. Era appena stato nominato da Monti sottosegretario alla presidenza del Consiglio. A lui l’onore di raccogliere il testimone del suo mentore, con cui pare condivida anche il maestro di tennis.
Quando il Professore l’ha chiamato al governo, non tutti hanno gradito. Catricalà? L’uomo di Berlusconi nell’esecutivo dei tecnici, si sono lamentati in tanti dall’ala sinistra delle Aule parlamentari. Chissà, forse Monti voleva solo affidare la macchina del suo esecutivo a uno degli autisti più esperti in circolazione. Dopotutto il giurista calabrese è uno dei migliori dirigenti pubblici su piazza. Eppure i legami con il Cavaliere non sono solo un’invenzione dei suoi detrattori. Nel 2005 è proprio Berlusconi a spedire Catricalà alla guida dell’Antitrust. Luogo di osservazione e controllo del mercato italiano. Da cui tuttavia – proseguono i critici – il presidente avrebbe dedicato poca attenzione al delicato intreccio di potere tra il premier e le sue aziende. A partire da Mediaset.
Due figlie e una passione fiabesca per i soldatini, di cui Catricalà conserva oltre 350 pezzi. «Sudisti e nordisti, sono i soli che amo collezionare» ha rivelato nella già citata intervista al Corriere. E una moglie, Diana, finita recentemente al centro delle polemiche. Il motivo? La sede di lavoro: Palazzo Chigi per entrambi. Una famiglia al governo. Fino a pochi mesi fa lei era a capo del dipartimento per il coordinamento amministrativo – a dire il vero assunta in tempi non sospetti e tramite concorso pubblico – lui sottosegretario di Mario Monti.
Esperienza di gran prestigio, al governo tecnico. Ma forse non è quella che Catricalà ricorderà con più nostalgia. I rapporti con il Professore sembra non siano mai decollati. E così con molti altri ministri. A partire da Elsa Fornero, titolare del lavoro, che scoprì sui giornali le prime bozze di modifica dell’articolo 18. Le aveva diffuse, pare, proprio il sottosegretario. Lei se ne risentì non poco. Probabilmente non hanno aiutato lo spirito di squadra i toni battaglieri – e visto l’esito poco fondati – con cui Catricalà sognava di liberalizzare il Paese. Né quel rigoroso spirito di servizio con cui il sottosegretario ha messo in pratica la rivoluzione di sobrietà voluta da Monti. Le cronache dei primi mesi di governo ricordano un’impietosa sforbiciata ai voli di Stato. Opera del sottosegretario di Catanzaro. Proprio lui – rivelò allora malizioso qualche giornale – che alle auto di piccola cilindrata preferiva i Suv.
Ora la nuova avventura al governo. Scelto da Letta – Gianni o Enrico? – per trovare un delicato equilibrio politico allo Sviluppo Economico. Catricalà sarà il viceministro del Pd Flavio Zanonato. In un dicastero che, tra le altre cose, avrà il difficile compito di gestire i dossier in materia di comunicazioni. Un ruolo fondamentale per il governo Letta: sarà questo uno dei veri terreni di scontro tra le varie anime della maggioranza di governo.