Aula deserta ieri a Palazzo dei Normanni, sede del parlamentino siciliano. Non c’è il governo. «Assente ingiustificato», sussurrano i maligni. Del resto nell’isola siamo in piena campagna elettorale, e in quattro capoluoghi di provincia (Messina, Catania, Siracusa e Ragusa) si voterà il prossimo 9 e 10 giugno. Il governo non c’è, e la maggior parte dei parlamentari non risponde alla chiamata. Non importa che si debba discutere su una mozione che riguarda l’art.37 dello statuto, norma con cui si stabilisce che le aziende che producono in Sicilia, anche se hanno sede legale fuori, dovranno pagare i tributi nell’isola.
E anche i parlamentari regionali di Grillo si sono adagiati ai ritmi del Parlamento più vecchio in Europa. Solo quattro di loro presenti su un totale di 14. E uno di essi, Stefano Zito è più che scoraggiato: «È stato frustrante vedere oggi l’aula vuota, e sottolineo vuota, in un’occasione in cui si poteva rimediare a un torto subito da 60 anni dalla Sicilia per cercare di portare un po’ di ossigeno alle disastrate casse della Regione». A questo punto, si domanda Zito, «perché non chiudiamo l’Ars?». In realtà a presiedere i lavori d’Aula, in qualità di vice presidente dell’Ars, c’era proprio il ribelle ex cinque stelle Antonio Venturino, al centro di una polemica con i vertici del movimento del comico di Genova. Ma il vice Presidente dell’Ars ha giustificato l’assenza del governo e della quasi totalità dei deputati: «Visto l’importanza della mozione l’assessore all’Economia Luca Bianchi ha chiesto alla Presidenza dell’Ars il rinvio della mozione per approfondire l’argomento. Credo che Bianchi abbia informato anche i capigruppo. L’aula era semivuota per cui ho ritenuto di rinviare la seduta al 12 giugno con il medesimo ordine del giorno di oggi». Ma nonostante la seduta sia durata appena 25 minuti «i deputati presenti, anche se non chiamati a votare o a svolgere alcun lavoro parlamentare ottengono il gettone di presenza di 220 euro», spiegano i funzionari dell’Ars. Quindi la regione per una seduta durata poco meno di 25 minuti «avrebbe bruciato ben 4.480 euro di soli gettoni di presenza».
Insomma, altri sprechi per una regione, pochi giorni fa declassata dall’agenzia di rating Moody’s, e che di certo non eccelle in produttività. Del resto il Rapporto sull’attività legislativa dell’ultimo anno parla chiaro. Dal 1° maggio del 2012 al 30 aprile 2013, che in questo caso è parzialmente anche il periodo a cavallo tra la XV e la XVI legislatura, sono stata diciannove le leggi approvate. «Meno rispetto all’anno precedente», scrive Giovanni Ardizzone, attuale Presidente dell’Assemblea. E su un totale di 19 leggi, 12 sono frutto di iniziativa governativa, 5 di iniziativa parlamentare e 2 mista (governativa e parlamentare), «in quanto traggono origine da più disegni di legge presentati rispettivamente da parlamentari e governo abbinati in sede di Commissione», spiega il segretario generale dell’Assemblea Giovanni Tomasello. Ma il dato che dovrebbe far riflettere è che all’interno delle 19 leggi approvate si annoverano anche le leggi di stabilità e le leggi di bilancio. Oltretutto il Commissario della Stato è dovuto intervenire sette volte su 19 «per la violazione dell’obbligo di copertura delle leggi di spesa».
In sostanza anche se il periodo in esame comprende gli ultimi scorci della legislatura di Raffaele Lombardo, l’uomo politico delle nomine, capace di piazzare i suoi uomini in tutti i posti di sottogoverno, e ribattezzato “Arraffaele” per il suo modo di fare. Di certo i primi sette mesi di Rosario Crocetta non luccicano quanto a produttività. Anzi.
Twitter: @GiuseppeFalci