Enrico Letta il temporeggiatore. Il consiglio dei ministri più atteso da quando il governo è entrato in carica finisce senza scontri. Anzi, sorprendentemente al termine della riunione i protagonisti nascondono a stento l’ottimismo. Tra cancellazione Imu, riforme istituzionali e grane giustizia stavolta il premier è riuscito a mettere tutti d’accordo. Semplice e infallibile il sistema adottato: prendere tempo. Una dilazione dopo l’altra, la politica del nuovo esecutivo va avanti senza scossoni. Tra un posticipo e qualche slittamento.
Negli ultimi giorni a turbare i sonnidel presidente del Consiglio è stato il dossier Imu. Tema imprescindibile per il Pdl, che già in campagna elettorale aveva annunciato l’abolizione tout court dell’odiata tassa sugli immobili. Trovata un’intesa di massima all’interno di Palazzo Chigi, il titolare dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha presentato il conto a Letta: la riforma è troppo costosa. Di fronte alle minacce dei berlusconiani, pronti a dar vita alla prima crisi di governo, il premier ha trovato una più che onorevole via d’uscita. Il pagamento della rata di giugno sulla prima casa è stato sospeso per tutti, o quasi. Proprio come volevano gli uomini del Cavaliere, che infatti esultano. Sospeso, non cancellato. Il governo si dà tempo fino al 31 agosto per realizzare una riforma complessiva delle tasse sulla casa. Se ne riparlerà.
Resta in stand by anche il tema delle modifiche costituzionali. Al Consiglio dei ministri di oggi erano attesi i componenti del comitato per le riforme. L’assemblea formata da tecnici, esperti e studiosi che – nelle intenzioni di Enrico Letta – dovrà fornire spunti e suggerimenti alla costituenda Convenzione. Date le polemiche di questi giorni sulla legge elettorale, forse è meglio temporeggiare un altro po’. Il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello ha fatto sapere da Torino che nei prossimi giorni chiederà ai partiti e alle alte magistrature dello Stato alcune “rose” di nomi. Da questi elenchi «il governo, e in particolare il premier Letta, farà le scelte che riterrà più opportune». Ma solo quando sarà il momento.
Rimandata da luglio a dicembre la scadenza dei contratti dei lavoratori precari nella pubblica amministrazione. «Sono prorogati al 31 dicembre 2013 – si legge nel comunicato di Palazzo Chigii – gli strumenti giuridici per consentire alle Pubbliche amministrazioni, nell’ambito della legislazione vigente, di avvalersi di lavoratori a tempo determinato per garantire servizi essenziali». Un posticipo a buon fine, almeno.
Il tema Giustizia non è all’ordine del giorno. Letta su questo punto è già stato chiaro. L’argomento rischia di minare seriamente il già fragile equilibrio dell’esecutivo. Ecco perché pochi giorni fa, a chi gli chiedeva lumi su un possibile intervento governativo, il premier ha assicurato che una riforma complessiva sulla materia si farà, forse. Sicuramente non adesso. Data la «più lunga gittata» del provvedimento si dovrà pazientare ancora qualche mese. Su questo la linea di Palazzo Chigi è coerente.
Non è tutto. Nella riunione di oggi c’è stato il tempo per rimandare un’altra decisione. «Il Consiglio dei ministri – si legge nel comunicato finale di Palazzo Chigi – ha rinviato l’esame del disegno di legge di ratifica ed esecuzione della convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza domestica». Alla prossima.