M5s, riunione col commercialista: “Grillo ha sbagliato”

Summit dei grillini sulla diaria, in 15 pronti ad andarsene

Dopo un’assemblea tra deputati e senatori conclusa in tarda serata, la linea del Movimento non cambia. Nonostante le rimostranze dei malpancisti, l’indennità resta a 5.000 euro lordi con adeguamento dell’Irpef in base alla provenienza, mentre la diaria va rendicontata per poi restituire quel che avanza. Chi ha partecipato giura: «è stato un confronto vivace ma non litigioso». Alessandro Di Battista la descrive come «un‘assemblea bellissima e d‘ora in poi parliamo solo di leggi». Al summit ha preso parte anche un commercialista del M5s romano nel ruolo d‘insegnante perché, spiega una fonte interna, «ci mancano le basi e i tecnicismi su tassazione, Inps e questioni fiscali».

Pallottoliere alla mano, i parlamentari che non vorrebbero restituire l‘eccedenza della diaria sono una quindicina. Al loro malessere, cui si aggiunge il fastidio di altri, vengono allegati motivi personali come figli, mutuo e situazioni particolari. Un ventaglio di varie ed eventuali che ha fatto ipotizzare anche l‘istituzione di un fondo per i pentastellati “bisognosi”, alimentato da una colletta tra i colleghi. «Faranno una lista delle persone con problemi economici, magari invadendo la loro privacy?», chiedono i più agguerriti. La soluzione finale sembra essere una white list da pubblicare sul blog, nella forma di pagelle che premiano i virtuosi.

«L‘errore lo ha fatto Grillo all’inizio – confessa un parlamentare M5s a Linkiesta – non avrebbe dovuto puntare sull‘indennità, ma sulla diaria che non è soggetta a tassazione. Con l’indennità emergono problemi fiscali che molti di noi ancora non comprendono». Gli ostacoli tecnici legati a stipendi e fiscalità dei parlamentari «non li conosceva nemmeno Grillo, che è stato il primo ad affrontare la questione con faciloneria».

Scansata la foglia di fico dei rimborsi, i dissidenti puntano il dito contro il metodo usato dal comico genovese, spiccio e intransigente nell’allineare i suoi, minacciando blacklist e vergando un post che per molti equivale a «gogna mediatica». «Deve smetterla di trattarci da bambini», scandiscono i più arrabbiati mentre il capo, ad Avellino per l’avvio del tour elettorale per le Amministrative, ripete: «chi si tiene i soldi va fuori da solo». Grillo ne ha per i suoi, ma non risparmia i media: «basta prendere botte, adesso usiamo i loro stessi metodi, vogliono i dossier? Facciamo i dossier. Andiamo da De Benedetti e dalla sua famiglia».

In Parlamento però, gli scontenti del boss decisionista hanno nomi e cognomi come il senatore Francesco Campanella: «il ragionamento per cui “o si fa così o sei fuori” non funziona. Grillo è un attivista, seppur autorevole, come tutti noi e la funzione di leader è estranea al movimento». Gli fa eco il deputato Alessandro Furnari: «pezzi di merda noi? Con questo ragionamento potremmo dire che è un pezzo di merda Grillo, che ci tratta così dopo che abbiamo passato anni della nostra vita nelle strade a difendere il Movimento».

Tra i malpancisti alza il dito anche Adriano Zaccagnini, vicepresidente della commissione Ambiente e per alcuni già in odore di allontanamento. Il deputato attacca frontalmente: «la gogna è partita e Houston (Grillo n.d.r.) se la ride, ma il nostro centro di controllo è la Rete, la gente, non Houston». Nei prossimi giorni si capirà di più sulla sorte dei rivoltosi, che comunque non si rassegnano ai diktat e sono pronti, se serve, ad aprire una fronda. Dieci, massimo quindici tra deputati e senatori: «ne bastano venti per fare un altro gruppo». Alla base della vicenda però, emerge un vulnus evidente. Lo spiega a Linkiesta un senatore grillino: «sul tema stipendi c‘è stata impreparazione da parte nostra, che ora ci si ritorce contro a livello mediatico». Il messaggio è chiaro: Beppe, hai fatto male i conti.

@MarcoFattorini 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter