Quando l’intellettuale scrive al fisco: Walter Benjamin

Tasse e dintorni

Cosa succede quando un grande intellettuale scrive al fisco? Che anche quella microcorrispondenza diventa un piccolo capolavoro. Succedeva nel 1931. Walter Benjamin, il 19 luglio, indirizzava all’ufficio delle imposte dirette una richiesta di moratoria fino all’ottobre successivo perché – come concludeva – «la mia situazione è al momento la più difficile che si possa immaginare».
Il 30 luglio arrivava la risposta, purtroppo negativa, con tanto di invito a pagare il prima possibile «onde evitare costi aggiuntivi». E allora lui, l’11 agosto replicava:

Berlino, 11 agosto 1931

All’Ufficio delle Imposte Dirette di Wilmersdorf-Süd, Wilmersdorf

Egregio Signore,
con riferimento alla Sua lettera del 30 luglio 1931 mi permetto di risponderLe con le seguenti parole: 
Dall’invenzione della scrittura le suppliche hanno perduto molta della loro forza, le ingiunzioni invece ne hanno guadagnata. È un brutto bilancio. Una supplica scritta si respinge più facilmente di una presentata a voce, e un’ingiunzione si impartisce più a cuor leggero per iscritto che a voce. In entrambi i casi ci vuole del coraggio, che spesso viene meno quando a parlare deve essere la bocca.
Questo appunto di G. Ch. Lichtemberg dovrebbe a maggior ragione riscuotere interesse da parte dell’Autorità che Lei rappresenta, inquantoché fu proprio un Direttore delle Imposte, figlio dell’Autore, a scegliere di darlo alle stampe, più di un secolo fa, tra gli scritti inediti del padre.
Con osservanza
firma
[da Frankfurter Zeitung LXXXVI, n. 599 – 14 agosto 1931]
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Tratto da Breve scambio epistolare con fisco (Titolo originale: Kleiner Briefwechsel mit der Steuerbehörde), Edizioni Henry Beyle, traduzione di Elisabetta Dell’Anna Ciancia, stampato su carta Zerkall-Bütten, sovraccopertina su carta Hahnemühle, 375 copie numerate (da tagliare a mano),10 euro.

La casa editrice milanese Henry Beyle (dal nome – Henri Beyle con la i – di Stendhal) pubblica dal 2009, in tiratura limitata, autori italiani e stranieri (solo se morti). In catalogo ha libri che vanno dai 10 ai 400 euro. L’editore è lo schivo palermitano Vincenzo Campo, 53 anni. Non ama concedere interviste («un editore parla solo con il suo catalogo, tutto il resto è inutile»). Al momento ha raggiunto i 50 titoli ed è ormai a metà dell’opera, visto quanto annuncia: «Quando arriverò a cento, chiudo la casa editrice». Chi volesse più informazioni può trovarle in un paio di rare interviste che ha rilasciato (al giornale della Biblioteca di via Senato e al Corriere della Sera) o sul sito http://www.henrybeyle.com/

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