Più che un pacchetto di norme costituzionali, sembra un’opera di falegnameria. Creato l’ennesimo tavolo di confronto, parte oggi il difficile percorso di riforme immaginato dal premier Enrico Letta. Dopo il comitato dei saggi voluto da Giorgio Napolitano e la discussa Convenzione per le riforme (confermata dal presidente del Consiglio, seppure con qualche modifica nella composizione) ecco nascere la commissione di esperti. La nominerà il capo del governo nei prossimo giorni. Sarà un’assise di studiosi e «importanti personalità» che in cento giorni elaborerà «opzioni e idee» da consegnare al Parlamento.
Si conclude con questa novità la due giorni in convento del nuovo governo di larghe intese. Quarantotto ore in Toscana, nell’ex abbazia di Spineto, dove Enrico Letta e i suoi ministri si sono conosciuti e hanno avuto modo di confrontarsi sui prossimi impegni dell’esecutivo. Un primo appuntamento per “fare spogliatoio” come aveva anticipato il premier. E forse anche per tarare il governo ai primi scossoni politici. La manifestazione di sabato scorso del Pdl a Brescia, in piazza contro i magistrati, ha messo non poco in difficoltà il presidente del Consiglio. Il risultato è un inedito regolamento per i componenti dell’esecutivo. Da oggi fino alle amministrative di fine mese, tutti i ministri dovranno attenersi ai propri compiti specifici, «con un impegno a stare fuori dalle vicende più prettamente politiche e partitiche». Il nuovo bon ton di Palazzo Chigi.
Mentre i pullman che li hanno accompagnati in Toscana riportano i ministri verso Roma, sul governo Letta inizia ad aleggiare “lo spirito di Spineto”. Un inedito modus operandi nato all’interno dell’antica abbazia, che secondo gli auspici del premier accompagnerà le future riunioni del consiglio dei ministri. Più che un codice etico, una condizione esistenziale. «Franchezza e lealtà», spiega Letta. Utile per giungere a decisioni comuni anche dopo duri confronti. «Arriveranno vicende non previste e spero le affronteremo con questo spirito. Per questo ci vedremo di nuovo, anche a Roma, applicando questo metodo».
Dalla filosofia al programma di governo. Incontrando la stampa assieme al vicepremier Angelino Alfano, il presidente del Consiglio annuncia i prossimi interventi dell’esecutivo. Quattro capitoli di lavoro per i prossimi cento giorni. Occupazione per i giovani, agevolazioni fiscali per «gli italiani che vogliono fare». L’avvio della riforma della politica, a partire dall’abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti. E i primi interventi su cancellazione Imu e rifinanziamento Cig, che saranno approvati già venerdì dal Consiglio dei ministri (appuntamento settimanale che diventerà fisso, da qui alla fine della legislatura).
Discorso a parte per le riforme costituzionali. Il premier individua un doppio binario: la commissione di esperti nominati da Letta inizierà a lavorare subito. E dovrà fornire spunti e suggerimenti al Parlamento. Parallelamente opererà la Convezione per le riforme, da istituire con legge costituzionale (e quindi con tempi più lunghi). Abbandonato il progetto iniziale, la Convenzione nascerà alle Camere. «L’idea che il governo suggerirà alle forze politiche dovrebbe essere un organo composto dai componenti dalle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato, e i presidenti dovrebbero, sempre nella nostra idea, presiedere questo organismo».
Discorso a parte per la riforma elettorale. L’obiettivo è una legge che tenga conto della prossima riduzione del numero dei parlamentari. Tanto per essere certi di non tornare al voto con il Porcellum, però, Letta affida al ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello una «rete di protezione». Una mini riforma, da approvare in tempi brevi, «per la quale non ci sia la paura, se succedesse l’imponderabile, di andare a votare con questa legge». Dice proprio così, Enrico Letta. Segno che anche lui, nonostante l’ottimismo, ha messo in conto la fine prematura dell’esperienza di governo. Difficile dargli torto. Al netto della due giorni di team building in abbazia, l’esecutivo resta fragile, in balia delle tempeste politiche.
Per ora la tregua regge, nonostante le frizioni degli ultimi giorni. Ma fino a quanto si potrà andare avanti? Nel dubbio, alcuni progetti di riforma non vengono pure presi in considerazione. Che fine ha fatto la riforma della giustizia? «Abbiamo indicato le quattro priorità da portare a conclusione nei primi cento giorni. Questo non vuol dire che non ci siano riforme in cantiere che abbiano una gittata più lunga» si giustifica Letta in conferenza stampa.
Rientrati a Roma, da stasera si torna a lavoro. L’obiettivo è portare a termine entro pochi mesi i quattro provvedimenti indicati. Tra cento giorni, annuncia Letta, nuovo check ministeriale all’azione di governo. Calendario alla mano, l’evento sarà organizzato nei giorni vicini a ferragosto. Meglio avvertire il premier. Di fronte a una nuova adunata in convento, è possibile che più di qualche ministro neppure si presenti.