Senza politica estera l’Europa è invertebrata

E la Germania ne esce più forte. Lo sostiene il professor Parsi

Incerta e balbettante. La politica estera europea, nei momenti più importanti, non esiste. Non c’è stata a Srebrenica né in Afghanistan e non è mai considerata come un soggetto di rilievo. Adesso silente sulla Siria. Una mancanza grave, da attribuire a un’unificazione incompiuta e a una amnesia che dura da molto tempo. I motivi per cui nacque la Unione Europea non sono più quelli per cui resta in piedi. Questa è, almeno, la visione di Vittorio Emanuele Parsi, ordinario di Relazioni Internazionali nella facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Perché l’Europa, in fatto di relazioni estere, non sa muoversi compatta?
La spiegazione è semplice. A parte alcuni ambiti ben delimitati, come quello commerciale, dove invece l’Europa va come un solo uomo, gli stati nazionali si sono tenuti ben stretti il settore degli esteri e della sicurezza. Agiscono per i propri interessi e non tengono conto dell’Europa.

Ma perché?
È il senso stesso dell’Europa che è cambiato con gli anni. È un paradosso, ma nasce come un rimedio politico per imbrigliare la nazione più potente, cioè la Germania, e finisce, adesso, per ratificarne il potere. Le istituzioni europee, oggi, sono il volano della potenza tedesca.

Ma la politica estera tedesca è timida.
Appunto. È molto concentrata sul suo interno. Fa poco fuori, non è molto presente. E anche quando partecipa, come in Afghanistan, alle operazioni di guerra internazionali, lo fa in modo molto limitato. Questo è un motivo per cui gli stati nazionali lasciano prevalere i propri interessi. Anche le brigate franco-tedesche non intervengono mai nei punti più importanti dei conflitti, proprio perché la Germania si oppone con forza.

La Francia però è molto attiva.
La fine della Guerra Fredda ha determinato l’ascesa di attori europei con una politica estera più audace. E l’Europa in sé ha visto, al contrario, la concentrazione sui propri problemi interni. Come l’allargamento, e la politica monetaria.

C’è alla base un problema di identità?
Di sicuro, come dicevo, si è smarrita la ragione per cui è nata l’Europa stessa: cioè limitare la Germania. Cioè, in ogni caso, una ragione politica. Aver fatto strada all’euro ha cambiato tutto: non una via per una Europa più coesa, ma un rafforzamento della Germania. Il controllo, così, è fallito. E se si aggiungono i problemi legati alla debolezza degli Usa, si vede che ci sono altre difficoltà nella gestione degli affari esteri.

Ma ci sono soluzioni?
Eh, ben difficili. Occorre che la Ue non finisca per essere un ostacolo per la soluzione dei problemi, se non un problema stesso. In questo senso resta essenziale recuperare l’armonia. 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter