Se in passato l’economia globale si è concentrata sui paesi sviluppati, oggi la struttura e i network mondiali si stanno diversificando, allontanandosi dalle economie avanzate. Le economie emergenti – con la Cina in testa – grazie agli enormi progressi degli ultimi decenni, sono ormai abbastanza grandi e ricche per generare sufficiente domanda in grado di sostenere la crescita e sono di conseguenza sempre meno dipendenti dai paesi sviluppati. I riferimenti del passato non sono più utili, sia le economie avanzate che quelle emergenti necessitano un cambiamento del modello economico per continuare (o tornare) a crescere: Stati Uniti ed Europa devono abbandonare un modello di crescita basato sull’indebitamento, per gli emergenti è fondamentale stimolare la domanda interna. La parola chiave per entrambi? Riforme
Ecco l’introduzione di Spence e, a seguire, il suo intervento (clicca per sfogliare le pagine)
La storia
• La tecnologia, la rapida evoluzione della struttura economica globale, e la crescita dei paesi emergenti hanno queste conseguenze
• La capacità dei paesi e dei loro governi di fornire modelli stabili di crescita e di mantenere la coesione sociale è diminuita a causa di questi crescenti e mutevoli trend di interdipendenza economica.
• Le misure convenzionali non sono più sufficienti
• I paesi sviluppati, con redditi, strutture e sistemi di governance simili, hanno dominato l’economia globale per molti decenni dopo la seconda guerra mondiale
• Il coordinamento politico a livello internazionale per gestire l’interdipendenza economica era relativamente facile. Ma tutto questo è ormai nel passato.
• I paesi in via di sviluppo sono grandi e in crescita
• 50 per cento dell’economia globale, e questa percentuale è in costante crescita.• Stanno crescendo in termini di reddito e di valore aggiunto
• Sono grandi mercati e grandi produttori con ottimi collegamenti
• Fra molti decenni, quando il processo di convergenza sarà completato, ritorneremo forse ad avere una grande economia globale relativamente omogenea
• Ma nel frattempo viviamo in un mondo complesso, fatto di grani diversità economiche e di veloci transizioni
• I paesi hanno, nel migliore dei casi, solo un controllo parziale delle loro traiettorie economiche
• La perdita di sovranità è permanente
• Non abbiamo scelta se non quella di adattarci come possiamo a livello nazionale e tentare di costruire delle politiche, istituzioni e meccanismi di coordinamento efficaci per gestire l’impatto “esterno” delle nostre scelte di politica interna.
• Ma se le problematiche e le sfide durante il tragitto sono numerose, in fondo, i nostri interessi nazionali sono, nella maggior parte dei casi, allineati
L’intervento del premio Nobel per l’economia Michael Spence al Festival dell’Economia di Trento