Pochi, ma ben divisi. A dispetto dell’esiguità dei numeri in Parlamento, i montiani di Scelta Civica non sembrano brillare per capacità di sintesi. Nemmeno quando si parla di argomenti su cui l’unità di un partito dovrebbe essere scontata. Questa almeno è l’impressione, dopo la presentazione di due diverse mozioni sull’obiezione di coscienza in materia di interruzione di gravidanza.
Nel pomeriggio la Camera dei deputati aveva in programma la discussione di una decina di documenti. Ogni partito ha presentato la sua mozione, esclusi i centristi. Impossibilitati a trovare un’intesa tra le diverse posizioni, i montiani hanno depositato due mozioni. La prima, a firma Paola Binetti e di alcuni esponenti dell’Udc. L’altra, opera di Irene Tinagli. Un testo sostenuto da undici colleghi di partito, in buona parte di area ItaliaFutura.
Nel partito – da tempo al centro delle polemiche per presunte spaccature interne – non tutti hanno gradito. Per Ferdinando Adornato la presentazione di due mozioni sulla legge 194 è un errore. «Chiedo all’onorevole Dellai (capogruppo di Scelta Civica a Montecitorio, ndr), era così difficile evitare al nostro gruppo una divisione sul presunto fronte di guerra laici-cattolici che ci colloca alla retroguardia di una moderne formazione politica?». Divisione del tutto gratuita, peraltro. «Se essa fosse frutto di incompatibili divergenze lo capirei. Ma così non è, perché i punti di partenza sono diversi, ma le conclusioni convergenti. Nessuna delle mozioni mette in discussione la legge 194. Entrambe – sia pure con approcci diversi – chiedono che funzioni bene».
Effettivamente leggendo i documenti saltano all’occhio diverse sfumature. La mozione di Paola Binetti – appoggiata tra gli altri dall’ex ministro Renato Balduzzi e Rocco Buttiglione – si concentra su un particolare aspetto della questione. Pur sottolineando la necessità di tutelare «tanto gli obiettori quanto i non obiettori», impegna il governo «a dare piena attuazione al diritto all’obiezione di coscienza in campo medico e paramedico e a garantire la sua completa fruizione senza alcuna discriminazione o penalizzazione».
La mozione di Irene Tinagli sembra più orientata al diritto delle pazienti. Il testo impegna il governo «a condurre un’analisi conoscitiva approfondita sull’impatto dell’obiezione di coscienza sull’applicazione della legge 194 del 1978». Ma anche a «rafforzare l’attività dei consultori, monitorando l’effettiva disponibilità del personale che vi opera a erogare tutti i servizi legati alle richieste di interruzione volontaria di gravidanza».
Stesso partito, diversi punti di vista. Per il sottosegretario ai Beni Culturali Ilaria Borletti non c’è alcuna stranezza. Le diverse posizioni rappresentano una scelta di libertà. Qualcun altro non è d’accordo. E punta il dito contro l’incapacità politica di trovare un’intesa. Anche su un tema così centrale. La vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta è critica: «Sono molto dispiaciuta che due colleghe della Camera abbiano votato sull’aborto due mozioni distinte e, solo artificialmente, contrapposte. L’aborto è un tema delicatissimo che implica valori, sentimenti, diritti e doveri sul quale è necessario trovare una giusta sintesi». A qualcuno il dubbio potrebbe venire. Sulla legge 194, qual è la posizione del partito di Mario Monti?