La scommessa delle riforme è lanciata. Individuati i protagonisti che dovranno traghettare l’Italia nella terza Repubblica, il governo scandisce tempi e tappe del percorso. Solo ieri con un’imprevista accelerazione l’esecutivo Letta ha nominato i 35 saggi che avranno il compito di aprire la strada. Da domani si farà sul serio.
Alle 13 il Consiglio dei ministri – per l’occasione sarà anticipato a giovedì – licenzierà il disegno di legge costituzionale necessario per avviare l’iter. Un documento che recepirà il contenuto della mozione di maggioranza approvata pochi giorni fa dal Parlamento. Nel testo saranno confermate le indicazioni sul comitato dei 40 – composto da deputati e senatori delle commissioni Affari costituzionali – titolato a esaminare in sede referente le riforme costituzionali. Ma verrà anche inserita la previsione di un referendum popolare per ratificare le modifiche alla Carta (attualmente il referendum è possibile solo in assenza di un’approvazione parlamentare a maggioranza qualficiata dei due terzi). Il documento del governo individuerà tempi certi per l’iter delle riforme. Il Comitato dei 40 avrà circa quattro mesi di tempo per svolgere il proprio lavoro. Mentre in deroga all’articolo 138 della Costituzione a ogni Camera sarà permesso limitare l’intervallo tra le due letture da tre a un mese.
Da Palazzo Chigi al Parlamento. L’approvazione del disegno di legge governativo dovrà avvenire entro il mese di ottobre. Il primo passaggio a Camera e Senato è atteso per luglio, al ritorno dalle vacanze estive la seconda lettura. In autunno il comitato parlamentare dei 40 potrà finalmente insediarsi.
Nel frattempo la palla passa alla commissione dei 35 saggi. Domani pomeriggio – la convocazione è per le 17.30 – il presidente Giorgio Napolitano incontrerà il gruppo dei cattedratici nominati ieri dal governo Letta. Esperti scelti per sminare il terreno delle riforme dalle contrapposizioni politiche. Selezionati dall’esecutivo – ma sembra sia stato decisivo anche l’intervento del Quirinale, che avrebbe depennato cinque nomi dalla lista – per studiare i dossier e offrire una bozza di riforme su cui lavorare. Una scelta non casuale. L’elenco è stato compilato con cura, per dare voce alle principali forze politiche e a tutti gli orientamenti istituzionali. Tutelata anche la rappresentanza di genere, con la presenza di dieci esponenti di sesso femminile.
L’incontro al Quirinale sarà decisivo per l’organizzazione del lavoro. Domani si decideranno ambiti di studio e capitoli di intervento. Secondo le intenzioni dei protagonisti è probabile che le “consulenze” arrivino a blocchi. Un capitolo dopo l’altro: dalla legge elettorale alla forma di governo. Passando per il bicameralismo e – ipotizza qualcuno – anche l’ammodernamento dei regolamenti parlamentari. «In ogni caso – raccontano alla Camera – non ci sarà nessuna fuga in avanti. Dovrà essere un lavoro organico e meditato». Insomma, niente colpi a effetto. Nessuna forzatura.
Difficile immaginare l’esito dell’impegno. Tra i diretti interessati qualcuno è convinto che l’obiettivo sia quello di offrire una consulenza a governo e Parlamento sui temi più spinosi. «Evidenzieremo pro e contro rispetto alle diverse ipotesi istituzionali – racconta uno dei saggi – Ma ovviamente spetterà alle Camere la decisione finale». Diversa l’opinione di quanti, anche a Palazzo Chigi, sono certi di poter scrivere un testo di riforma proprio sulla base delle indicazioni dei saggi. Unica certezza, il tempo a disposizione non è molto. Enrico Letta si è dato diciotto mesi. Se tra un anno e mezzo la Costituzione non sarà riformata, sarà difficile non parlare di fallimento.