A Montecitorio si sono perse le tracce di un vicepresidente. Come da regolamento, i titolari dell’incarico dovrebbero essere quattro. Eppure da più di un mese una poltrona è rimasta vuota. Il pidiellino Maurizio Lupi si è dimesso a fine aprile per entrare a far parte del governo Letta, da allora il Popolo della libertà non è stato in grado di eleggere il suo successore. Una partita complicata, con ripercussioni non banali sulle istituzioni parlamentari. Un lungo braccio di ferro, frutto della distanza ormai evidente tra due diverse strategie politiche all’interno del partito di Silvio Berlusconi.
Per la successione di Lupi, i vertici del Pdl hanno indicato da tempo la responsabile organizzazione Daniela Santanchè. Una decisione scaturita al termine di un ballottaggio con l’ex ministro Mara Carfagna. Peccato che tra i deputati pidiellini in molti abbiano espresso la propria contrarietà alla pasionaria berlusconiana. Costringendo il partito a rimandare – ormai da oltre un mese – l’elezione del nuovo vicepresidente della Camera. «Le conseguenze? – scherza il vicepresidente Pd Roberto Giachetti – Io e il collega del M5S Luigi Di Maio dobbiamo fare gli straordinari. Per adesso siamo noi a coprire i turni di Lupi».
Il tema politico è molto più rilevante. Ai dirigenti berlusconiani non è sfuggito che l’elezione del quarto vicepresidente avverrà a scrutinio segreto. Romano Prodi insegna: senza una larga condivisione, Daniela Santanchè rischia di essere colpita dal fuoco amico. A storcere il naso, si racconta alla Camera, sarebbero soprattutto i deputati vicini al segretario Angelino Alfano. Del resto la ruggine tra i due è cosa nota. Anche se non è l’unica spiegazione.
Nel partito coesistono ormai da tempo due diverse strategie politiche. Buona parte del gruppo parlamentare pidiellino non ha alcuna voglia di ostacolare la vita al governo. E non sembra disposta a premiare una delle protagoniste della linea intransigente contro le larghe intese. L’impressione è che a Palazzo Grazioli e dintorni i rapporti con l’esecutivo finiranno per creare presto o tardi qualche problema. A farne le spese potrebbe essere proprio Alfano. Nel Pdl non tutti condividono il suo doppio incarico, da vicepremier e ministro degli Interni e da segretario politico. A breve, si mormora in Transatlantico, il titolare del Viminale potrebbe essere costretto a lasciare la poltrona a via dell’Umiltà. Per fare posto proprio a Daniela Santanchè?
Intanto nel Pdl qualcuno ha iniziato a proporsi per l’incarico di vicepresidente. Candidature alternative alla Santanchè, rigorosamente sotto traccia. Il nome che gira con più insistenza è quello dell’ex titolare della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini, ridimensionata nel ruolo di vice presidente del gruppo Pdl alla Camera. A sentire i bene informati sarebbe in lizza per la poltrona di Maurizio Lupi anche l’ex ministro Raffaele Fitto. E con lui Antonio Leone (poco interessato all’incarico, ma candidato di diritto in quanto vicepresidente uscente). Alla fine, spiega qualcuno, il nome giusto per mettere tutti d’accordo potrebbe essere quello di Elio Vito. Prima di accettare dovrebbe dimettersi dalla presidenza della commissione Difesa. Ma dalla sua avrebbe un’indubbia esperienza: durante la scorsa legislatura è stato il ministro dei Rapporti con il Parlamento.
Incapace di superare lo stallo, il Pdl prende tempo. L’elezione del nuovo vicepresidente della Camera viene rimandata ancora. Non è l’unico incarico parlamentare a rimanere in standby. Oggi, a oltre tre mesi dall’avvio della legislatura, si sarebbe dovuto insediare l’ufficio di presidenza della giunta per le elezioni e le immunità del Senato. L’organismo che dovrà decidere – tra le altre cose – sull’ineleggibilità di Silvio Berlusconi. Ennesima fumata nera. L’appuntamento è stato rimandato a domani pomeriggio. Il presidente della giunta sarà eletto alle 15.30, subito dopo la nomina degli uffici di presidenza del Copasir e della Vigilanza Rai, attesi nel primo pomeriggio.