Le economie (sommerse) europee sono in crescita

Scelto per voi da Cnbc

Regimi fiscali punitivi, regolamentazione del mercato del lavoro stringenti e mancanza di fiducia nei governi stanno spingendo molti europei ad abbandonare occupazioni legali per entrare nel mondo torbido e irregolare delle economie sommerse, che ormai valgono miliardi di dollari, afferma uno studio europeo pubblicato martedì 4 giugno.

La ricerca, commissionata da un think tank inglese, l’istituto degli affari economici (Iea), martedì ha annunciato che l’economia sommersa europea dà lavoro a 30 milioni di persone all’interno dell’Unione Europea e che le attività economiche illegali costituiscono circa il 20 per cento delle entrate in paesi come Spagna, Italia e Grecia.

Nel Regno Unito, l’economia sommersa costituisce circa il 10 percento del prodotto interno lordo (Pil), questa cifra sale a circa il 14 per cento nei paesi nordici e a un valore compreso tra il 20 e il 30 per cento in molti paese del sud Europa, secondo il rapporto di Iea.

Dallo studio condotto da Freidrich Schneider, professore di economia all’università Johannes Kepler in Austria, e da Colin Williams, professore di politiche pubbliche all’università Sheffield, è emerso che le economie sommerse in Europa sono cresciute negli ultimi anni a causa soprattutto dell’eccessiva pressione fiscale e alla mancanza di fiducia verso lo stato e le istituzioni.

«Gli alti livelli di spesa pubblica e di pressione fiscale hanno spinto sia gli individui sia le imprese a creare posti di lavoro illegali. Questo è un circolo vizioso molto pericoloso,» hanno affermato Schneider e Williams.

«Se molte persone sono costrette a entrare nell’economia sommersa, [il governo] perde entrate fiscali. Questo lo costringe ad aumentare la pressione fiscale, stimolando sempre di più il mercato nero.»

Governi, fate attenzione

Comunque, invece di tentare di scoraggiare o reprimere con la forza il mercato nero, Schneider e Williams suggeriscono che i governi dovrebbero cercare di sfruttarne la forza imprenditoriale e abbassare sostanzialmente le aliquote fiscali.

«È plausibile che una diminuzione del carico fiscale promuova una riduzione della dimensione dell’economia sommersa. Infatti, si potrebbe innescare un circolo virtuoso: aliquote fiscali più basse, meno lavoro nero, maggiore propensione a pagare le tasse, entrate fiscali più alte e l’opportunità di abbassare ulteriormente le aliquote. Ovviamente, si può anche creare un circolo vizioso nella direzione opposta.»

L’economia sommersa varia da attività apparentemente innocue, come il babysitting e i pagamenti in cambio di servizi domestici, a mercati neri su larga scala, come quello di alcol e sigarette, secondo Philip Booth, direttore editoriale a Iea.

«Ci sarà sempre qualche tipo di economia sommersa» ha detto Booth. «Perfino un paese come la Svizzera ha delle attività di economia sommersa – e corrisponde a circa l’8 per cento del prodotto interno – e la Svizzera è unanimemente considerata un paese con una buona regolamentazione del mercato del lavoro e con un’opinione pubblica che si fida delle istituzioni pubbliche,» ha detto Booth alla Cnbc.

Nel Regno Unito, l’economia sommersa equivale al 10 per cento del Pil, per un valore di 150 miliardi di sterline, secondo il rapporto di Iea.

Booth ha aggiunto che l’alta pressione fiscale nel Regno Unito è stata un propulsore del mercato nero nel paese.

«L’economia sommersa ora vale più di 150 miliardi di sterline nel Regno Unito, è arrivato il momento d’intraprendere provvedimenti per affrontare il problema. Il governo deve facilitare il lavoro legale e aumentarne i benefici tramite incentivi affinché chi lavori nel mercato sommerso trovi convenite regolarizzarsi. Allo stesso tempo bisogna promuovere riforme per ridurre il carico fiscale e costi amministrativi che sono i principali problemi che inducano molti a entrare nel mercato nero» ha detto Booth.

Data la natura ambigua delle economie sommerse, gli autori hanno ammesso che è notoriamente difficile raccogliere dati sull’argomento. Tuttavia quei paesi che ci hanno provato hanno ottenuto risultati sorprendenti.

Per esempio la Danimarca ha recentemente pubblicato uno studio che suggerisce che circa la metà della popolazione acquista lavoro nero e in alcuni settori, come le costruzioni, la metà della forza lavoro sta lavorando nell’economia sommersa.

articolo origianriamente pubblicato su Cnbc, il 4 giugno 2013
 

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