La grande promessa della Repubblica Federale Tedesca che chiunque possa fare carriera, se solo si attiene alle regole e intraprende gli sforzi necessari, non rappresenta da tempo più la realtà. Studi recenti si esprimono tutti in questa direzione. Le possibilità per i tedeschi senza laurea di accedere a una carriera di successo sono ora molto inferiori a quanto non lo sono stati durante il miracolo economico tedesco, e in particolare sono inferiori a quelle che offrono altre potenze economiche. Il meraviglioso mondo della “formazione duale”, con preparazione tecnica tra scuola e impresa, sembra appannarsi.
L’osannato modello tedesco del miracolo occupazionale, quello che ha portato la disoccupazione giovanile al limite strutturale del 4 per cento in alcune regioni del paese, nasconde una polarizzazione dei redditi e delle situazioni lavorative, con scarsissime possibilità di mobilità sociale per i giovani. Ci troviamo di fronte ad un fallimento? Solo pochi mesi fa, era preso a modello perfino dagli Stati Uniti. Der Spiegel, nel marzo 2012, riportava l’opinione del Nobel per l’economia Michael Spence, che sosteneva quanto ci fosse per gli americani «da imparare dalla Germania». Il CEO di General Electrics Jeffrey Immelt, a capo di una società che è sempre stata un punto di riferimento per le politiche di formazione del personale (nel bene e nel male), affermava che «dobbiamo diventare più tedeschi».
Non si può però trascurare che negli Stati Uniti la mobilità sociale è tra le peggiori nei paesi Ocse: dal censo dei genitori dipendono molte delle possibilità di successo scolastico e di guadagno, con pochi eguali nel mondo industrializzato (a parte l’Italia, ovviamente). Sembra quindi che una riforma americana in senso tedesco possa essere auspicabile. Preoccupa però il modo in cui il modello tedesco si sta trasformando, visto che gli spazi per la mobilità si stanno riducendo, con la creazione di un’economia orientata alle esportazioni che arricchisce e polarizza i redditi.
Secondo i dati più recenti dell’Ocse, appena il 20% dei giovani tedeschi raggiunge un livello professionale superiore a quello dei genitori. La media europea è praticamente doppia. «Negli ultimi 20 anni è diventato molto più difficile uscire da situazioni di ristrettezze economiche o situazioni di vita meno privilegiate», ha detto recentemente l’economista Gert G. Wagner, in occasione della presentazione di uno studio dell’Istituto Tedesco di Ricerca economica (DIW) proprio su questo tema. La scarsa possibilità di ascesa dei giovani è, secondo Wagner, uno dei maggiori problemi della società tedesca attuale.
Negli anni Sessanta in Germania e per le generazioni nate tra gli anni Trenta e Cinquanta la provenienza iniziava ad essere sempre meno determinante per la carriera. La tendenza si è confermata nelle generazioni successive, salvo poi cambiare radicalmente marcia nelle ultime due generazioni. Sono questi i risultati di uno studio recente del Centro di Ricerche Scientifiche di Berlino (WZB), il cui giudizio è lapidario: «Il paese sembra incamminato sulla strada di ritorno verso a una società classista». Il problema non è però solo generazionale. Sono in molti a denunciare che le coraggiose riforme del lavoro dell’Agenda 2010 di Gerhard Schröder hanno di fatto creato un mercato del lavoro bipolare, con i precari da una parte e gli assunti con contratto dall’altra. La comunicazioni tra questi due mondi praticamente è inesistente e per molti vale la regola che se parti precario, invecchierai con la pensione minima.
Tra i lati oscuri del miracolo occupazionale tedesco vi è poi il fatto che, nonostante la disoccupazione diminuisca, il numero di disoccupati cronici, cioè quelli che da più di 24 mesi non lavorano nemmeno per una settimana, negli ultimi anni è praticamente rimasto inalterato. Su quattro milioni di disoccupati, tre sono di lunga data, dal 2009 a oggi quest’ultimo dato non ha subito variazioni sensibili. In queste fasce «lontane dall’educazione» (così le definiscono letteralmente in Germania) le scarse possibilità di ascendere sono diventate anche un fattore psicologico. Secondo uno studio dell’istituto Allensbach, il 55% dei giovani che cresce in ristrettezze economiche da genitori poco istruiti, non ha alcuna fiducia nella possibilità di migliorare la propria situazione. Non solo crescono le differenze sociali e si ritorna alle classi, ma aumenta anche il grado di accettazione di questa situazione.
Il programma di riforme voluto da Schröder aveva previsto questo tipo di problemi, e ha cercato di facilitare la formazione e il reinserimento professionale con la ristrutturazione degli uffici di collocamento in “job center”, pensati non solo per sostenere la ricerca d’impiego, ma anche per erogare assistenza psicologica e training. I risultati sono stati però molto inferiori alle attese: corsi di lingue e di PC hanno potuto ben poco per risollevare la situazione sociale di “mini-jobber” da 450 euro al mese full-time. Anche in Germania, così, esiste una “generazione perduta” sommersa. Nonostante la disoccupazione giovanile sia incredibilmente bassa – ricordiamo, attorno al 4 per cento – gli aiuti di stato hanno fatto cultura, e continuano a farne. Ci sono tanti forum su internet in cui si pongono domande come «ho 25 anni e vivo dai miei – come posso richiedere gli assegni Hartz IV?». Per scomparire dalle statistiche di disoccupazione, basta che poi il giovane accetti un lavoretto pagato fino a 165 euro al mese – ammontare superato il quale l’assegno si riduce.
La grande questione, a questo punto, è cosa succederà se la Germania dovesse interrompere il suo ciclo di crescita. Il modello dell’export tedesco “alla cinese” dipende fin troppo dalla salute dei mercati esteri – visto che la domanda domestica rimane tradizionalmente bassa. Sono già entrati in crisi i lavoratori artigianali per produzioni di alta gamma destinate al mercato domestico. Se anche la domanda estera si dovesse fermare, la Germania attraverserà un periodo durissimo. Solo allora si potrà comprendere il valore delle riforme di Schröder: è facile parlare di “modello di successo” finché l’economia tira.
Stefano Casertano e Laura Lucchini sono autori di “Germania Copia e Incolla #2 – Riforme del lavoro e successo mondiale”, edito da goWare (ebook).