Ostruzionismo grillino alla Camera. E i deputati si infuriano

I pentastellati rallentano i lavori sul decreto emergenze

C’è chi legge Wikipedia, chi elenca i processi di Silvio Berlusconi, chi ricorda i professori di scuola. È uno show a cinque stelle quello che va in scena alla Camera dei deputati. All’esame dell’Aula c’è il disegno di legge di conversione del decreto emergenze. Un provvedimento licenziato a Palazzo Chigi che, tra le altre cose, si occupa del rilancio dell’area industriale di Piombino, della ripresa economica delle zone terremotate in Emilia, della ricostruzione in Abruzzo, e della realizzazione degli interventi per Expo 2015. Approvato al Senato, è giunto a Montecitorio a pochi giorni dalla scadenza. Già ieri qualche deputato si era lamentato per non aver potuto esaminare – ed emendare – il testo con la tranquillità necessaria. Per denunciare la vicenda, i grillini decidono di fare opposizione.

Irridenti e fantasiosi intervengono a decine, bloccando i lavori della Camera. Accantonate le polemiche sui dissidenti e i rimborsi spese, finalmente una battaglia politica degna di questo nome. Una provocazione bella e buona, ma pienamente legittima. E che provocazione. Dai banchi della maggioranza qualcuno perde la pazienza. Volano parole grosse, insulti. I pentastellati accusano persino un centrista di averli minacciati fisicamente. Per i pochi spettatori che seguono i lavori dalle tribune, il risultato è sorprendentemente divertente.

Il sistema è semplice. Prima di votare gli emendamenti, i deputati a cinque stelle prendono la parola a titolo personale. Il regolamento lo consente alla metà dei componenti del gruppo (a Montecitorio i grillini sono 107). Un minuto a testa. Per riempire il tempo ognuno si ingegna come può. Alessandro Di Battista se la prende con il Cavaliere, attirando le imprecazioni dei colleghi di centrodestra. «Leggo i reati estinti per prescrizione di Berlusconi – annuncia prendendo la parola – Il lodo Mondadori per corruzione giudiziaria, bilanci Fininvest, All Iberian, consolidato Fininvest falso in bilancio…». La vicepresidente dell’Aula Marina Sereni inizia a perdere la pazienza. «Onorevole, stiamo discutendo di un altro decreto». Lui prosegue, come se nulla fosse. «A me risulta che Berlusconi sia stato una volta a Piombino, per cui ritengo che sia coerente parlarne».

La seduta diventa una spettacolo. Computer alla mano, il deputato Manlio Di Stefano legge ad alta voce la descrizione di Piombino presente sull’enciclopedia online Wikipedia. «La città conserva numerose testimonianza del suo glorioso passato, dalle origini etrusche al principato di Piombino, di cui era capitale. Cioè, parliamo di una capitale signori» prosegue beffardo. Qualcuno rilegge il testo dell’emendamento in esame. Criticando la poca omogeneità del decreto, l’ingegnere elettronico Matteo Dall’Osso elenca formule e ricordi di scuola. «Come diceva il mio professore, alla fine di ogni equazione c’era un’unità di misura, sennò o erano pere o erano mele»

Mirella Liuzzi coglie l’occasione per ricordare il naufragio della nave Concordia. Lo fa senza risparmiare particolari. «La sera del 13 gennaio 2012 la nave, che stava effettuando una crociera nel Mediterraneo con partenza da Civitavecchia e scali previsti a Savona, Marsiglia, Barecllona, Palma di Maiorca, Cagliari e Palermo….». Qualcuno la prende a ridere. «Grazie presidente, grazie colleghi deputati. Vedo che oggi l’Aula è gremita e sono felice» esordisce Filippo Gallinella. Qualcun altro se la prende con la maggioranza. «Quando leggevo l’atto del Senato – spiega Diego De Lorenzis – non pensavo che si parlasse veramente dell’area di Piombino. Perché al termine “concordia” non ricordavo la nave varata il 9 luglio 2006, ma la concordia che da sempre esiste, da vent’anni, tra Pd e Pdl».

Alla Camera qualcuno si innervosisce. Il Pd Dario Ginefra perde la pazienza. «Il filibustering è una tecnica di ostruzionismo nota da sempre alle Aula parlamentari. Sorprende che a praticarla siano coloro che, da sempre, si battono per rendere fruttuoso il lavoro di noi parlamentari. Così come sorprende l’iperattivismo di chi, probabilmente, è più concentrato nel tentare di occultare la grande discussione che c’è all’interno della propria forza politica, che restringe gli spazi di democrazia in essa praticata, che non a favorire il confronto civile». Non sfugge a nessuno che nelle stesse ore in cui il M5S rallenta i lavori a Montecitorio, in rete i militanti sono chiamati a votare l’espulsione della senatrice Adele Gambaro. «Stiamo assistendo a un ostruzionismo anacronistico, che relega i cinque stelle a quel ruolo marginale e secondario che hanno irresponsabilmente scelto di svolgere in questo loro prima legislatura», commenterà più tardi il capogruppo democrat Roberto Speranza.

La tensione sale. Dai banchi di Scelta civica il deputato Angelo Cera grida qualcosa ai grillini, si sbraccia. Dalle tribune è impossibile sentire cosa dice. Eppure sono gli stessi pentastellati, poco dopo, a denunciare l’accaduto. Si parla di minacce. «Ti do un pugno che ti ammazzo» giura di aver sentito il grillino Angelo Tofalo. «È inaccettabile in quest’Aula sentire queste parole». «Il deputato Cera ha detto a me “mezzo coglione” e ad Alessandro Di Battista “coglione intero”», mette a verbale il grillino Carlo Sibilia. Per la cronaca, poco dopo Cera spiegherà di essere intervenuto in difesa del segretario Udc Lorenzo Cesa, che rischiava di essere aggredito da alcuni deputati a cinque stelle.

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In Aula gli interventi proseguono. Le prese in giro anche. «Invito i colleghi a non lasciare l’Aula per non perdere i nostri preziosi interventi» dice Francesco D’Uva. Si uniscono anche i deputati – molto meno numerosi – della Lega Nord. Sistematicamente applauditi dai grillini. C’è chi legge la lettera di dimissioni inviata dal sindaco de L’Aquila al Quirinale, chi saluta i “cittadini liberi” presenti in tribuna. A Silvio Giordano, forse per la troppa foga, prima di intervenire si rompe persino il microfono.

All’una la seduta viene sospesa. Dei circa 50 emendamenti in programma, la Camera ne ha votato solo uno. Dopo il question time, l’esame del ddl riparte alle 16. I grillini assicurano di voler tenere il punto. «Oggi a Montecitorio – si legge in una nota ufficiale del gruppo – si sarebbe dovuto discutere del dl emergenze ma tutti gli emendamenti del M5S sono stati bocciati o dichiarati inammissibili, con la motivazione che “non c’è tempo”. Così la Camera è diventata sede di mera ratifica dei provvedimenti del Governo». Insomma, il rischio è che l’ostruzionismo prosegua. L’obiettivo è chiaro: gli esponenti del M5S vogliono costringere il governo a chiedere la fiducia sul provvedimento. «Altrimenti andiamo avanti a oltranza», minaccia bellicoso qualcuno in Transatlantico. 

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